venerdì 21 maggio 2010

Il Calesse - seguito

Colta da insonnia, lontana dall’ufficio, torno a parlare della mia fortissima miopia, visuale e mentale.
Quella che mi portò a scambiare il famoso Calesse per ben altro.
Ho parlato di un concorso che lui ha vinto. Non era chiaramente di bellezza.
Ho anche detto che non ho avuto nulla da ridire, e ci mancherebbe altro, sulla sua partecipazione.
Ciò che mi irritò, grandemente, fu un certo tramare tra il Calesse ed il di lui parentame…

Perché presto mi fu chiaro che tutto era stato ordito e deciso.
Non mi dilungherò sui particolari: Dirò solo che, dopo varie traversie, colloqui, telefonate, e-mail, incontri vis-a-vis con chi di dovere, il concorso si vinse. La sede si scelse. Nella città dove io non vorrei mai vivere e di cui, per amor di quiete, dirò solo l’iniziale: R. dove, casualmente, vivevano già diversi e stretti familiari.
Io ero stagliata sullo sfondo, relegata, soprattutto dai parenti, al ruolo di colei-che-dever-per-amor-seguire-l’uomo-che-vinse-posto-pubblico-a-tempo-indeterminato.
Ma i parenti, si sa, rompono le inferiori sfere, nonché i delicati equilibri di una coppia.

Ciò che fece a pezzi il mio fegato fu, piuttosto, l’atteggiamento del Calesse.
Quello di una persona prona ai voleri altrui, poco disposta al dialogo, relativamente all’argomento, perennemente trincerata, di fronte ad alcune mie legittime richieste (tipo: scusa, ma la sede che HAI scelto comporta il trasferimento nella stessa; ma non s’era detto che eventuali decisioni del genere le si prendeva insieme? E poi codesto agglomerato urbano, mi par di ricordare che non fosse neanche di tuo gradimento… fino a poco fa…), dietro ad un sorriso serafico e a quattro, immutabili parole: “Tranquilla, andrà tutto bene”.
Infatti s’è visto.

Devo ammettere che io ho il mio bel caratterino; che, forse, un’altra leggiadra fanciulla sarebbe stata più accomodante.
Io, di fronte a quest’ebete pupazzo, a questo disco rotto, sono diventata una iena.
Gradualmente, però.
Dapprima, infatti, ho provato a parlare con calma e delicatezza, come ad un bimbo scemo, dicendogli, tipo cantilena: “Mio dolce miele d’acacia, mia zuccherosissima caramella, visto che si è anche parlato di matrimonio, non sarebbe il caso, orsetto gommoso del mio cuore, decidere insieme dove si vivrà? No, perché, sai, mi dovrei organizzare…”
La risposta era, costantemente, quella summenzionata.

Quando una storia va a rotoli, la colpa non è mai di uno solo, ma di tutti e due.
Ed infatti, mi prendo, in toto, le mie responsabilità
Perché, dopo un po’, iniziai a diventare velenosa come un serpente e ad ogni suo “Tranquilla andrà tutto bene”, rispondevo con sempre maggior astio ed acidità, raggiungendo, a volte, picchi notevoli di sarcasmo.
Cosa che, lo ammetto, non contribuì a distendere il clima tra di noi.

In effetti, quando il Calesse partì per i sei mesi di corso comune a tutti i profili richiesti dal concorso, noi eravamo ancora una coppia, in crisi, certo, ma decisa a provare ad andare avanti, ancora convinta di esser legata dall’amore, seppur un tantino sfilacciato.

Il corso, però, era frequentato da 80 persone che si sono trovate a seguire lezioni, studiare, mangiare, bere, dormire insieme per 5 giorni a settimana.
In questo contesto fece la sua apparizione un inquietante personaggio, del quale io sentivo solo la voce stridula durante le telefonate quotidiane al Calesse corsista, ma che scoprii presto essere femmina stronza e bastarda.
… Ed il resto al prossimo post, giurandovi che sarà l’ultimo sull’argomento.. Forse…

5 commenti:

  1. aaahhiiaaaa

    agge capiiiit.....

    'o infamoooon.....

    che tristezza, però...
    ma non ti sarai arresa subito, no?

    se 'o vedemo, io e pietro je menamo de brutto ar calessino de li mortacci sua...

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  2. Parto dal commento di Itsas.

    @ Itsas: stamo bboni fin che il racconto finisce, tra sei/sette puntate; se manca il Calesse, sarebbe come vedere un western con solo i buoni senza i cattivi.

    @ coniglioecc.: il commento su tutto l'insieme alla fine della storia, come detto a Itsas, fra sette/otto puntate.
    L'identità del Calesse sarà difficile da scoprire, nelle nove/dieci puntate previste.
    Sto cercando invece di scoprire, per ora, la città oggetto della tua repulsione, e sono prossimo alla soluzione del primo quesito. Ho solo da setacciare 401 paesi (italiani); trovata la città, il cerchio si stringerà alla ricerca del lombrico, in base alla dettagliata descrizione fatta nella prima parte.

    Ma davvero tu, a un bimbo scemo, rivolgesti quelle espressioni crem-caramel?

    Alla fine delle undici/dodici puntate del calesse-story passa direttamente alle esperienze teatrali: mi sa che anche lì ne leggeremo delle belle!

    @ ancora Itsas: non ti parlo di stasera; sento che, già di prima mattina, la tensione ti ha fatto ingoiare lo spazzolino da denti; prima di stasera, se non ti calmi, finirai per ingoiare anche questi.

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  3. Pietro
    saggio compagno di blog, l'ultimo tuo paragrafo mi descrive perfettamente, lo so che non ci si crede, ma stanotte non ho dormito...
    può darsi sia la frittata agli asparagi di mia moglie, ma forse è qualcos'altro...

    intanto stimoliamo coniglio a non finire la storia al prossimo appuntamento come ha minacciato...
    come dice pietro, vanno bene sette/otto puntate...

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  4. Mi auguro che i tuoi denti, innocenti possibili vittime di una giustificata tensione, si siano salvati. Sono veramente felice della magnifica vittoria, e, come ho scritto altrove, accidenti a mal di denti a chiunque non condivida.

    @ coniglietta: perdona l'intrusione, ma la felicità degli amici va di pari passo con le tue altrettanto deliziose avventure.
    E non trovare scuse per distrarti.

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  5. Sì, però, non so... Anche lasciare tutto in sospeso così... Ecco, mi fa inquietare e agitare.
    Oggi devo spiegare la Grecia e gli aggettivi qualificativi, mica posso star lì a pensare al Calesse.

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