mercoledì 22 dicembre 2010

Nuntio vobis...

Nuntio vobis gaudium magnum!!!!!!

Finiti oggi i concorsi.

Che liberazione....

Ora devono fare le graduatorie.

Bene.

Posso iniziare a trovarmi un altro lavoro.

Voi picchiatemi selvaggiamente se dovessi per caso decidere di partecipare ad un altro concorso.

Se volete sapere qualcosa su L'Aquila, data la mia reclusione degli ultimi tempi, comunico che non sono la persona più adatta.
So soltanto che ha nevicato e che le C.A.S.E. non credo possano reggere più di tanto a questo maltempo, dal momento che sembrano costruite per il clima della Polinesia.
Vi dico solo che ho trovato la neve sul pomello della porta.

Però non ci possiamo lamentare.
Rischieremmo di essere azzannati alla giugulare da aquilani berluscones al grido di "Preferivate i conteiners?"

Intanto, pervasa dallo spirito delle feste, vi auguro Buon Natale!

giovedì 2 dicembre 2010

!!!!

Tornerò, tornerò!
Non sono dispersa e, per fortuna, sono anche scampata all'alluvione!

Qui non ci facciamo mancare nessuna calamità. Siamo fatti così..

Tornerò. Il periodo è infausto. Il tempo è poco e la simpaticissima amministrazione, pur di non prorogare i nostri contratti (cosa che, per inciso, si potrebbe fare, se soltanto ci fosse la volontà di farla), hanno fatto uscire le date dei concorsi intorno alla metà di dicembre.

Concorsi che non vincerò. Me lo dice la mia palla di cristallo.

Insomma, son qui, che cerco tempo di studiare.

Ma soprattutto cerco la voglia, perchè, francamente, il quarto concorso per un EVENTUALE posto a tempo determinato, lo stesso dove sono ora, mi ha francamente sfranto lo sfrangibile...

Per cui, scusatemi, sono un attimo chiusa in me stessa, anche se mi guardo intorno e vedo questà città ancora fasciata, abbandonata, presa in giro e, soprattutto, con mio sommo dolore, divisa al suo interno.

Ce l'hanno fatta. Divede et impera.

lunedì 15 novembre 2010

Excusatio non petita

Ma guarda tu che devo venire a scrivere sul blog per giustificarmi e scusarmi che non riesco a scrivere con regolarità…
E’ che sto studiando per uno di quei master regala-punti che mi potrebbe far salire in graduatoria. Uno di quei master assurdi, del tipo “Didattica della supercazzola applicata alla nuova scuola secondaria di II grado”, oppure “Teoria e metodologia delle diverse abilità, che poi tanto ti trovi dei casi di ragazzi, con diagnosi talmente evanescenti, che tutte queste dispense le puoi usare per accendere il camino”.
Chi è insegnante sa a cosa mi riferisco.
Tra l’altro, visto che non ho preso la cattedra annuale all’asta di fine agosto, con replica a metà settembre, e che tace il telefono, quindi dispero di essere chiamata dai presidi, quelli di questi master fenomenali, saranno gli unici punti che potrò mettere nell’aggiornamento, quando apriranno le graduatorie ad aprile.

Non solo. Sto studiando anche per il concorso farlocco che ci toccherà fare, il terzo, sempre per un eventuale (e sottolineo eventuale) contratto a tempo determinato nella stessa amministrazione in cui sto lavorando (part-time, che sia chiaro) da cinque anni.

Ho una confusione in testa tra Diritto del Lavoro, Teorie Estetiche del Medioevo, Diritto degli Enti locali, Letteratura e Neorealismo, che non avete idea.

Nel frattempo, qui è tornato Silvio. Ma non ce ne siamo neanche quasi accorti.
Perché ha fatto atterrare il suo elicottero, dopo essere stato in Veneto a dividere le acque, direttamente nella Scuola della Guardia di Finanza, luogo blindatissimo, per una cerimonia di premiazione (PREMIAZIONE??!!!! Ogesùmiobello!) e per comunicare che Bertoladro va in pensione.
Ah, e per essere ringraziato dall’Aquila Rugby, che da lui personalmente ha ricevuto non mi ricordo quale somma per risollevarsi economicamente. (Bè, bisogna dare a Cesare quel che è di Cesare).

Niente bagno di folla. Niente giro in centro a vedere il miracolo della ricostruzione, niente abbracci con vecchiette, niente battute simpatiche agli operai sulla mancanza di gnocca sul luogo di lavoro.
Ce ne faremo una ragione.

Poverino, bisogna anche capire che, ultimamente, ha guai grossi.
Mica come noi qui.
Eh.

Per inciso sono, comunque, alla ricerca di un’occupazione, quindi rinnovo l’appello del post precedente. Grasssie!!

giovedì 4 novembre 2010

Blog trascurato

Blog trascurato.
Causa:
-incazzatura dovuta ad ennesima presa per culo sul lavoro;
-folle ricerca di un’alternativa lavorativa in una città dove tale alternativa non c’è;
-depressione derivata dalla consapevolezza di aver gettato nel cesso gli ultimi cinque anni della propria vita ed aver anche tirato lo sciacquone;
-stato catatonico a seguito della presa di coscienza di essere arrivata “nel mezzo del cammin di nostra vita” senza aver concluso nulla;
-delusione per il comportamento di alcune persone. Amici, per essere precisi;
-sconforto per l’impossibilità di intravedere un qualsivoglia domani;
-rigetto totale della sola idea di futuro.

Blog trascurato.
Scusate.

Io, coniglio sulla costa, dal mio blog trascurato, lancio un appello ai miei 4 affezionati lettori: se venite a conoscenza di un qualsivoglia lavoro, in una qualunque parte di questa penisola, ma anche del vecchio continente e, perché no, dell’intero pianeta, fatemelo sapere.

Dal momento che, in tutta onestà, non riesco, allo stato attuale delle cose, a trovare il benché minimo motivo per restare qui.

Grazie.

giovedì 28 ottobre 2010

La storia del barattolo

Non sono l'autrice di questa bella storia, ma mi è davvero piaciuta tantissimo.
Credo, poi, che tutti, ma soprattutto chi ha vissuto un'esperienza come la mia, debbano rivedere le proprie priorotà ed avere un professore di filosofia così.



Un professore, davanti alla sua classe di filosofia, senza dire parola, prende un barattolo grande e vuoto di maionese e procede a riempirlo con delle palle da golf. Dopo chiede agli studenti se il barattolo è pieno. Gli studenti sono d’accordo e dicono di si. Allora il professore prende una scatola piena di palline di vetro e la versa dentro il barattolo di maionese. Le palline di vetro riempiono gli spazi vuoti tra le palle da golf. Il professore chiede di nuovo agli studenti se il barattolo è pieno e loro rispondono di nuovo di si.
Il professore prende una scatola di sabbia e la versa dentro il barattolo. Ovviamente la sabbia riempie tutti gli spazi vuoti e il professore chiede ancora se il barattolo è pieno. Anche questa volta gli studenti rispondono con un si unanime. Il professore velocemente aggiunge due tazze di caffé al contenuto del barattolo ed effettivamente riempie tutti gli spazi vuoti tra la sabbia. Allora gli studenti si mettono a ridere. Quando la risata finisce il professore dice: “Voglio che vi rendiate conto che questo barattolo rappresenta la vita…Le palle da golf sono le cose importanti come la famiglia, i figli, la salute, gli amici, l’amore, le cose che ci appassionano. Sono cose che, anche se perdessimo tutto e ci restassero solo quelle, le nostre vite sarebbero ancora piene. Le palline di vetro sono le altre cose che ci importano, come il lavoro, la casa, la macchina, ecc. La sabbia è tutto il resto: le piccole cose. Se prima di tutto mettessimo nel barattolo la sabbia, non ci sarebbe posto per le palline di vetro né per le palle da golf. La stessa cosa succede con la vita. Se utilizziamo tutto il nostro tempo ed energia nelle cose piccole, non avremo mai spazio per le cose realmente importanti. Fai attenzione alle cose che sono cruciali per la tua felicità: gioca con i tuoi figli, prenditi il tempo per andare dal medico, vai con il tuo partner a cena, pratica il tuo sport o hobby preferito. Ci sarà sempre tempo per pulire casa, per tagliare le erbacce, per riparare le piccole cose… Occupati prima delle palline da golf, delle cose che realmente ti importano. Stabilisci le tue priorità: il resto è solo sabbia”. Uno degli studenti alza la mano e chiede cosa rappresenti il caffè. Il professore sorride e dice: “Sono contento che tu mi faccia questa domanda. E’ solo per dimostrarvi che non importa quanto occupata possa sembrare la vostra vita, c’è sempre posto per un paio di tazze di caffé con un amico!”.

venerdì 22 ottobre 2010

7000 caffè.. io li prendo perchè...

Ecco che cosa avevo dimenticato e/o rimosso:

1. La ridicola rendicontazione di Bertolaso sulla situazione dell’Aquila di fronte ad un Senato praticamente deserto (credo ci fossero 10 senatori su 315.. e mi incazzo, perché sono pagati ANCHE DA ME), nella quale si sono dati i numeri, più in senso metaforico che reale, francamente.

2. Il fatto che è stato proposto, da alcuni consiglieri comunali (dei quali, per fortuna, non ricordo il nome. Fortuna loro, intendo..) di far pagare un AFFITTO, ANCHE SIMBOLICO, agli occupanti del progetto C.A.S.E. (DICO, SCHERZIAMO, FORSE? La mia famiglia era proprietaria di una casa ad un passo dal centro storico e comproprietaria di altre due, sempre in quella zona. Con il sisma, le ha perdute TUTTE E TRE, ed ora deve anche pagare una C.A.S.A. che, in teoria, si sta già pagando con il versamento delle tasse? Ma cosa credono, questi, che abbiamo l’anello al naso??)

3. La possibilità, che pare diventare quasi certezza, di dover contribuire alla ricostruzione della propria abitazione, con circa centomila euro a nucleo familiare, perché i soldi sono finiti. (MADDAI?? Chissà come mai non ci sono più.. )

4. La presa per il culo del Presidente della Regione che continua a dire che c’è denaro, TANTO DENARO, sul conto regionale, destinato a L’Aquila, ma che nessuno glielo chiede.

5. La risposta del Sindaco dell’Aquila , nonché ex vice Commissario alla Ricostruzione, il quale, non solo non è convinto che ci sia pecunia, ma afferma che, se anche ci fosse, non potrebbe chiederla dal momento che, poiché non c’è (né mai verrà concepita) una legge organica su come, dove e quando ricostruire, si correrebbe il rischio di costruire in maniera selvaggia e con modalità che, un domani, potrebbero essere ritenute non idonee.

6. La puntata di Exit dell’altra sera, in cui un tizio, simpatico come la sabbia negli occhi e con un fazzoletto verdissimo, an pendant con una discutibile cravatta di egual nuance, diceva, papale papale, che L’Aquila non si ricostruirà mai, perché non ci sono i fondi e che è inutile che gli aquilani si illudano (stupido e piccolo uomo, noi, qui, lo si era capito prima di te, per questo siamo vagamente incazzati. Non tutti, ovvio. Ci sono anche gli imbambolati dal governo..)

Ora l’ho ricordato.
Porca troia.

Vabbè, va.
Vado a farmi un caffè.
Così, per tranquillizzarmi un po’.

mercoledì 20 ottobre 2010

Saluti da un altro pianeta

Sì sì, lo so. Un post ogni morte di papa rende questo blog leeeento, luuuungo, luuuugubre, laaaanguido.
E’ che ho il pc in assistenza, perché, girovagando nella rete, s’è beccato una marea di virus, che mi inquietano.
Perché se provo ad aprire un qualunque documento, mi appare una scritta rossa che mi dice: “Il virus TIzioCaio sta tentando di copiare le password e clonare i dati della carta di credito”.
Ma il virus-pollo non ci riuscirà mai.
Non posseggo carte di credito.
Cosa cazzo clona??!

Ma vabbè.
Non ho il pc. Per questo mi aggiro con la mia chiavetta per il collegamento ad internet (già mi sono informata… Non ha la memoria Ram e quindi non conserva i dati, dal che si deduce che non può infettarsi di virus, perché li passa al pc, senza ricordarlo) e la infilo negli altrui computer per poter navigare un po’.

Cosa è accaduto in questi giorni?
Nulla.
Qui tutto è fermo.
Ah, no. C’è stata l’anteprima dell’Eurochocolate.
E poi la partita di calcio tra i giocatori dell’Aquila rugby ed una squadra di vips vari.

Poi non so. Non ricordo. Ho rimosso.

Io, invece, ha fatto riunioni su riunioni con i colleghi precari ed i sindacati per cercare di venire a capo della nostra situazione lavorativa.
Con il risultato che….. rullo di tamburi…. Il concorso a tempo indeterminato si farà! E poi anche quelli a tempo determinato!!
Cioè, in soldoni, non abbiamo risulta una beneamata.

Pare, però, che, non riuscendo a concludere il tutto entro il 31 dicembre, data attuale della scadenza dei contratti, faranno proroghe fino all’espletamento delle varie procedure selettive.
Fino a quando?
Non è dato sapere.

Ma io, ormai, sono su un altro pianeta.

Istintiva ed incosciente, mi sono iscritta ad una scuola di teatro (che inizia domani) e ad una di canto.
Sono pazza, lo so.
E’ solo che non ce la faccio più a tormentarmi e preoccuparmi di tutto e tutti.
E, poi, magari, chissà, potrebbe tornarmi utile.
La vita è tutta una sorpresa.

Come il terremoto, che da questa mattina ci ha regalato cinque scosse in due ore.
Evviva.

giovedì 7 ottobre 2010

Intrattabile

Reclamo il diritto ad essere intrattabile, incazzosa ed incazzata.
Lo reclamo in virtù del fatto che sono sempre pacifica e sorridente.
Sempre.
Anche quando le inferiori sfere girano a vorice.
Però c'è un limite a tutto.
Ora le sfere non girano. Perchè si sono non rotte, non sgretolate, non frantumate, ma polverizzate.

Dunque sono intrattabile.
Per il lavoro. Che perderemo. A gennaio. Brindisi disoccupato al 2011.
Dopo che la nuova amministrazione ci ha tranquillizzati con un: "Non cacceremo nessuno perchè ci rendiamo conto che in un territorio così svantaggiato (il terremoto è finito, ma le sue conseguenze sono ancora ferite aperte..), perdere anche il lavoro sarebbe più drammatico che in altre situazioni.
Infatti.
Sì, come no.
Niente proroga o rinnovo, ma un concorso (l'ennesimo!!) per 10 posti e 100 precari, più tutti gli altri che vorranno partecipare.
Grazie. Sono commossa.

E non me la prendo solo con loro, ma anche con la precedente amministrazione, la cui presidente, invece di farsi fotografare con Obama, George Clooney, Carlà Brunì, poteva pensare ai precari.
Perché, magari, a pochi mesi dal sisma ed in deroga all'emergenza, qualcosa si poteva fare. E magari, MAGARI, ora eravamo tranquilli.
Seeeeeeeeeeeeee! Era chiedere troppo....

Sono intrattabile perchè il mio collega (quello delle interminabili partite a solitario), con cui sono costretta a dividere la stanza, risponde come un cane rabbioso ad ogni quesito, continua a giocare a solitario e talvolta, ma con meno entusiasmo, a campo minato e non si preoccupa della situazione.

"Cane che non mangia ha già mangiato".
Infatti io sono convinta che si sia parato le terga.
E credo di sapere anche come.
Ma non voglio svelarlo per mantenere alta la suspance..

Sono intrattabile perchè la di lui silenziosa ed inquietante presenza mi agita e mi innervosisce, ragion per cui credo che inizierò a rispondergli male anche io, perdendo la fama di personcina educata, amabile e cortese.

Sono intrattabile perchè vedo che l'arroganza, la presunzione e l'ignoranza spesso (non sempre, per fortuna) hanno la meglio sull'umilà, la gentilezza e la cultura.

Sono intrattabile perchè vedo questa mia città agonizzare sotto gli occhi indifferenti di molti suoi stessi concittadini, oltre che del resto d'Italia, dove non arriva informazione, a meno che non la si cerchi, sponte propria, nella rete.

Sono intrattabile perchè voglio stare, voglio andare, non so più cosa voglio fare.

mercoledì 29 settembre 2010

Promemoria..

La prossima volta che vengo invitata a partecipare, come uditore, insieme ad altri precari e per poi riferire ai colleghi, ad un tavolo tecnico tra amministrazione e sindacati, assistendo a scene da melodramma napoletano, con urla e strepiti ed ascoltando proposte di pseudo-vaga stabilizzazione che sa, neanche tanto lontanamente, di presa per il culo e dovendo, oltretutto, chiedere, in ufficio, un permesso personale da recuperare, devo sorridere, scuotere il capo e declinare la proposta con un cortese: "No, grazie".

martedì 28 settembre 2010

Intendiamoci..

Intediamoci… Non è che io non voglia aggiornarvi sulla situazione della mia città.
E’ soltanto che sto cercando di capirci qualcosa anche io.
No, perché veramente c’è una confusione costellata da dimissioni, proteste, nomine, contro proteste, occupazione ed interruzione del consiglio regionale da parte dei comitati cittadini, arresti di assessori regionali, incendi dolosi alla base di verdi pinete, i tentativi di noi precari di far conoscere all’opinione pubblica i nostri problemi, che fa sembrare L’Aquila un far west senza precedenti e senza fine.

Ma immagino che di tutto ciò nulla trapeli al di fuori dei tg e dei giornali locali e dunque che voi non ne sappiate nulla.
Che dire?

Innanzitutto che la faglia sismica non è più soltanto al di sotto del terreno che attraversa la città, ma c’è anche tra i cittadini e che la politica, che poi va ad incidere sulle decisioni inerenti la ricostruzione ed il futuro degli aquilani, è diventata un tifo da stadio, con slogan che rimbalzano da una parte all’altra.

Poi che in questi giorni è successo di tutto, a partire dalla nomina, voluta dai palazzi romani, di un ennesimo sub-commissario alla ricostruzione. Che dovrà essere pagato. Tanto. Dai contribuenti.
Per far cosa? Se un commissario (Chiodi, presidente della Regione) ed un vice commissario (Cialente, sindaco dell’Aquila) già ci sono?
Non sono stati in grado? Si destituiscono dall’incarico ed al loro posto si mette altra gente, presumibilmente più capace. Non si sovraccarica la macchina burocratica, già di per sé piuttosto farraginosa.
Che poi, tra l’altro, i commissari sono anche tenuti a gestire il denaro erogato.
Chi nominano? Un tizio, Cicchetti, condannato per mala gestione di soldi pubblici. Ah bene. La persona adatta.

Giustamente gli aquilani sono contrari. Non tutti, però, ma solo quelli della tifoseria di sinistra. Perché ci sono quelli della tifoseria di destra ai quali tutto va bene e gli altri sono ingrati.
I tifosi di sinistra (ma secondo me sono cittadini stufi e sdegnati, al di là dell’orientamento politico) decidono, quindi, di irrompere nella sala consiliare ed interrompere il consiglio regionale, per protestare contro la nomina del suddetto elemento.

Reazioni.
Curva Nord: “Che maleducati, che prepotenti, che persone indegne. Stanno facendo fare una pessima figura a tutta la cittadinanza di fronte alla nazione” (come se la nazione fosse informata di quello che succede qui)
Curva Sud: “Bravi, così si fa! Ci dobbiamo far sentire e non accettare imposizioni dall’alto, soprattutto tenendo conto del passato poco limpido di questo soggetto! L’Italia deve sapere!” (come se l’Italia fosse informata di quello che succede qui)

In seguito a ciò, il sindaco rassegna le sue dimissioni da vice commissario alla ricostruzione, perché, si sa, con troppo galli che cantano non si fa mai giorno. E già non si vedeva il primo vago chiarore dell’alba prima, figuriamoci ora.

Reazioni:
Curva Nord: “Era ora! Incompetente, incapace, inetto! Devi dimetterti anche da sindaco!” (Dimenticando che Cialente è il vice e che il commissario, in realtà, è Chiodi, di centro-destra, e omettendo di fare un qualunque nome di possibile sostituto del primo cittadino di cui chiedono a gran voce le dimissioni)
Curva Sud: “Bravo! Hai fatto bene! Ora, come sindaco, puoi opporti degnamente alle decisioni del governo!” (Speriamo..)

Nel frattempo, in tutto questo marasma, viene arrestato l’assessore regionale alla Sanità (e vi risparmio le reazioni delle due Curve infiammate), si sviluppa un principio di incendio, che risulta essere doloso, alla base di una collina, ricoperta da una pineta, sono iniziate le demolizioni dei palazzi da abbattere, Bertolaso viene interrogato dalla Procura dell’Aquila in merito agli appalti per la costruzione degli alloggi antisismici (ed anche qui vi lascio immaginare le tifoserie scatenate), noi precari tentiamo varie strade per non perdere il lavoro.

Ecco, io vivo qui.
Certe volte mi sembra di essere come la protagonista del film “Caterina va in città”.
Solo che la città è quella in cui sono nata e vissuta e, nello stesso tempo, non lo è più.

giovedì 16 settembre 2010

Figaro qua, figaro là

Berlusconi a “Le Figaro”:

"Poi c'è stata l'emergenza creata dal terremoto del 6 aprile 2009 in Abruzzo. In tempo record, abbiamo aiutato 65 mila vittime e la ricostruzione di un intera città per coloro che hanno perso le loro case. Abbiamo anche ricostruito tutte le scuole distrutte e assicurandoci che alla fine del 2009, tutti gli scolari e gli studenti potessero riprendere i loro corsi. Di fronte a una tragedia di questa portata, nessun altro governo al mondo ha raggiunto un tale risultato”

… e le fontane stillano champagne, il lupo dorme con l’agnello, nel fiumi scorre il miele, ogni cittadino ha un lavoro ben retribuito con il quale contribuisce al benessere della comunità, i bambini possono giocare nei verdi prati messi a loro disposizione, i giovani hanno luoghi di ritrovo allegri e pieni di vita, la sera si va a teatro o ai concerti, la felicità si irraggia dai volti degli abitanti... devono stare soltanto attenti a non toccare quell’albero di mele…

MA PER CORTESIA!!
E c’è chi gli crede ancora… Addirittura tra gli aquilani…

"Figaro qua, Figaro là, sparo stronzate di qualità, di qualità, di quaaaliiiiitàààà!"

lunedì 13 settembre 2010

Io precario

La settimana appena passata è stata vagamente convulsa e puntellata da avvenimenti non-sense e di tentativi, non riusciti, di rivitalizzate il piattume avvolto da pallitudine che mi circonda.
Innanzi tutto ho cercato di venir fuori dalla mia situazione di lavoratore precario con le seguenti azioni:
-invio del mio “curriculum vitae et studiorum” ad un caro e da me adorato amico di Monza, con la speranza che, nel cuor della Brianza, si possa realizzare il sogno di una stabilità lavorativo-economica. Per ora tutto tace. Occorre dare tempo al tempo e modo alle persone. Ed io, in questa persona in particolare, ripongo una fiducia cieca.
-consegna della domanda di partecipazione ad un concorso, per posti A TEMPO DETERMINATO, nella Regione Abruzzo. Mi rendo conto che tentare di uscire dal precariato facendo concorsi precari può sembrare, quantomeno, inconcludente, ma, come si dice, questo passa il convento.
Il giorno dopo aver presentato la domanda, però, vengo a sapere che i precari della Regione (eh già, perché, nonostante le varie e svariate stabilizzazioni, pare ce ne siano ancora, ed abbastanza inferociti) hanno fatto ricorso e quindi la procedura selettiva è stata bloccata.
Bon.
-presentazione della mia persona alle nomine per le assunzioni, A TEMPO DETERMINATO, di docenti per l’anno scolastico 2010/2011, dove eravamo 70 per 9 cattedre di sostegno dell’Area Umanistica della Scuola Secondaria di II grado di tutta la provincia (perché la Mariass sul sostegno NON ha tagliato… pardon riformato… no no.).
Dico solo che, per quest’anno, resto precaria dell’Amministrazione provinciale e non divento precaria del Ministero della Pubblica Istruzione.

Rileggendo quanto ho scritto fino ad ora, mi rendo conto di aver ripetuto troppe volte la parola “precario”, io, che odio le ripetizioni. Se vado a cercare i sinonimi, però, vengono fuori: “momentaneo”, “passeggero”, “transitorio”, “provvisorio”, “temporaneo”, “insicuro”, “incerto”, “dubbio”…. …… …… Oddio…
Ed allora lascio “precario”, lo ripeto affinché il concetto sia cristallino, e va bene così.

Ora vado a masticare il terzo Maalox della giornata.
Perché, dopo due concorsi nella stessa amministrazione, 5 anni di lavoro, spostamenti da un settore all’altro, altalena emotiva tra probabile rinnovo/proroga e rischio di essere buttati fuori, questi sono i commenti dei nostri concittadini, dopo una pacifica manifestazione:

http://www.ilcapoluogo.com/site/News2/Lavoro/La-Provincia-e-i-100-precari-in-mobilitazione

Dicono che qui è difficile restare, ma è ancor più difficile andar via.
Sulla prima parte della frase concordo pienamente.
Sulla seconda inizio a nutrire qualche dubbio….

venerdì 6 agosto 2010

Ho deciso

Ho deciso lucidamente e con fermezza di fare finta di niente.
Ho deciso di chiudere gli occhi e le orecchie di fronte all’ennesimo scandalo che strappa la pelle agli aquilani, di voltare le spalle alla famiglia Stati e agli altri personaggi squallidi, viscidi e striscianti che hanno fatto affari sulle nostre bare e stretto accordi tra le nostre macerie.
Perché anche soltanto pensare che c’era chi, intorno alle nostre urla, alla polvere, al vuoto di palazzi frantumati, alla nostra paura, al nostro scavare convulsamente con le mani per recuperare amici e parenti, in attesa dei soccorsi, al nostro cercarci, gridare nomi, abbracciare sopravvissuti, scambiava anelli, macchine, televisori in cambio di appalti per la ricostruzione, mi viene un voltastomaco tale da vomitare il pranzo di Pasqua del 2007.
E, onestamente, non ce la faccio più.
Perché intorno alla nostra tragedia, al terremoto che ci ha travolto, al cemento che non ha retto e che è stato tomba di tanti, c’è troppo schifo.
L’Aquila è la mia città.
L’ho amata da subito e tutt’ora la amo.
Ma adesso capisco che, per salvarmi, io devo andare via.
Devo andare via perché non resisto. Arranco. Annaspo. Barcollo. Inciampo.
E mi faccio il sangue amaro.
Nonché il fegato a brandelli.

E’ arrivato il momento di pensare alla salute…
D’altra parte se quando sto fuori sto bene e quando torno qui sto male, un motivo ci sarà.
Anzi, credo più di uno.
Questo coniglio, sulla costa, in città, in trasferta, nella C.A.S.A., inizia a perdere il pelo a ciocche e la lucidità a tratti…

E poi il seminario di teatro comico con Alfredo ed Alessandro mi ha aperto un mondo.
Forse devo iniziare a credere di più in me, nelle mie potenzialità, nelle mie capacità e provare davvero a realizzare i miei sogni.
Sentirsi dire da loro: “In questa settimana ti sei messa in gioco, hai legato con tutti gli altri allievi, hai fatto belle improvvisazioni, una bella interpretazione nel pezzo dello spettacolo, hai dato tanto al gruppo. Continua a fare teatro, sarebbe un peccato se non lo facessi… Non pensavamo che tu fossi così brava!”, per me è come aver ricevuto la statuetta dell’Oscar.

Questo coniglio, che forse tanto coniglio non è, vuole vivere.
Ha solo paure di non riuscire a farlo qui.

giovedì 22 luglio 2010

Dirty Money

Eh, va che stamattina mi son tanto tranquillizzata.
Sì sì, meno male.
No, perché girava voce che i soldi per la ricostruzione (quella non ancora partita.. avete presente?) non c’erano.
Lo diceva il sindaco, che però è comunista e cattivo.
Il presidente della Regione, nonché commissario al Nulla, ops scusate, alla Ricostruzione (che, comunque, in questo contesto, son sinonimi..), che è bello, abbronzato e sorridente, ma soprattutto dello stesso Partito dell’Ammmore di chi ci governa, replicava che, invece, i soldi ci sono.
Il dis-onorevole Piccone aveva affermato, davanti al consiglio comunale riunito a Piazza Navona per protesta, che, non soltanto siamo pieni di euro fino alle orecchie, ma siamo anche una banda di incapaci, con il sindaco portabandiera, perché non li sappiamo spendere.
Non possiamo dimenticarci di SuperGuido, nostro eroe, che, venuto da queste parti per la millesima cerimonia di ringraziamento (e ci siamo anche beccati l’epiteto di ingrati!) per il suo lavoro (lavoro, appunto… e non s’è capito perché lo ringraziamo per una cosa che DOVEVA fare. Tra l’altro, sul COME l’ha fatta ci sarebbe anche da discutere) disse che i fondi ci sono ma “bisogna saperli chiedere”.

Insomma, viste tutte queste autorevolissime voci che contraddicevano quella del sindaco pessimista e disfattista, mi son detta: “Cialente avrà torto… I soldi ci sono..”
Mentre ero lì che mi cullavo con questo pensiero, mi imbatto in un articolo dal titolo: “Jovanotti scrive a Bondi. Dove sono i soldi raccolti con la canzone Domani?”
Giusto, Jova, dove sono?
Me lo chiedo insieme a te. Ti ha risposto il sublime poeta, Ministro della Cultura o lo hai preso nel momento culmine di ispirazione?

Se non ti ha risposto, non lo disturbare, perché, in compagnia di Erato, Calliope ed Euterpe, produce splendidi cammei, come questi:


A Veronica Lario in Berlusconi

Bellezza del soccorso
Sensuale ironia
Vigore dell’amore
Intrepida solitudine

A Rosa Bossi in Berlusconi

Mani dello spirito
Anima trasfusa.
Abbraccio d’amore
Madre di Dio

A Silvio

Vita assaporata
Vita preceduta
Vita inseguita
Vita amata
Vita vitale
Vita ritrovata
Vita splendente
Vita disvelata
Vita nova

…………………………………

Il giorno dopo, però, (eh, qui c’è anche più di una novità al giorno e si fa fatica a stare dietro a tutto..), si legge sui quotidiani che gli albergatori della costa (che, ancora, da quel dì del 2009 ospitano gli sfollati ed il prossimo che mi dice che Silvio ha detto che hanno fatto il miracolo e che tutti hanno una casa, lo prendo a padellate sulla faccia,) sono inferociti, perché non stanno più, da tempo, ricevendo i pagamenti per gli ospiti aquilani e li vogliono cacciar via, perché altrimenti rischiano il fallimento.
Si viene, così, a scoprire che, non solum sono terminati i fondi per la ricostruzione mai iniziata, sed etiam quelli per l’emergenza.
A questo punto, anche il lampadatissimo Commissario alla Ricostruzione è costretto ad ammettere: “I soldi non ci sono”, dando ragione al comunistaccio Sindaco, che poi è anche Vice Commissario alla Ricostruzione-che-non-c’è (come l’isola di Peter Pan)

Orka! Ed io che avevo quasi creduto alle promesse del Governo!
Che delusione…

Però, oggi mi devi ricredere di nuovo.
Eh già!
Perché i soldi ci sono!
Sì!
Egli può!

I giornali dicono che Chiodi è andato a Roma e non so neanche più quanti milioni di euro è riuscito ad ottenere, sia per pagare gli alberghi, sia per la ricostruzione.

Ora, a questo punto, secondo me:
-I soldi ci sono sempre stati, ma al Premier piace essere implorato.
-I soldi ci sono sempre stati, ma dovevano prendere alte e più fruttuose vie e non s’è potuto dirottarli.
-Cialente e gli aquilani non sanno chiedere.
-Chiodi sì.
-I soldi c’erano, ora sono finiti, ma il Premier ha giocato tutte le lotterie del mondo, vincendo ovunque.
-I soldi c’erano, ora sono finiti e questa è l’ennesima stratosferica balla colossale che ci viene propinata.

Sono aperte le scommesse.

martedì 20 luglio 2010

Non piango...

Non piango per dignità.
Non piango per orgoglio.
Non piango per decenza.
Non piango per evitare a tutti voi una scena patetica
Non piango per mancanza di forze e di energie che il caldo afoso mi toglie quotidianamente.
Non piango anche se ne avrei ben donde.

Specialmente per il fatto che sconfortanti notizie giungono dai precari-pubblici-a-tempo-determinato-con-contratto-appena-scaduto, ai quali non è stato rinnovato e quindi sono andati via, insalutati ospiti, come a noi già detto, ancor prima del buongiorno, dalla nostra responsabile, la scorsa settimana. Dunque, per la legge della similarità, anche a noi non verranno rinnovati.
Forse.
Ma non è detto.
Però adesso non si sa ancora.
Il fatto è che noi siamo pagati con i fondi di un altro settore.
Che per il momento ha liquidità disponibili.
Fino a dicembre.
Può darsi.
Diciamo che è quasi sicuro.
Quasi.
Poi è il caso di cercare altrove e di guardarsi attorno.

Cosa che io farei, anzi, faccio, con risultati assai meschini.
Come mai?
Una delle strade principali da battere con il mio titolo di studio è l’insegnamento.
Capirete bene che con la Marissstellassa al Ministero, c’è soltanto da metterci una grossa e rotonda pietra sopra.

Se, poi, non se ne fosse avuto sentore, vi dico che il nostro territorio, dopo il sisma, è al collasso economico e che l’unica cosa che si sta facendo è quella di aprire call center come se piovesse.
Premesso che io ODIO i call center sia per averci lavorato in gioventù, sia per aver visto il film “Tutta la vita davanti” , comunque, anche volessi, facendo di necessità virtù, lavorare al loro interno, dovrei superare una serie di scogli, non ultimo quello del “conoscere qualcuno per poter essere sistemato decentemente, perché funziona così e quindi…”.
Bene.
Io non conosco anima viva.
O meglio, conosco tantissima gente, ma nessuna tale da potermi “dare una mano”.

Ordunque, codesta è la situazione.
Io amo L’Aquila, con tutto il cuore, credetemi.
Ma il prossimo che mi dice: “Dobbiamo restare qui e combattere per far rinascere il territorio! Non possiamo abbandonare la città, ma dobbiamo lavorare e vivere qui!”, quando non siamo messi in condizioni di farlo, lo prendo a calci nel culo, specialmente se il medesimo è poggiato su una comoda e stabile poltrona, o su una ergonomica sedia incassata in una postazione dotata di pc e cuffiette!

giovedì 15 luglio 2010

Dimentico.

Ci sono istanti, minuti, ore, a volte persino giorni, in cui mi capita di dimenticare.
Dimenticare quello che è successo.
E’ assurdo, lo so. Ma mi succede.
Mi viene spontaneo pensare, per esempio: “Ora vado nel tale negozio”, per poi rendermi conto che quel negozio non c’è più, oppure è da un’altra parte.
Qualche giorno fa, per dire, dopo una serata con gli amici, mi è capitato di entrare un macchina e dirigermi verso casa, invece che verso C.A.S.A., e, solo alla fine, ricordare che lì non ci potevo andare.
Dimentico anche che qualche amico non c’è più.
E quindi, se passo allo chalet, mi aspetto di vedere Riccardo che beve una coca cola, ma ovviamente non c’è e mi domando dov’è.
Di Noemi, con la quale ho condiviso gli anni di università e gli studi teatrali, ho ancora il numero di cellulare, ed in testa le sue parole: “Chiamami, così vieni a vedere quel che faccio con il mio gruppo i teatro e vieni a darmi una mano!”, ed alle volte mi dico: “Devo chiamarla!”
Il cervello mi fa strani scherzi.
Oppure cerca di salvaguardare la mia integrità psicologica.
Questo ancora non mi è chiaro.

Quello che, invece, è lampante, è l’enorme caos di determine, leggi, leggine, leggiucce, moduli, moduletti, scartoffie, lacci e lacciuoli burocratici nei quali occorre districarsi per poter capire quando e come, ma io dico anche SE, riavremo le nostre case e la nostra città.
Esce un’ordinanza al giorno.
Alcune francamente assurde.
Il Comune dice che le linee guida arrivano dal Governo.
Il Governo dice che loro hanno fatto tantissimo e che ora tocca agli Enti Locali.
Il Comune dice che i soldi non ci sono.
Il Governo dice che i soldi ci sono ed il Comune non li sa amministrare.
Il Comune, insieme alla cittadinanza, manifesta
Il Governo, per mano della polizia, manganella.

Io dico che mi so rutt i ball.
Che ho bisogno di leggerezza
Che ho bisogno di allegria
Che ho bisogno di ritrovarmi
Che ho bisogno di staccare la spina.
Che ho bisogno di un altro abbraccio dei suoi.
Che vorrei non aver bisogno.

mercoledì 14 luglio 2010

Tiè!

Certo che se poi uno si sveglia, si lava, si veste, affronta il caldo tropicale (tra l’altro inusuale e destabilizzante, qui a L’Aquila, ma ormai ci aspettiamo di tutto, anche le piaghe d’Egitto), si discioglie al sole nella macchina arroventata, gira in tondo intorno alle 99 rotonde che hanno sostituito gli incroci e delle quali gli aquilani continuano a non capire le precedenze, rischiando impatti continui, supera le barriere architettoniche (cancello elettronico, porta con apertura a sensore, porta con maniglia, porta senza maniglia da aprire con le chiavi), strisciando il badge (e, prima di esso, causa costante distrazione, la tessera del supermercato, la carta d’identità elettronica ed il bancomat) un minuto dopo l’orario consentito ed entra in ufficio, già sconvolto e sudato, alle 8.31, trovando lì la responsabile di settore che gli dice: “Eh, brutte notizie… I contratti scaduti ai vostri colleghi non sono stati rinnovati, per ora, e non si sa se e quando verranno rinnovati. E comunque, buongiorno.”, ci resta veramente male.
Come ci sono rimasta io.
Perché il racconto di cui sopra è autobiografico.
Non vi avevo detto che sono precaria?
NO?
Strano… Credo proprio di averlo, se non detto apertamente, fatto velatamente intuire..

Sono precaria in P.A. e , per diventarlo, ho dovuto anche fare due concorsi.
Anzi no.
Per essere precisi, un concorso ed una procedura selettiva.
Dal 2005 oscillo tra proroghe e rinnovi.
Due anni e mezzo in un settore, poi stop al co.co.co.
Concorso per contratti a tempo determinato.
Pausa.
Anno di insegnamento (perché, mentre lavoravo ho ben pensato di sciropparmi la SSIS e poi l’abilitazione al sostegno)
Licenziata dalla scuola.
Richiamata in P.A.
Stesso settore?

NOOO! Ma scherziamo? Quel lavoro sapevo farlo ormai!
Vuoi mettere l’eccitazione e l’entusiasmo nell’imparare cose nuove?
Così si mantiene la mente giovane!
Destinata ad altro settore. Che non c’entra nulla con quello in cui sono stata, acquisendo anche una relativa professionalità.
Poi il sisma.
Ed in deroga all’emergenza, sono stati passati a tempi indeterminato cani precari e porci precari in ogni dove.
Ma non da noi.
Il mio solito culo. E quello di tutti i precari dell’Ente.

E poi, questa mattina, la bella notizia per bocca della “coordinatrice responsabile del procedimento”.
Mah.
Dico solo che, sbattendomene altamente di tutto, visto che 22 secondi sono bastati per stravolgere il mio mondo, facendomi sopravvivere, mentre a pochi metri da me, 30 persone stavano morendo, questa vita me la voglio godere, in barba ai problemi, alle ansie, alle preoccupazioni, e, dopo essere andata, a giugno, a Salerno a vedere l’”Elisir d’amore”, con un cast strepitoso e tre fantastiche amiche, a fine luglio me ne vado sulle colline riminesi a fare uno stage di teatro di una settimana, avendo come insegnanti due attori bravissimi, nonché persone straordinarie: Alessandro ed Alfredo.
Tiè!

domenica 11 luglio 2010

Sai, piccola...

"Sαi piccolα, il mondo non αndrα' proprio come tu vorrαi.
Lα tuα vitα non sαrα' mαi come il tuo film preferito. Non troverαi mαi il rαgαzzo perfetto che ti perdonα tutto, che c’è sempre per te, che non sbαgliα mαi, che ti mette αl centro del suo mondo. Non esiste. Scusα piccolα. Non voglio spαventαrti. Ti sto solo αprendo gli occhi.
Ti prego αscoltαmi. Lα tuα vitα non sαrα' un sogno. Dopo un errore non ricomincerαi. Ce ne sαrαnno αltri e αltri αncorα. Quindi, αmmortizzα le gαmbe e prepαrαti αlle cαdute, αgli schiαnti. E non piαngere. Non fαrlo mαi. Godrαnno delle tue lαcrime. Piccolα, cαmminα sempre α testα αltα.
Lα vitα è lungα per te come lo è per me. Lo è per tutti. Ti sembrerα' αncorα più lungα dαvαnti αd unα delusione e vorresti che finisse. Mα non fαrlo mαi. Non porre fine αllα tuα vitα solo per colpα di quαlche stupido ostαcolo. E αnche se ti ritroverαi dα solα, non scorαggiαrti. Fαi forzα sempre e solo su te stessα. Sαrαi tu l’unicα personα sullα quαle potrαi sempre contαre.
Piccolα, il tempo è importαnte. Ti prego non sprecαrlo mαi. E’ troppo prezioso. Come lα vitα stessα. Fα che in ogni secondo ci siα quαlcosα di te.
Piccolα un ultimo consiglio: sii felice. Sempre. Ti renderαi conto che sαrα' questα lα cosα più importαnte.
Buonα vitα."

giovedì 8 luglio 2010

Se vuoi sapere la verità..

Se un giorno dovessi dirti che
il tuo profilo, stagliato sullo sfondo
bianco e rosa della facciata della basilica
del Colle di Maggio, e le fossette sul
viso, indizi di un sorriso in divenire,
sono il mio aggancio alla vita e ad un
domani di cui fatico a vedere l’alba,
ti prego,
credimi.
Perché è la verità.
Se un giorno dovessi raccontarti
la paura, la rabbia, la malinconia,
la noia, la follia, l’amarezza, la nostalgia,
la voglia di dimenticare,
l’angoscia di essere dimenticati,
che tu racchiudi tra pianoforte
e voce, trasformando questo
groviglio di sentimenti, in un
mantello di tranquillità,
so che
capirai.
Perché è la verità.
E la verità grida dagli occhi.
Ed agli occhi ritorna.
Negli occhi la porto,
la porti.
Verità che è merce rara,
per questo ancor più preziosa.
Se vuoi saperla, la verità,
è che dal tuo abbraccio
ho preso forza,
dal tuo sguardo, serenità,
dalla tua voce, pace
dal tuo sorriso, il mio sorriso.
La verità, Matteo,
è che tu sei la meravigliosa,
inaspettata, improvvisa
magnolia
sbocciata tra
le mie macerie.

mercoledì 7 luglio 2010

Coniglio e radio

Oggi, in occasione della protesta degli aquilani a Roma, alla quale non posso partecipare per motivi di salute, sarò intervistata, grazie alla mia cara amica speaker di una radio di Matera, per parlare di L'Aquila, alle 17.20 circa.
Per chi volesse sentire la mia voce leggiadra e sensuale, l'intervista può essere ascoltata in streaming sul pc: andate sul sito www.radioradiosa.it ,cercate in homepage il riquadro INTERNET LIVE e cliccate su AUDIO E VIDEO STREAMING!

lunedì 5 luglio 2010

Il Calesse - A grande richiesta

Visto il successo di pubblico e critica riscosso dai miei post sul Calesse e le sue frasi celebri, ho deciso di rendervi edotti e partecipi di altri suoi due meravigliosi aforismi post-sisma che sono veramente da incorniciare…
Doverosa premessa: come già detto, il Calesse, ormai da tempo, ha spostato il suo domicilio, nonché la sua residenza, in un’altra città, ove è in possesso di una casa, sua dimora stabile, pur tornando a L’Aquila, piuttosto spesso, nei fine settimana, in una mansarda di sua proprietà.
Io a L’Aquila ci vivevo e ci son tornata a vivere dopo la parentesi da sfollata, in una delle C.A.S.E. del governo, della quale posso usufruire in virtù del fatto che mia madre è invalida al 100% e soprattutto visto che la mia casa, quella “vera”, è completamente inagibile e semi distrutta.
Bene.
La notte del 6 aprile è stata talmente terribile, furiosa, devastante, spaventosa, polverosa, distruttiva, luttuosa, apocalittica, scioccante, angosciante, urlante, terrificante, orrenda, catastrofica, sconvolgente, tragica, drammatica e disarmante, per non parlare dei giorni a seguire, nei quali la terra non ha smesso quasi mai di tremare, tanto che ci guardavamo intorno con stupore quando tutto era fermo, che non la dimenticheremo mai ed ancora oggi, a 15 mesi di distanza, a pensarci (perché ci penso, è ovvio..) mi viene la pelle d’oca. Non auguro a nessuno di vivere un’esperienza del genere.

Nei giorni subito dopo il terremoto, quelli in cui tutto costantemente ci tremava sotto i piedi e davanti agli occhi, il Calesse mi ha raggiunto telefonicamente (è educato e caro, si è sinceramente preoccupato e di questo gliene devo dare atto) per sapere come stavamo, dove eravamo e se avevamo bisogno di qualcosa.

Un pensiero carinissimo, è vero.
Poi, però, nell’arco della telefonata, la sua bella caduta di stile l’ha dovuta fare…
“Mi sono spaventato tantissimo! Tu pensa che ero venuto per il fine settimana a L’Aquila e sono ripartito verso le otto e mezzo. Non ho avvertito le scosse precedenti, ma solo quella, da lontano, delle 3.32 e questa cosa mi dispiace tantissimo, perché, in questo modo, non mi sento partecipe della tragedia. Il fatto che io, quella notte, non ci fossi, mi fa sentire quasi in torto e meno aquilano di chi ha vissuto ed affrontato la situazione lì” (Ma allora sei cretino sul serio! Io avrei dato un rene ed entrambe le cornee pur di non essere a L’Aquila quella notte! Hai idea di cosa è stato? No, non ce l’hai, visto che desideravi esserci! Mi cadono le braccia e la mascella! Invece di prendere un calendario e ringraziare ad uno ad uno tutti i Santi dal 1 gennaio al 31 dicembre, tu ti rammarichi! Sine verbis…)

L’altra perla mi è stata regalata come risposta al mio stitico e laconico messaggio di auguri di buon compleanno, nel giorno del suo genetliaco.
Ci tengo a precisare che, in quel periodo, io ero sulla costa, in albergo, lontano da casa e che mi alzavo tutte le mattine alle 5.00 per andare a prendere l’autobus e che ero un attimino spaesata e priva di una qualsivoglia abitazione.
Questo il suo sms di risposta: “Eh, grazie! Ormai sto invecchiando di anno in anno! Anche se, purtroppo, questo non sarà un bel compleanno, perché mi manca tantissimo la mia casetta a L’Aquila, perché per il momento non ci posso tornare…” (Per questa non ho risposte.. Sono annientata da cotanta sensibilità.)

E con questo, penso di aver detto tutto.

giovedì 1 luglio 2010

Ricapitolando..

Sono sparita per una settimana.
Dunque, ricapitolando…

Il 24 giugno il Consiglio Comunale dell’Aquila si riunisce in seduta straordinaria a Roma, con lo scopo di portare i nostri problemi nella capitale.
Il Sindaco afferma che i soldi non ci sono e che la ricostruzione è ferma .

Passa Piccone (quello, vi ricordate?, che voleva spostare il capoluogo di regione a Pescara all’indomani del terremoto) e grida: “I soldi ci sono, è il sindaco incapace di amministrarli!”

Replica il Sindaco: “Non ci sono! Mi prendo dell’incapace, ma a questo punto, se sono incapace, mi dimetto. Commissariate la città, così vediamo se il Commissario riesce a gestire meglio di me il denaro che non arriva.”

Il 25 giugno arriva SuperBertol in uno dei paesi del cratere, per essere incensato in non so quale manifestazione di ulteriore leccam.. ehm, scusate, ringraziamento e zac, dice la sua.
Che riporto, perché è veramente illuminante…
“I soldi ci sono. Bisogna solo SAPERLI CHIEDERE. Occorre SAPERLI OTTENERE.”

Quindi, secondo Bertol-io-sono-io-e-voi-non-siete-un-cazzo, gli Aquilani devono saper chiedere e saper ottenere quello che, fino a prova contraria, GLI SPETTA DI DIRITTO.
Se ci dice anche qual è il modo giusto….
Prostrati faccia a terra?
Oranti, con il capo cosparso di cenere?
Di terga e piegati a 90 gradi?
Con le foto delle C.A.S.E. tra le mani, gridando: “Miracolo! Miracolo!”?
Ce lo dica, così noi ci possiamo organizzare…

Intanto, da oggi, si torna a pagare.
Di tutto un po’. Perché la proroga che il sig. Letta dice di aver ottenuto con le unghie e con i denti, fino a dicembre, riguarda gli autonomi. E neanche tutti. Il decreto legge 78 della manovra correttiva dispone infatti una nuova proroga esclusivamente per i titolari di redditi di impresa o di lavoro autonomo con volume d'affari non superiore ai 200mila euro.
Gli altri s’attaccano. E tirano. Forte.

Per tutti questi motivi, sabato sono andata al mare, domenica a Narni, lunedì, martedì, mercoledì, insieme a fantastiche compagne di viaggio e pur restando in città, ad inseguire una delle avventure più belle della mia vita, fatta di sguardi, sorrisi, risate, foto ed una splendida, unica, incantatrice voce da ascoltare.

Perché, veramente, si arriva ad un punto di non ritorno.
Un punto in cui è tale e tanto lo squallore che ti circonda, che ci vogliono giornate così.
Belle, intense, divertentissime.
E di una persona, QUELLA, che, con un solo abbraccio, ti da la forza di andare avanti per un bel po’, nonostante tutto.

giovedì 24 giugno 2010

Nemorino

Se resto acciambellata qui,
sul letto, con il lenzuolo come tetto,
ed il caldo della notte intorno
al piccolo mio vuoto,
so che riuscirò a trattenere
questo lucido ricordo,
fatto di un sipario vellutato,
di legno da calpestare,
di quinte veleggiate dal passaggio
degli artisti, di buio pieno di occhi
attenti e luci su chi narra un mondo,
di respiri trattenuti e rilasciati,
a ritmo di un canto, il tuo,
di quella furtiva lagrima spuntata
anche tra le mie ciglia,
di palchetti pieni di anime
intonate alla tua voce,
di mani che battono l’una
sull’altra senza riuscire a fermarsi,
di quello spazio ovale, rosso scarlatto,
dall’ingresso al palco, nel quale mi
sento come dentro il film più bello,
di una bacchetta, tra le dita del Maestro,
con la quali intessi un dialogo di note
che si scrivono sul pentagramma che ho
tatuato al centro esatto del mio cuore,
di te, Nemorino, fotografato nel tuo
inchino, con le mani giunte a ringraziarci,
le labbra schiuse in quel sorriso da
stampare, gli occhi increduli e raggianti,
i ricci scomposti e stanchi,
tra Belcore e Adina,
e di me, in piedi, le braccia indolenzite
dagli applausi, sconvolta dalla gioia,
stupita di essere lì, ma soprattutto
estasiata dalla tua palpabile felicità,
che diventa, immediatamente, mia.
Se resto acciambellata qui,
sul letto, con il lenzuolo come tetto,
ed il giorno che si fa strada,
magari,
questo ricordo riprenderà consistenza,
tornando realtà.
Ed io resto qui,
ferma, zitta, acciambellata,
per non privarmi di questa
possibilità.

mercoledì 23 giugno 2010

Il limite

Che poi, alla fine, alla lunga, alla lontana, nel profondo e con il cuore in mano, ammetto di essermi rotta anche io di parlare del terremoto.
A volte immagino che qualcuno apra queste pagine, legga, ed esclami: “Ma che palle! Ancora?”
Non mi sento di dargli torto.
In effetti, capita di annoiare con l’argomento anche me stessa.
Capita, sì. Perché vorrei essere da un’altra parte.
Ma non in senso metaforico, si badi bene. Proprio in senso fisico.
Sparire da qui.
Comparire altrove.
Dove?
Mah, ancora non decido.
Anche se la zona in cima alle mie preferenze sembra essere, al momento, l’Emilia Romagna.
Per una questione affettiva.
Mi piace la gente. Mi piace tanto.

Sì, sparire da qui.
E chissà che prima o poi non ci faccia un pensierino.
No, perché, certi giorni, il limite della mia sopportazione viene ampiamente superato.
Sono diventata intollerante.
Per esempio, ho iniziato a non sopportare più neanche la vista di SuperBertol

Però, dal momento che si rischia di essere fraintesi, io non sopporto lui, come persona, non l’istituzione che rappresenta, né i volontari che sono stati con noi per lunghi mesi e che ringrazio sempre per tutto quello che hanno fatto. E spero di essere stata cristallina.

Non sopporto lui e la sua aria da “uomo della salvezza”, la sua sicumera, la sua tracotanza, la sua prepotenza.
Che devo fare?
Pure io starò sulle palle a qualcuno.
E’ umano.

Però lui sta diventando pesante.
Per dire, il 22 giugno, ieri, il nostro sindaco ha invitato i giornalisti di tutte le testate giornalistiche nazionali per far vedere loro la situazione della città. Per dimostrare, insomma, che qui non si vive una favola e che se abbiamo qualcosa da criticare (e parlo sempre degli Aquilani “diversamente grati”, perché degli altri, a questo punto e di fronte a cotanti paraocchi, me ne frego abbastanza), non siamo proprio dei poveri ingrati, pazzi, visionari, pessimisti e dalla mente fragile.
Che, insomma, qualcosa che non va c’è.

Nonostante la censura di 20.000 persone.
E subito SuperBertol lancia il suo comunicato stampa, che fa supporre una coda di paglia di incommensurabile lunghezza: “Sì, andate a L’Aquila, ma andate a vedere anche le cose meravigliose che sono state fatte in brevissimo tempo, non soltanto quello che c’è da fare..Visitate anche le new town e difendete quanto è stato fatto dal governo”

Ma che deretano in faccia che ha!
Come se, in tutti questi mesi, le C.A.S.E. e i M.U.S.P che lui ed il Premier hanno inaugurato, stirati e sorridenti, non fossero state spiattellate su tutte le reti e tutte le testate giornalistiche, fino alla nausea, riprese da ogni angolazione, erte a simbolo del “miracolo aquilano”…

martedì 22 giugno 2010

Ci son voluti loro..

Qualcuno inizia ad accorgersene.
Credo proprio di sì.

C’è voluto Francesco Totti, con le mani nei capelli a Piazza San Pietro, via Roma, Piazza San Domenico,che non ha potuto trattenersi dall’esclamare: “Ma qui è un disastro! In televisione non si vede niente di tutto ciò!”

C’è voluta Federica Pellegrini, commossa davanti alle nostre macerie, che ha detto: “Non mi aspettavo questa situazione in città… “

C’è voluta Laura Pausini, venuta per consegnare un assegno con la consistente cifra raccolta grazie al concerto di “Amiche per l’Abruzzo”, che si è guardata intorno spaesata, stupita, a tratti anche raccapricciata, dicendo: “Sembra di essere in guerra.. L’Aquila è a pezzi.. Il centro storico è disabitato, straziato, devastato. Bisogna venire e vedere con i propri occhi, per rendersene conto!”

C’è voluta Ivana Spagna, sensibilissima, emozionata e piangente, che, in un solo pomeriggio passato qui, ha osservato con attenzione, scrutato piccoli particolari, dialogato con i cittadini ed ha capito.. Ha captato la nostra forza ed i nostri timori e gli ha dato voce: “La città è morta e silenziosa. Venire qui stringe il cuore. Non ci sono rumori, tutto è abbandonato. Ci sono solo due cani che cercano affetto da chiunque gli si avvicina. Anche a loro manca la vita nel centro storico. Gli Aquilani sono provati, ma fortissimi. La loro paura non è quella di altri terremoti, ma di venire lasciati soli.”

C’è voluta Fiordaliso, stecchita dal freddo, ma con tanto calore nella voce, che ha quasi gridato: “Questa gente è tostissima! Però vive in una città straniante.. Buio, silenzio, militari che presidiano il centro storico. Come nelle zone di guerra. Ma loro vogliono resistere, restare e far rinascere questi luoghi. Ci vorranno anni, ma non possono essere lasciati soli!”

Qualcuno inizia ad accorgersene, finalmente.
Che il miracolo non c’è.
Ed anche a “Matrix”, ieri sera, non hanno potuto evitare di mandare in onda le immagini della nostra bellissima L’Aquila lacerata, vuota, triste, imbacuccata nelle imbracature, stretta nelle fasciature, piegata su se stessa, a 14 mesi dal sisma.
Anche a “Matrix” hanno dovuto arrendersi all’evidenza e mostrare quello che c’è qui.

Una nota stridente, però, c’è stata.
Gianna Nannini, in studio, verace e sincera, ha buttato lì una bella domanda: “Scusate, ma come mai i 20.000 Aquilani che hanno protestato e manifestato mercoledì scorso sono stati censurati dall’informazione nazionale? Soltanto sulla rete internet si sono visti video e sono stati pubblicati dettagliati articoli…”
Bella domanda davvero, Gianna.
Ce lo siamo chiesto in 20.000.
E non abbiamo avuto risposta.
E neanche tu, visto che Alessio Vinci ti ha zittito in un attimo.

Interessante trasmissione, ieri.
Però…. Come si dice…
“Domandare è lecito, rispondere è cortesia..”
Il sig. Vinci non è stato cortese..
Anzi, me lo hai fatto innervosire…

giovedì 17 giugno 2010

I 20.000 invisibili

Un serpentone di quasi 20.000 persone, i gonfaloni di 20 comuni del cratere, rappresentanti delle autorità civili e religiose, intere categorie di lavoratori, autonomi e dipendenti, giovani, vecchi, bambini, uomini, donne, anche cani al guinzaglio, striscioni, cartelli, vuvuzelas, fischietti, megafoni, slogan, attraverso la città fantasma per chi ci vive e la città- miracolo per chi non ci vive e crede ancora alle favole dell’informazione..

Quasi 20.000 cittadini di ogni estrazione sociale e politica, senza bandiere di partito, uniti sotto quelle nero-verdi della città, hanno rivendicato quelli che sono dei sacrosanti diritti ed hanno chiesto di essere ascoltati, di non essere lasciati soli a morire, da un governo che sembra far cadere dall’alto, come una magnanima elemosina, ogni piccola proroga, ogni minimo decreto.

Quasi 20.000 individui, uniti, stretti nel dolore e nella rabbia.
Di questi, 5.000 hanno occupato e bloccato l’autostrada per un paio di ore.

Nei telegiornali della sera:

TG1: “E adesso un servizio sugli effetti collaterali degli interventi estetici”

TG2: “C’era un po’ di gente in una città del centro Italia che protestava. Passiamo ad elencare i benefici della Nutella”

TG5: “Pare che a L’Aquila, questo pomeriggio fosse in corso una protesta. Proseguiamo con l’intervista al medico di Buffon che ci illuminerà sulla salute fisica del portiere della Nazionale”.

Cancellati.
20.000 Aquilani cancellati. Trasparenti. Resi invisibili.

Di noi hanno parlato, in maniera più approfondita, soltanto il TG3, il Tg su La7 e il Tg di Sky.

Dite al Premier che non si affanni tanto intorno ad una legge sull’informazione.
I giornalisti sono quasi tutti già imbavagliati.

mercoledì 16 giugno 2010

Coniglio diversamente grato

Non credo si possa spiegare, credo sia difficile da capire. Non penso si possa immaginare, penso sia ardua da rendere a parole.
Cosa? La nostra situazione.
Non di tutti gli Aquilani, perché anche qui c’è chi ringrazia prono per ogni sciocco contentino che ci viene elargito come fosse un regalo celeste.
La nostra situazione. Quella degli Aquilani “diversamente grati”, che ringraziano i volontari per la loro disponibilità, gli albergatori della costa per l’ospitalità, l’Italia intera che ci ha sostenuto e ci continua a sostenere, i Vigili del Fuoco, gli operai che lavorano dentro e fuori il progetto C.A.S.E. e tutti coloro che, a vario titolo e con i mezzi a loro disposizione, hanno cercato di portare aiuto al capezzale di una città con un piede nella fossa, ringraziano, sì, ma, allo stesso tempo, riescono a restare abbastanza lucidi da riuscire ancora ad esercitare un minimo di senso critico.
Perché non è umanamente possibile, da cittadini di questo luogo semi-fantasma, non accorgersi di alcune macroscopiche assurdità.
Non ultima, quella relativa alla restituzione delle tasse.
Allora, visto che questo governo parla di miracolo, paragonando i conteiner dell’Umbria con queste C.A.S.E., lodandosi ed imbrodandosi ogni volta che ne ha l’occasione, perché non dice anche, già che c’è, che è l’UNICA cosa che ha fatto? Eh, mica è fesso, il governo!
Io, però, non faccio riferimento al colore politico, sia chiaro, né al fatto che il premier è proprio questo pagliaccio asfaltato e non un altro (pagliaccio). Senza offesa per i pagliacci.
Sono democratica ed equa: sarei arrabbiata con chiunque ci fosse stato alla Presidenza del Consiglio, di qualunque schieramento, sotto qualunque bandiera e si fosse comportato in questo modo nei nostri confronti.
Dunque parla di miracolo, dicevo. Però non dice che in Umbria c’erano, sì, gli ormai tristemente noti conteiner, ma che, per la ricostruzione, venne istituita una tassa di scopo (per noi questo graditissimo aiuto economico non è stato neanche preso in considerazione così, pour parler…) ed i terremotati stanno restituendo ADESSO, dopo 12 anni, le tasse del 1997, per il 40% del loro valore...
Per noi no. Restituzione del 100%. Prima a partire da gennaio 2010. Poi dal 1 luglio 2010. Poi, che curiosa, curiosissima, coincidenza, alla vigilia della manifestazione di protesta organizzata per questo pomeriggio, ti arriva fresca fresca un’altra proroga fino al 1 gennaio 2011, della quale quel viscido abruzzese di Letta, insieme a Chiodi, degno compagno di merende, si vanta come di una conquista epocale
Quando è, palesemente, l’ennesima presa per il culo.
E c’è chi ringrazia e dice: “Vedi? Hanno prorogato” (Ah, meno male, a gennaio saremo tutti ricchi e felici e potremo pagare senza alcun problema!)
E c’è chi ti dice: “Se c’erano quegli altri, al governo, allora sì che ce la saremmo vista brutta!” (Eh, certo, perché stiamo parlando di indiani e cowboy, guardie e ladri, buoni e cattivi..)
E c’è chi ti dice: “Preferivate i conteiner?” (Guarda, a questo punto dico sì, così la finiscono di sfilacciare gli zebedei con questa storia trita e ritrita!)

E sono Aquilani.
Ho bisogno di un fegato nuovo.
Di un lavaggio del sangue.
Di un baule di gastro-protettori
Di una vagonata di calmanti.
Di un bravo psicologo.
Di una vita degna di questo nome.
Perché questa non lo è più.

martedì 15 giugno 2010

Davanti a te

Le avevo puntellate, fasciate, costrette
tutte intorno all’anima, con metodo,
precisione ed accuratezza, quelle emozioni
irripetibili ed intense, perché non dovevano,
pur se bellissime, tracimare all’interno e
smascherare la disperata allegria della mia facciata.
Le avevo ingabbiate, con sbarre di faticosa freddezza
e finto distacco, giocando a nascondino con i miei
sorrisi veri. Che sono contati. E quasi tutti dedicati
a te, Matteo.
Le avevo puntellate, fasciate, costrette,
tutte intorno al cuore, quelle emozioni,
per paura della felicità,
temendo che, insieme ad essa, potessero
entrare anche le macerie della vita,
dentro di me, oltre quelle che vedo ogni giorno.
Ma, davanti a te, non ce l’ho fatta.
E, nel guardarti negli occhi,
nel sentirti ascoltarmi mentre ti parlavo,
nel sorridere a te che sorridevi,
tutti i giunti hanno ceduto
ed i puntelli son caduti giù,
per te, Matteo,
lasciando scoperti cuore ed anima,
che sono stati travolti
da quelle emozioni irripetibili ed intense
che mi ostinavo a lasciar fuori, e con esse
gioia e felicità ad abbracciare il mio mondo.
Non importa se, ora che non ho più puntelli
interiori, entreranno anche simboliche macerie.
Non fa nulla, Matteo.
E’ più importante emozionarmi con te.

venerdì 11 giugno 2010

La perla e il pirla

Potrei parlare di come la “zona franca urbana”, data per certa sotto elezioni provinciali dal centro-destra e che tanto avrebbe aiutano l’economia della nostra città e dei comuni del cratere a risollevarsi, sia stata tramutata, complice Giulio con la sua manovra finanziaria, in “zona a burocrazia zero”, con la quale, per dirla con eleganza, ci puliamo quell’orofizio che è volgare nominare, ma non voglio farmi amaro quel poco di sangue pulito che mi resta.

Ed anche perché, in tutta franchezza, ho una meravigliosa perla dell’Avvocato, buttata lì, con nonchalance, nell’ultima riunione condominiale della lunga e tediosa serie…
Premesso che va presentato in Comune, per tutti i palazzi privati, ed in particolare per quelli più danneggiati, i famosi edifici E, il progetto di ristrutturazione e quello, ove necessario, di demolizione e ricostruzione ex novo, in modo che lo Stato possa decidere, sulla base di prove e di confronti costi-lavoro, quale dei due adottare, premesso che il nostro palazzo sta come sta e già l’ho descritto in altri post, lui si alza in piedi, chiede la parola e:

“Scusate, ma io non capisco tutte queste complicazioni.. Tra l’altro, il mio appartamento non ha subito assolutamente nessun danno. Se si riparano le due rampe di scale per accedervi, io ci torno a vivere tranquillamente anche subito!”

Affermazione da far cadere dalle sedie noi, l’amministratore e soprattutto lo staff tecnico, emotivamente, psicologicamente e fisicamente provato da queste riunioni…


Comunque, per i più curiosi, riporto uno stralcio di un comunicato stampa dell’On. Lolli che spiega, in parole povere, in cosa consiste la “zona a burocrazia zero”:
“L’articolo 43 della manovra finanziaria in discussione al Senato prevede il totale snaturamento della Zona Franca Urbana. Cambia il nome e conseguentemente lo scopo della norma, non più Zona Franca ma zona “a burocrazia zero”. Non ci sono più sgravi fiscali e sgravi contributivi per 5 anni, come era previsto dalla legge voluta da Romano Prodi, ma solo un iter facilitato dal punto di vista procedurale per chi vuole aprire una nuova attività. La norma precisa che le risorse stanziate, nel caso de l’Aquila 45 milioni di euro in tutto, sono nelle disponibilità del Sindaco per elargirle ad eventuali aperture di nuove attività .Quindi, per capirci, non si prevede più un vantaggio fiscale automatico per più anni ma un aiuto discrezionale nelle competenze del Sindaco fino ad esaurimento dei 45 milioni di euro stanziati.”

martedì 8 giugno 2010

Non è una barzelletta..

'Ho detto alla Protezione Civile di non andare per ora in Abruzzo: così il premier, Silvio Berlusconi, dopo l'accusa di mancato allarme per il rischio terremoto avanzato nei confronti della Protezione Civile da parte della magistratura abruzzese. "E questo perchè - ha chiarito Berlusconi intervenendo alla Federalberghi - potrebbe avvenire che se uno ha qualche familiare che è morto sotto le macerie ed ha una mente fragile magari gli può venire in mente di sparare".
http://ilcentro.gelocal.it/laquila/cronaca/2010/06/08/news/sisma-berlusconi-dopo-le-accuse-niente-protezione-civile-in-abruzzo-2070260

Solo alcune considerazioni sparse:
- Se non fosse una tragedia, mi scapperebbe anche da ridere
- Per chi ci ha preso? Per giustizieri solitari incapaci di discernere il bene dal male e di intendere e volere?
- Quest'uomo non sa parlare la sua lingua materna e natia.
- Quest'uomo non può parlare correttamente nella sua lingia materna e natia perchè non sa davvero più cosa dire.
- Mi pare che queste affermazioni suonino come un ricatto e neanche tanto velato.
- Quest'uomo tratta la Protezione Civile come fosse cosa sua e temo che ciò non sia lontano dalla realtà.
- Quest'uomo ha visto troppo spaghetti-western, nei quali la gente spara di qua e di là
- L'unico che spara è lui: cazzate.

domenica 6 giugno 2010

Corso Vittorio Emanuele

Ci son voluti 14 mesi.
Son tanti, eh…
Però, oggi, dopo tutto questo tempo, sono arrivata alla Fontana Luminosa ed ho trovato aperte quelle transenne che da tanto, tantissimo tempo, mi dividevano dal Corso.
Corso Vittorio Emanuele.
Sono Felice.
Ma anche no.

Sono felice
Perché torniamo proprietari di un altro piccolo pezzo di città, ci riappropriamo di uno stralcio di cuore del centro storico, quello dove si passeggiava, ci si incontrava, si chiacchierava, si animava il commercio dei numerosi negozi che si affacciavano sulla strada, si guardavano le vetrine.
Ma anche no.
Perché questo angolo di mondo aquilano che torna ad essere percorso, quasi in nulla ricorda quello che era stato. Dei palazzi storici che lo fiancheggiano, non si vede che una piccola parte. Quello che salta agli occhi è in groviglio di ferri e legno che li aiutano a tenersi su e vetrine vuote, tristi ed abbandonate.

Sono felice.
Perché tanta gente passeggiava nel sole, sorrideva, tornava ad incontrarsi.
Ma anche no.
Perché, nonostante la folla, la città non aveva i suoi rumori e restava muta davanti ai suoi cittadini.

Non so spiegare questa strana sensazione.
Quel silenzio, nonostante il cicaleccio delle persone.
Quella porzione di città, storta e penzolante, come salice piangente di mattoni, su persone contente di essere di nuovo lì.

In quella passeggiata al sole, in quei saluti squillanti, in quei sorrisi, in quegli intrecci di guinzagli di cani scodinzolanti, ho sentito, ugualmente, forte e chiara, una nota stonata.
Poi ho capito.
Erano lacrime. Le mie.

giovedì 3 giugno 2010

Come il cinese sulla riva del fiume..

Finalmente.
No, sul serio, finalmente!
E’ da poco arrivata una notizia che Fede, Minzolin e il tg5 si guarderanno bene dal divulgare.
Va a finire che il cinese che si mette sulla rive del fiume ad aspettare il nemico, ha ragione.
S’è aspettato per oltre un anno..
Ed ora…

“Sono sette gli avvisi di garanzia che la procura dell’Aquila ha indirizzato ad alcuni membri della Commissione Grandi Rischi che si riunì il 31 marzo 2009 “con l’obiettivo di fornire ai cittadini abruzzesi tutte le informazioni disponibili alla comunità scientifica sull’attività sismica” delle settimane precedenti. Al termine della riunione, convocata dallo stesso Bertolaso, non fu dato nessun allarme. Anzi la popolazione abruzzese fu rassicurata (“La comunità scientifica conferma che non c'è pericolo” fu annunciato in conferenza stampa). Poi, sei giorni dopo, il terremoto che ha devastato L’Aquila.”

Ricordate? La famosa commissione “Grandi rischi” che ci tranquillizzò tutti, affermando con sicumera che la possibilità di un evento catastrofico era assolutamente da non prendere in considerazione.
Eh, certo, i terremoti non si possono prevedere… Ci è stato detto in tutte le lingue del mondo.
Bene. Ma no si possono neanche escludere.
Dunque?
Andavano date indicazioni, andava messa in allerta la popolazione.
Forse le 308 vittime ci sarebbero state ugualmente.
Forse no.
Forse qualcuna in meno.
Anche fosse stata una sola, ma tutto il possibile andava fatto.
E invece ci fu detto: “State tranquilli nelle vostre case e bevete una bottiglia di Montepulciano D’Abruzzo”

“Gli indagati sono Franco Barberi (presidente vicario della commissione nazionale per la prevenzione e previsione dei grandi rischi e ordinario di vulcanologia all’universita’ Roma Tre), Bernardo De Bernardinis (vie capo settore tecnico operativo del dipartimento nazionale di Protezione civile), Enzo Boschi (presidente dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia e ordinario di fisica terrestre presso l’universita’ di Bologna), Giulio Selvaggi (direttore del centro nazionale terremoti), Gian Michele Calvi (direttore della fondazione ‘Eucentre’), Claudio Eva (ordinario di fisica terrestre presso l’universita’ di Genova) e Mauro Dolce (direttore dell’ufficio Rischio sismico del dipartimento di Protezione civile e ordinnario di tecnica delle costruzioni presso l’universita’ Federico II di Napoli).”
E sono indagati per omicidio colposo.

Che dire?
Certo, i nostri 308 amici non torneranno da noi, ma adesso, un bel bicchiere di Montepulciano me lo bevo volentieri.
Alla faccia loro.
E sperando che non si concluda tutto con un “nulla di fatto”
Siamo pur sempre in Italia…

mercoledì 2 giugno 2010

A casa

Ancora trema, seppur piano, questa
mia terra illogica e speciale;
qualcosa che era in bilico cade
ed io lo perdo.
E si smarrisce insieme a ciò che
già non ho più.
Mi aggrappo al tuo sorriso ed ai tuoi
occhi incantati che chiudono l’universo.
Ancora traballa, senza un punto fermo,
la mia mente spaventata, spalancata
su un futuro che non le somiglia più.
E non riesco ad immaginarne
uno alternativo da sognare per
riuscire a vivere.
Mi inchiodo a quel tuo gesto, quello,
quando con la mano sposti via i capelli.
Se non si ferma, questo piccolo
mondo intorno a me,
devo muovermi anche io e
correre via, verso il meglio,
verso il possibile, verso lo spiraglio
da cui passa la luce e l’ossigeno,
verso te e quel teatro che ti accoglie,
respirare tra le tue braccia chiuse
intorno a me e tra le tavole del palco,
le scene, i costumi, la musica,
la voce, il buio, la luce.
Infine piangere, nel sentirmi finalmente
a casa,
adesso, Matteo, che
una casa
non ce l’ho.

venerdì 28 maggio 2010

Che C.A.S. vuoi?

Non ho parlato mai, fino ad ora, delle varie e più disparate ordinanze comunali che sono state pubblicate in merito a tutto quello che riguarda il sisma, la ricostruzione, le agevolazioni economiche, gli ostacoli burocratici, gli abbattimenti e/o risistemazione, con gli adeguamenti sismici di edifici ed abitazioni, la riperimetrazione della zona rossa (che cambia in continuazione) e chi più ne ha, più ne metta, sia perché l’argomento è ostico ed insidioso, sia perché io non sono in grado di spiegarlo, essendo assolutamente priva di linguaggio tecnico- giuridico adeguato.
Anzi, per la precisione, essendo assolutamente priva di linguaggio tecnico-giuridico.

Ma questa nuova ordinanza sul C.A.S. ha del prodigioso…
Cos’è un C.A.S.?
Eh già perdonatemi, ormai qui parliamo una lingua fatta di sigle ed acronimi, incomprensibile per il resto del mondo, ma che spesso noi aquilani diamo per scontata…
C.A.S. sta per Contributo Autonoma Sistemazione.
Vado a prodigarmi nelle spiegazioni.
Tutti coloro i quali, fatta salva per culo la propria vita nella notte del 6 aprile 2009 (che sempre sia maledetto), hanno, tuttavia, perduto la propria abitazione principale e non vi possono far ritorno per anni (ed anni ed anni… ), hanno potuto scegliere, per rientrare in città dalla costa o per uscire dalle tende, tra tre alternative:
1) Appartamento in uno dei quartieri del Progetto C.A.S.E.
2) Appartamento in affitto con contratto stipulato con la Protezione Civile che provvede al pagamento, fino a 600 euro al mese (e vi ho detto che gli sciacalli non sono solo quelli che ridevano la notte del sisma, ma anche alcuni cari concittadini che hanno affittato a prezzi triplicati tutto l’affittabile, prendendo 600 euro da contratto ed il resto sottobanco? Sì, mi sa che ve l’ho detto..).
3) Contributo di Autonoma Sistemazione o C.A.S.
Il C.A.S. consiste nell’erogazione di 200 euro al mese per ogni membro di nuclei familiari che hanno deciso di cercare una sistemazione per conto proprio, senza rientrare nelle due precedenti possibilità di scelta.
In questa opzione, erano compresi anche coloro che possedevano una seconda casa, sia all’interno che all’esterno del territorio comunale.


Bene. Encomiabile.
Però.
Ma.
Dopo vari censimenti, con moduli, modulini e moduletti, per capire DOVE e COME i 75.000 sfollati si erano riparati, dopo altri per capire chi sceglieva C.A.S.E., chi affitti, chi C.A.S., ti spunta la nuova ordinanza.
Sì, perché ci si è accorti che questi contributi sono un sacco di soldi…
E, francamente, dopo aver speso, in modo becero, il denaro dei contribuenti facendo costruzioni anti-sismiche a prezzi da capogiro, non consentendo, a chi ha case poco danneggiate, di iniziare i lavori di riparazione e, di conseguenza, continuare a svernare in alberghi, anche lontani, a spese dello Stato, puntellando palazzi da abbattere (con il doppio costo del puntellamento e dell’abbattimento), dire che il C.A.S. è uno spreco, fa ridere i polli.
Ma tant’è.

Questi soldi del C.A.S. sono troppi.
Quindi il C.A.S. non può essere dato a tutti.
Occorre selezionare a chi dare il C.A.S.
A chi diamo sto C.A.S.?
Lo decide l’ordinanza.

Quest’ultima ha così deciso: non hanno diritto al C.A.S. tutti i nuclei familiari che attualmente usufruiscono di una propria seconda abitazione, poiché, in effetti, non stanno sostenendo spese di affitto. Pertanto sarebbero soldi in più che entrerebbero nelle loro tasche a svantaggio di altri.
Va bene, posso anche essere d’accordo.
Vediamo, però, a chi va dato sto C.A.S.
Esso va erogato a tutti coloro che hanno trovato una sistemazione autonomamente e che non possiedono seconde abitazioni agibili o, se le possiedono, non sono DISPONIBILI.

Attenzione che il prodigio sta proprio in quest’ultima parola.
Che significa?
Che se io ho una casetta al paesello, che so, quella dei nonni, o al mare, e ci sto abitando da dopo il sisma, siccome è mia ed è agibile, ed io ci sono andato, senza pesare sull’economia dello Stato, ora non ricevo più neanche i 200 euro mensili per ogni membro del nucleo familiare, MA, se sono un costruttore, un imprenditore, un ricco ereditiero con appartamenti o, addirittura, intere palazzine agibili, però affittate ad altri, riscuoto i soldi degli inquilini E prendo il C.A.S.

Siamo all’assurdo, al paradosso!
Ma chi ha concepito questa ordinanza?

Già me lo vedo, seduto, in penombra, dietro la scrivania, sulla poltrona di pelle nera, in doppiopetto grigio, che accarezza il gatto bianco adagiato mollemente sul bracciolo………..

mercoledì 26 maggio 2010

Il Calesse - Frasi Celebri

“Tesoro, ma io non so se vincerò il concorso. Il fatto che domani vada a parlare con il dirigente, prima degli esami orali, non significa niente. Lui ha chiesto di me tramite mia sorella e mio cognato (che lavorano nello stesso ente n.d.a.) soltanto perché è rimasto colpito da come ho fatto bene gli scritti e mi voleva conoscere.”
(Sì, certo. Lo penso anche io. E adesso scusami, ma devo attraversare il bosco per portare alla nonna il cestino con la crostata)

“Perché sei convinta che, nel caso in cui dovessi vincere il concorso, ma figurati se lo vinco, la sede dove mi manderanno sarà proprio R.? Non è sicuro. Solo perché ci vivono già due mie sorelle, mica è detto che ci vada anche io. Poi la città la sceglieremo insieme in un secondo momento. Oppure sarà R., ma per i primi tempi e poi chiederò un trasferimento. Lo sai che questa città non è mai piaciuta molto neanche a me. Sì, bella da visitare, ma per viverci, non sia mai!”
(Guarda, non la chiamerei convinzione. Direi piuttosto intuizione. Rivelatasi azzeccatissima, tra l’altro. Una domandina.. Dov’è che vivi ora? Dov’è che i tuoi hanno scelto che tu andassi? Ops, scusa, volevo dire dov’è che hai spontaneamente scelto di andare? R.? Oddio, sono stupefatta! Non me l’aspettavo proprio!)

“Sai, io con te sono tanto felice, sto benissimo, mi completi. Però il fatto che tu abbia avuto altre storie prima di me, mi dispiace molto. Tu hai pietre di paragone, puoi fare confronti. Io no”
(Posso fare comparazioni tra stronzi. Vuoi sapere chi è il più lungo? La risposta non ti piacerà… E poi scusa, pensi forse di essere fidanzato con Selene? Quante storie credi che abbia avuto?)

“Tu sei la mia anima gemella. Ne sono certo. Ci metterei la mano sul fuoco. Sei la donna che vorrei come madre dei miei figli, perché sarebbero dei bambini belli ed intelligenti come te. Vorrei solo un po’ di tempo per riflettere bene sulla cosa”
(E va bene, in quanti siete lì dentro? Questo non è un caso di sdoppiamento di personalità. In te alberga un intero condominio di gente!)

“In questo periodo non sei più tu. Prima eri sempre allegra, solare, positiva, piena di gioia. Mi sei sempre stata vicino nei miei momenti di difficoltà, tirandomi su di morale. Adesso, invece, sei spenta e un po’ malinconica. Non capisco.”
(Hai ragione. Scusa. Vedi, il fatto è che mi è scaduto il contratto di animatore turistico. A breve dovrebbero farmi quello di buffone di corte. Se hai pazienza, tornerà tutto come prima.)

“ Lasciamoci, così io posso valutare bene i miei sentimenti. Però, guarda, siccome sono sicuro di voler stare con te e dividere con te la mia vita, non diciamo a nessuno che non stiamo più insieme. Nel senso che, se qualcuno ti chiede qualcosa, rispondi tranquillamente che stiamo ancora insieme. Facciamo che stiamo insieme in parola. Il tempo di capire quanto ti amo davvero e torniamo insieme di fatto”
(Facciamo che io ero la scema del villaggio? Dico, ma per chi mi hai preso?)

“Tu sei troppo. Troppo colta, troppo preparata, troppo piena di interessi. A volte, quando siamo usciti con gli amici e tu parlavi e conversavi con tutti, io non sapevo mai cosa dire e stavo zitto. Mi sentivo inferiore. Invece lei (la femmina stronza e bastarda) mi chiede sempre tutto. Gli ho insegnato ad usare il computer. Pensa che non sapeva nemmeno usare la posta elettronica e gliel’ho spiegato. Ha imparato in un mese! Ora devi vedere come spedisce le mail!”
(A parte che non ho nessunissima voglia di vedere questa tizia che manda letterine in formato elettronico, ma noto con piacere di essere stata sostituita da un autorevole membro del Mensa!)

“Non so come ci si lascia. Questo me lo devi insegnare tu, visto che sei stata fidanzata altre volte. Mentre io….”
(A bello, sta solfa che io ho avuto altre storie inizia francamente a diventare di una pesantezza quasi insostenibile… E poi, almeno una cosa, la vuoi fare tu? E che cazzo!)

“Tu sei forte, sei una roccia, sei indipendente. So che uscirai da questo momento difficile perché sei piena di risorse ed hai un carattere tosto. Lei, invece, è così debole e fragile, mi fa sentire indispensabile..”
(Dio, come sei banale…. Questa è una frase abusata… Comunque ci credo che ti fa sentire indispensabile. Da come l’hai descritta, sembra una che non riesce a trovarsi il sedere con l’aiuto di entrambe le mani!)

“Resterai sempre, sempre sempre nei miei pensieri. Sei stata il mio amore grande, ho condiviso moltissime cose con te, ho affrontato molte “prime volte”, mi hai fatto scoprire un mondo bellissimo, il tuo, mi hai dato tanto, tantissimo. Non potrei mai dimenticarti. Ricordati che se avrai bisogno di me, puoi chiamarmi in qualunque momento. Sarai nel mio cuore tutta la vita”
(Tu no. E vai anche a cagare. Hai ragione, ti ho dato tanto, troppo. Che spreco.. E poi, ho avuto bisogno di te quando stavamo insieme e non c’eri, figuriamoci se ci sarai adesso. Ma per piacere… )

“Lei non è la causa della fine della nostra storia. E’ una conseguenza. Cioè, tra noi non stava andando molto bene. Tra lei ed il ragazzo nemmeno. Noi ci siamo trovati lì, al corso insieme, tutto il giorno, tutti i giorni.. E ci siamo confidati a vicenda. Poi, da cosa nasce cosa… Ma non prendertela con lei…”
(No, infatti con lei non me la prendo. Sto incazzata con te, se non l’avessi capito. Ma non l’hai capito. Lei è solo una poveretta. Voi vi siete ritrovati. Se mi dai il numero del suo ex, ci ritroviamo anche noi. Per festeggiare lo scampato pericolo..)

“Sì, mi sono sposato. Il mese scorso. Non è che volevo tenerti nascosto il fatto, ma è stato un periodo molto intenso al lavoro. Poi quando ci siamo sentiti, per telefono, abbiamo parlato d’altro e… Ma guarda, tra l’altro, non l’ho detto praticamente a nessuno. Figurati, mi è proprio passato di mente… “
(Ah, questa è fenomenale. Veramente non l’avevo mai sentita. Avevi paura di dirmelo perché pensavi che mi sparassi un colpo? Uh, guarda, stai tranquillo. D’altra parte vedo che il tuo matrimonio è stato un giorno importante, per te. Tanto che ti sei dimenticato di dirlo agli amici. Che simpatico umorista che sei! Camperei cent’anni solo per divertirmi con le stronzate che dici… Sei un comico inconsapevole!)

… Altro che gli aforismi di Oscar Wilde, Arthur Schopehnauer, Ennio Flaiano e Lucio Anneo Seneca!

martedì 25 maggio 2010

Il Calesse - Epilogo

Ho parlato di telefonate quotidiane con il Calesse in fase di addestramento e formazione.
Mi rendo anche conto di aver detto poco di me e del mio carattere. Spesso, agli occhi altrui, sono la roccia, quella a cui ci si può appoggiare, che sa ascoltare, sa consigliare, sempre solare, positiva, sorridente e bla bla bla…
Ed infatti a me si è spesso appoggiato il Calesse. Però, mentre lui viveva questo momento di gloria, contemporaneamente, io mi ritrovavo in un periodo difficile, per il lavoro, per motivi legati alla salute dei miei, per la specializzazione SSIS e tutte le palle e contro palle ad essa legate.
Pensavo di poter essere io, questa volta, a poter fare affidamento su di lui, per lo meno come supporto morale, visto che era fisicamente lontano.
Santa ingenuità!

Esempio di telefonata.
Io: “Ciao Calesse, sai sono un po’ giù di corda… Mio padre non sta granché bene. Poi al lavoro abbiamo fatto una riunione e pare che la mia figura, nella sede qui in città, non serva e probabilmente, per la fine del mese, mi daranno la lettera di licenziamento.. Tu come stai?
Calesse: “Ah, benissimo grazie! Qui è fantastico! Il corso è molto interessante… Questi nuovi colleghi sono simpaticissimi! Ieri siamo andati a fare un giro nei locali del centro e stasera abbiamo organizzato la grigliata sulla spiaggia!”
Femmina stronza e bastarda in sottofondo: “Calesse, hai fatto? Stiamo aspettando te! Ma con chi parli tutte le sere?? Con donne??? Dai che si fa tardi!”
Io: “Scusa, ma questa chi è e che vuole?”
Calesse: “Ma niente, è una cretina…”

Dirò, poi, che, man mano che il corso procedeva, il Calesse manifestava una certa propensione al trasformismo. Voleva fare lo specchio. Ha iniziato a dirmi che doveva riflettere.
Riflettere tanto.
Riflettere molto.
Riflettere su di noi.
Riflettere sulla natura del nostro rapporto.
Riflettere sul fatto che lui, al contrario di me, non aveva precedenti storie e quindi non poteva fare paragoni con altre situazioni e capire se con me si trovava meglio che con altre, che, certo, io ero la sua anima gemella, pensava, ma, sai, insomma, doveva pur verificare… E quindi facciamo che non stiamo insieme, però stiamo insieme, che poi neanche serve che si sappia che ci siamo lasciati, d’altronde non è che ci siamo proprio lasciati… E’ che, sai, devo solo riflettere..

La domanda mi sorse spontanea, dopo un periodo di suoi farfugliamenti di questo genere, che io avevo ascoltato, silenziosa e sconcertata, un sabato pomeriggio: “Senti, dimmi la verità. Ti stai innamorando di un’altra persona? La stai frequentando? Veramente, dimmelo. Me ne farei una ragione. Soffrirei, certo, ma vorrei che fossi sincero con me. Me lo devi.”
“IIIIIIIOOOOOOOOOO??????? MA ASSOLUTAMENTE NO! COME TI VIENE IN MENTE?? COME PUOI ANCHE SOLO PENSARE UNA COSA DEL GENERE?”
“Sicuro?”
“Sì sì davvero. Te l’ho detto, devo solo riflettere.. Sai, voglio proprio essere sicuro di noi, dei nostri sentimenti”
Va detto che anche io iniziavo a dubitare dei miei. Perché qui l’ho fatta breve, ma il Calesse-specchio ha portato avanti questa teoria per mesi.
Giobbe, in confronto a me, era uno impaziente.

Poi, finalmente, la rivelazione.
Spontanea? Manco per niente.
Su mia sollecitazione e dopo alcuni, flebili dinieghi, finalmente: “Eh, sì. Mi sto frequentando con un’altra persona….”
Non mi ha tradito, perché eravamo in una delle fasi “ci siamo lasciati ma ci sentiamo lo stesso perché ci vogliamo tanto bene e non possiamo gettare nel water questa nostra lunga e bella storia d’ammmoorre”.
Però sapere che la tipa in questione era quella che lui, più volte, aveva definito “la cretina”, mi spiazzò.
A ripensarci, tuttavia, neanche più di tanto.
Le premesse c’erano.
E poi, chi disprezza compra…

Ho lottato, eh!, per non lasciarglielo.
Con il senno di poi, più per un senso di possesso che per vero amore.
Ma di fronte ad alcune sue (del Calesse) esternazioni, affermazioni, giustificazioni, elucubrazioni mentali, mi sono detta: “Per l’amor di Dio, se lo tenesse!”
I primi tempi da single, ho pregato che si lasciassero e che lui tornasse strisciando, di modo che io potessi pulire,sulla di lui schiena, le mie scarpe.
Poi, invece, dopo aver potuto, seppur in lontananza, constatare quanto lei sia acida, arpia e prepotente, gli auguro una lunga, lunghissima vita insieme.
Visto che si sono anche sposati.

Voilà!
Bella storia, vero?
Ribadisco che anche io ho le mie colpe. E me le prendo.
Sia chiaro, non contesto il fatto che un amore finisce. Capita. Spesso.
Contesto i modi con cui lo si fa finire.
Contesto le bugie, la disonestà, l’ipocrisia.
Contesto il suo portarmi allo sfinimento.
Contesto il suo tenermi legata a sé, invece di lasciarmi libera da subito.
Contesto la sua ennesima mancanza di attributi nel non riuscire a dirmi: “Non ti amo più”.
Contesto le ridicole frasi che le mie orecchie hanno dovuto ascoltare.

Ridicole frasi di cui, presto, avrete un saggio, perché sono veramente esilaranti.

venerdì 21 maggio 2010

Il Calesse - seguito

Colta da insonnia, lontana dall’ufficio, torno a parlare della mia fortissima miopia, visuale e mentale.
Quella che mi portò a scambiare il famoso Calesse per ben altro.
Ho parlato di un concorso che lui ha vinto. Non era chiaramente di bellezza.
Ho anche detto che non ho avuto nulla da ridire, e ci mancherebbe altro, sulla sua partecipazione.
Ciò che mi irritò, grandemente, fu un certo tramare tra il Calesse ed il di lui parentame…

Perché presto mi fu chiaro che tutto era stato ordito e deciso.
Non mi dilungherò sui particolari: Dirò solo che, dopo varie traversie, colloqui, telefonate, e-mail, incontri vis-a-vis con chi di dovere, il concorso si vinse. La sede si scelse. Nella città dove io non vorrei mai vivere e di cui, per amor di quiete, dirò solo l’iniziale: R. dove, casualmente, vivevano già diversi e stretti familiari.
Io ero stagliata sullo sfondo, relegata, soprattutto dai parenti, al ruolo di colei-che-dever-per-amor-seguire-l’uomo-che-vinse-posto-pubblico-a-tempo-indeterminato.
Ma i parenti, si sa, rompono le inferiori sfere, nonché i delicati equilibri di una coppia.

Ciò che fece a pezzi il mio fegato fu, piuttosto, l’atteggiamento del Calesse.
Quello di una persona prona ai voleri altrui, poco disposta al dialogo, relativamente all’argomento, perennemente trincerata, di fronte ad alcune mie legittime richieste (tipo: scusa, ma la sede che HAI scelto comporta il trasferimento nella stessa; ma non s’era detto che eventuali decisioni del genere le si prendeva insieme? E poi codesto agglomerato urbano, mi par di ricordare che non fosse neanche di tuo gradimento… fino a poco fa…), dietro ad un sorriso serafico e a quattro, immutabili parole: “Tranquilla, andrà tutto bene”.
Infatti s’è visto.

Devo ammettere che io ho il mio bel caratterino; che, forse, un’altra leggiadra fanciulla sarebbe stata più accomodante.
Io, di fronte a quest’ebete pupazzo, a questo disco rotto, sono diventata una iena.
Gradualmente, però.
Dapprima, infatti, ho provato a parlare con calma e delicatezza, come ad un bimbo scemo, dicendogli, tipo cantilena: “Mio dolce miele d’acacia, mia zuccherosissima caramella, visto che si è anche parlato di matrimonio, non sarebbe il caso, orsetto gommoso del mio cuore, decidere insieme dove si vivrà? No, perché, sai, mi dovrei organizzare…”
La risposta era, costantemente, quella summenzionata.

Quando una storia va a rotoli, la colpa non è mai di uno solo, ma di tutti e due.
Ed infatti, mi prendo, in toto, le mie responsabilità
Perché, dopo un po’, iniziai a diventare velenosa come un serpente e ad ogni suo “Tranquilla andrà tutto bene”, rispondevo con sempre maggior astio ed acidità, raggiungendo, a volte, picchi notevoli di sarcasmo.
Cosa che, lo ammetto, non contribuì a distendere il clima tra di noi.

In effetti, quando il Calesse partì per i sei mesi di corso comune a tutti i profili richiesti dal concorso, noi eravamo ancora una coppia, in crisi, certo, ma decisa a provare ad andare avanti, ancora convinta di esser legata dall’amore, seppur un tantino sfilacciato.

Il corso, però, era frequentato da 80 persone che si sono trovate a seguire lezioni, studiare, mangiare, bere, dormire insieme per 5 giorni a settimana.
In questo contesto fece la sua apparizione un inquietante personaggio, del quale io sentivo solo la voce stridula durante le telefonate quotidiane al Calesse corsista, ma che scoprii presto essere femmina stronza e bastarda.
… Ed il resto al prossimo post, giurandovi che sarà l’ultimo sull’argomento.. Forse…

giovedì 20 maggio 2010

Il Calesse

Siccome mi sta urticando il fatto che, mentre io perdo gradi di vista a sistemare e pulire il programma che utilizziamo in ufficio, scorrendo nomi, nomignoli, date di nascita, omonimie e quant’altro (mi pare di aver accennato al fatto che il mio momentaneo lavoro precario sia pallosissimo…), il mio collega, quello simpatico come la varicella ad agosto, sta, contemporaneamente, giocando a “Solitario” sul pc, leggendo il giornale, telefonando a chicchessia con un tono di voce da doppiatore cinematografico (ma non con la stessa intensità e piacevolezza all’udito), sbuffando (quando perde al giochetto), tossicchiando (quando legge le notizie), ho deciso che, per un po’, prendo per il sedere il Brunetta anche io e mi metto a scrivere questo post.
Tra l’altro, desidero accontentare uno dei miei “quattro lettori”, di manzoniana memoria e parlare del Calesse scambiato per Amore a cui ho accennato la volta scorsa. Spero di non annoiare gli altri tre..

Il Calesse mi si presentò sotto forma di un ragazzo dall’aspetto piacevole. Grandi occhi verdi spalancati sul mondo, sorriso dolce e simpatico al tempo stesso, pizzetto da moschettiere, capelli… No, quelli non ce li aveva. Fascino alla Claudio Bisio, per intenderci.
Diciamo che fu facile, così travestito, scambiarlo per Amore.
Voglio dire, ad un Calesse proprio non assomigliava.
Dirò di più. Sono certa che, per diversi anni, fu anche amore.

Il Calesse era di una timidezza imbarazzante, tanto da mettere a dura prova la mia pazienza di monaco zen e da dilatare in tempi che definire biblici è eufemistico, il corteggiamento.
Ma finalmente, dopo nove mesi, si decise a dichiararsi. Un parto con travaglio.
La mia specchiata onestà mi porta ad ammettere che è stata una gran bella storia, per oltre otto, lunghi, divertenti, goduti anni.
Con un unico neo, da parte sua: quello che io avevo avuto altri ragazzi, mentre, per lui, ero la prima fidanzata, a causa, così disse, della sua grande timidezza. Non feci fatica a credergli.

Comunque, siamo stati davvero bene insieme. Giusta dose di serietà e di allegria, gelosia in misura equa, vacanza insieme, condivisione di interessi, tante risate, buon sesso, complicità, amicizia.
Tutti a dire: “Ma che bella coppia che siete”.
Mi sa che ce l’hanno tirata.
Col senno di poi, meglio così.
Perché, ad un certo punto, qualcosa si è incrinato.
Qualcosa che ho iniziato a percepire quasi dai suoi esordi.
E che mi ha infastidito, perché andava ad offendere la mia intelligenza, la quale, senza falsa modestia e senza timore di essere smentita, si è rivelata superiore alla sua.

Il Calesse, insomma, ha iniziato a mostrare un b-side che mi ha dato molto, molto da pensare.
Tutto è partito da un concorso pubblico, su territorio nazionale, al quale ha partecipato e (meritatamente??) vinto.
Non contesto il concorso in sé, non contesto la di lui partecipazione, non contesto la conseguente scelta della sede (in una città che, sapeva benissimo, io detesto e nella quale non mi sarei voluta trasferire ma, per amore, non certo per un calesse, se ne poteva discutere..), contesto i modi e le maniere con cui lui ha portato avanti le sue scelte.
Ed ho usato l’aggettivo possessivo alla terza persona singolare e non alla prima plurale non a caso.

…. Ma poiché ho una coscienza e sono ancora in ufficio, mi metto a lavorare ed il seguito lo lascio al prossimo post, per la pubblicazione del quale non mi prenderò, giuro, tempi da processo d’appello..

domenica 16 maggio 2010

Coniglia docente (??!!)

Ah, questa poi…!
Mi è successa ieri, ma è proprio da raccontare…
Premetto che non sono vecchia, ma una giovane che ha fatto tante cose, però..
Dunque, mi arriva il CUD della scuola superiore dove ho insegnato lo scorso anno.
Già, perché nelle mia relativamente breve vita, mi è anche capitato di insegnare (esperienza che, grazie alla neo-mamma di Emma, la ormai tristemente nota MariaStellina bellina, dubito che potrà ripetersi..)
Mi arriva fortunosamente, perché, è da tempo risaputo, non abito più nella mia casa aggrappata al terreno per miracolo, ma nella sfavillante C.A.S.A. dell’arcinoto progetto-miracolo post sismico.
Mi arriva grazie alla buona volontà del postino.
Oh che bello!
E’ questo il vero miracolo, altroché!
Il problema è che devo restituire la ricevuta, con tanto di data e firma.
Alla segreteria della scuola.

Dove cazzo è, ora??
La scuola, intendo. Nella sua totalità…
No perché PRIMA era in centro, DOPO all’interno di un’altra scuola, poi però ha ricevuto un M.U.S.P. e dunque…
Sì lo so che potevo pure interessarmi un attimo di più, ma sono stata impegnata a cercare uffici, aziende, negozi che hanno dovuto forzatamente cambiare posto e la cui nuova ubicazione doveva essere da me conosciuta in via prioritaria per pressanti necessità.

Va bene. Niente panico.
Chiamo il numero di telefono che trovo sul foglio di ricevuta con l’intestazione della scuola (e l’indirizzo vecchio, ovvio, perché, poveri cristi, non hanno potuto cambiare le carte intestate, visto che neanche sapevano dove gli avrebbero piazzato il M.U.S.P.)
Mi si risponde che posso inviarlo via fax.
Oh, vorrei tanto poterlo fare!
Ma il mio fax penzola senza vita sulla scrivania dello studio della casa aggrappata eccetera eccetera…
Fax pubblico? Devo trovarlo.. Tanto vale venire a trovare voi di persona…
Ok vengo.

Sabato mattina, però, perché è l’unico giorno in cui non lavoro.

Mi alzo tardi ed abbastanza di malumore…. Mi vesto al volo e vado dove mi hanno indicato.

Eccolo il M.U.S.P.!
Oh, va, che ritrovo un altro luogo del passato ed un altro pezzo di città che ha cambiato volto!
Entro baldanzosa chiedendo dov’è la segreteria ed il bidello mi fa:
“Senti, guarda, la segreteria studenti il sabato chiude alle 11.00, poi se ti servono i documenti che attestano il titolo di studio conseguito, devi fare richiesta lunedì e poi passare a ritirarli dopo due giorni.”

Ora, immagino che le Converse azzurre, semi-slacciate ai piedi, i pantaloni della tuta lenti e larghi, la felpa con il cappuccio sulla testa (perché pioveva ed io non posseggo ombrelli), il viso senza ombra di trucco, non abbiano giovato alla mia immagine di docente di Materie letterarie negli Istituti di Istruzione secondaria di II grado, ma da questo a scambiarmi per una studentessa dello scorso anno, ce ne passa!!

“Ehm, no guardi, cercavo la Segreteria docenti”
“Ah, devi portare qualche documento di tua madre? Insegna qui?”
Ma questo una forchettata di zzi suoi, no??
“No, l’insegnante sono io…”
“Tu???????? MA NON è POSSIBILE!!!”
Eh, certo! Con la Riforma Gelmini non è possibile no!

Ditemi voi che credibilità posso avere io come docente..
Maledetto il giorno che ho smesso di fare teatro per star dietro ad un Calesse che sembrava Amore… E che ho anche trascinato per nove anni…
Ma questa è un’altra storia…

giovedì 13 maggio 2010

Il regalo

Non posso regalarti che parole.
Inanellarle l’una a l’altra a formare un canto.
Il mio canto per te.
Non so fare altro, sai.
In questo niente, c’è soltanto la mia storia.
Che racconto a me stessa per non dimenticarla.
E le mie parole per te.
Che sei tanto.
Sei fiato e respiro.
Lanterna nel buio.
Piccolo miracolo,
Matteo.
Sei il filo che mi lega al mondo
e mi impedisce di volare via per sempre.
Sei lo sguardo limpido che va oltre la distruzione
e mi fa vedere solo il bello, anche qui.
Sei la mano delicata che mi accarezza il viso
e asciuga il mio pianto silenzioso.
Sei la voce celeste che mi calma
e sa donarmi una bianca pace.
Sei l’abbraccio puro che mi nasconde
e mi protegge da me e dalla mia paura.
Paura che non mi abbandona mai.
Tranne quando arrivi tu.
Sei tutto questo,
Matteo.
E non lo sai.
Fai magie.
E non te ne accorgi.
Vorrei saperti donare di più,
in cambio di tutto questo.
Ma non so far altro
che regalarti parole.