martedì 25 maggio 2010

Il Calesse - Epilogo

Ho parlato di telefonate quotidiane con il Calesse in fase di addestramento e formazione.
Mi rendo anche conto di aver detto poco di me e del mio carattere. Spesso, agli occhi altrui, sono la roccia, quella a cui ci si può appoggiare, che sa ascoltare, sa consigliare, sempre solare, positiva, sorridente e bla bla bla…
Ed infatti a me si è spesso appoggiato il Calesse. Però, mentre lui viveva questo momento di gloria, contemporaneamente, io mi ritrovavo in un periodo difficile, per il lavoro, per motivi legati alla salute dei miei, per la specializzazione SSIS e tutte le palle e contro palle ad essa legate.
Pensavo di poter essere io, questa volta, a poter fare affidamento su di lui, per lo meno come supporto morale, visto che era fisicamente lontano.
Santa ingenuità!

Esempio di telefonata.
Io: “Ciao Calesse, sai sono un po’ giù di corda… Mio padre non sta granché bene. Poi al lavoro abbiamo fatto una riunione e pare che la mia figura, nella sede qui in città, non serva e probabilmente, per la fine del mese, mi daranno la lettera di licenziamento.. Tu come stai?
Calesse: “Ah, benissimo grazie! Qui è fantastico! Il corso è molto interessante… Questi nuovi colleghi sono simpaticissimi! Ieri siamo andati a fare un giro nei locali del centro e stasera abbiamo organizzato la grigliata sulla spiaggia!”
Femmina stronza e bastarda in sottofondo: “Calesse, hai fatto? Stiamo aspettando te! Ma con chi parli tutte le sere?? Con donne??? Dai che si fa tardi!”
Io: “Scusa, ma questa chi è e che vuole?”
Calesse: “Ma niente, è una cretina…”

Dirò, poi, che, man mano che il corso procedeva, il Calesse manifestava una certa propensione al trasformismo. Voleva fare lo specchio. Ha iniziato a dirmi che doveva riflettere.
Riflettere tanto.
Riflettere molto.
Riflettere su di noi.
Riflettere sulla natura del nostro rapporto.
Riflettere sul fatto che lui, al contrario di me, non aveva precedenti storie e quindi non poteva fare paragoni con altre situazioni e capire se con me si trovava meglio che con altre, che, certo, io ero la sua anima gemella, pensava, ma, sai, insomma, doveva pur verificare… E quindi facciamo che non stiamo insieme, però stiamo insieme, che poi neanche serve che si sappia che ci siamo lasciati, d’altronde non è che ci siamo proprio lasciati… E’ che, sai, devo solo riflettere..

La domanda mi sorse spontanea, dopo un periodo di suoi farfugliamenti di questo genere, che io avevo ascoltato, silenziosa e sconcertata, un sabato pomeriggio: “Senti, dimmi la verità. Ti stai innamorando di un’altra persona? La stai frequentando? Veramente, dimmelo. Me ne farei una ragione. Soffrirei, certo, ma vorrei che fossi sincero con me. Me lo devi.”
“IIIIIIIOOOOOOOOOO??????? MA ASSOLUTAMENTE NO! COME TI VIENE IN MENTE?? COME PUOI ANCHE SOLO PENSARE UNA COSA DEL GENERE?”
“Sicuro?”
“Sì sì davvero. Te l’ho detto, devo solo riflettere.. Sai, voglio proprio essere sicuro di noi, dei nostri sentimenti”
Va detto che anche io iniziavo a dubitare dei miei. Perché qui l’ho fatta breve, ma il Calesse-specchio ha portato avanti questa teoria per mesi.
Giobbe, in confronto a me, era uno impaziente.

Poi, finalmente, la rivelazione.
Spontanea? Manco per niente.
Su mia sollecitazione e dopo alcuni, flebili dinieghi, finalmente: “Eh, sì. Mi sto frequentando con un’altra persona….”
Non mi ha tradito, perché eravamo in una delle fasi “ci siamo lasciati ma ci sentiamo lo stesso perché ci vogliamo tanto bene e non possiamo gettare nel water questa nostra lunga e bella storia d’ammmoorre”.
Però sapere che la tipa in questione era quella che lui, più volte, aveva definito “la cretina”, mi spiazzò.
A ripensarci, tuttavia, neanche più di tanto.
Le premesse c’erano.
E poi, chi disprezza compra…

Ho lottato, eh!, per non lasciarglielo.
Con il senno di poi, più per un senso di possesso che per vero amore.
Ma di fronte ad alcune sue (del Calesse) esternazioni, affermazioni, giustificazioni, elucubrazioni mentali, mi sono detta: “Per l’amor di Dio, se lo tenesse!”
I primi tempi da single, ho pregato che si lasciassero e che lui tornasse strisciando, di modo che io potessi pulire,sulla di lui schiena, le mie scarpe.
Poi, invece, dopo aver potuto, seppur in lontananza, constatare quanto lei sia acida, arpia e prepotente, gli auguro una lunga, lunghissima vita insieme.
Visto che si sono anche sposati.

Voilà!
Bella storia, vero?
Ribadisco che anche io ho le mie colpe. E me le prendo.
Sia chiaro, non contesto il fatto che un amore finisce. Capita. Spesso.
Contesto i modi con cui lo si fa finire.
Contesto le bugie, la disonestà, l’ipocrisia.
Contesto il suo portarmi allo sfinimento.
Contesto il suo tenermi legata a sé, invece di lasciarmi libera da subito.
Contesto la sua ennesima mancanza di attributi nel non riuscire a dirmi: “Non ti amo più”.
Contesto le ridicole frasi che le mie orecchie hanno dovuto ascoltare.

Ridicole frasi di cui, presto, avrete un saggio, perché sono veramente esilaranti.

5 commenti:

  1. Che dire... purtroppo il mondo maschile è pieno di calessi come il tuo... ti dico solo che in un caso analogo il promesso sposo di una mia amica, dopo immani tentennamenti e farfugliamentii, era riuscito a dirle "non ti amo più"... ma il giorno successivo, ha negato di averlo detto!!
    Ha asserito che per lui, figurati, potevano benissimo sposarsi, perchè mai e poi mai aveva pensato una cosa del genere, figuriamoci dirgliela!! Conclusione: si sono lasciati, lei ora ha una bella bambina di tre mesi, lui è andato in depressione, si crede David Bowie della bassa, e sta con una truccatrice di divi , che forse, se è brava, riesce a truccarlo da uomo vero!
    Sandra

    RispondiElimina
  2. Fantastico!

    Non ho capito il perché del sottotitolo "Epilogo": se l'hai messo per fare scherzetto alla prof, penso sia riuscito.

    Adesso sbavo in attesa della raccolta di quelle frasi; e credo che anche gli altri tre chiederanno la stessa cosa. Sono certo che saranno all'altezza delle prime parti del racconto.
    Non per affondare il coltello nella piaga (che mi pare sia rimarginata), ma la commedia ha prevalso sul tragico della vicenda. Se pensavi di suscitare commozione, ti deludo: mi sono divertito...
    E spero di continuare a farlo al seguito.

    RispondiElimina
  3. Sbavo anch'io.
    E per una che ha anche fatto la SSIS, ammetto che sopportare anche il Calesse mi pare impresa impossibile.
    E ora, le frasi!

    p.s.: parola di conferma "soarope"
    (che sta per soap opera)

    RispondiElimina
  4. brava coniglio!!!!

    lasciaglielo godere alla cretina... anzi che si godano a vicenda!
    fra cretini ci si trova bene!

    insomma un pallemosce è meglio perderlo, che... anche in questo modo!

    RispondiElimina
  5. @Sandra: altro bel Calesse ha trascinato, la tua amica! Comunque "la truccatrice che forse riesce a truccarlo da uomo vero" é veramente bellissima come immagine!

    @pietro: figurati, la ferita si è da tempo rimanrginata, perchè ad un certo punto, sul pseudo-amore, in me prevale una profonda dignità. L'intento era proprio quello di farvi divertire, perchè, credimi, dopo la sofferenza (perchè ho sofferto, non è che sono di ferro), ho razionalizzato ed analizzando la situazione ed i comportamenti, è venuto da ridere, moltissimo, anche a me! E ho riso di lui e della femmina che lo accompagna... Non sai neanche quanto...

    @la prof: in effetti SSIS e Calesse nello stesso periodo è stata una bella prova di sopravvivenza e resistanza.. Ma ne sono uscita vincitrice!

    @Itsas: ed hai ragione! Infatti spero che stiamo insieme per tanti, tantissimi anni, con il loro cervello in multiproprietà!

    RispondiElimina