mercoledì 14 luglio 2010

Tiè!

Certo che se poi uno si sveglia, si lava, si veste, affronta il caldo tropicale (tra l’altro inusuale e destabilizzante, qui a L’Aquila, ma ormai ci aspettiamo di tutto, anche le piaghe d’Egitto), si discioglie al sole nella macchina arroventata, gira in tondo intorno alle 99 rotonde che hanno sostituito gli incroci e delle quali gli aquilani continuano a non capire le precedenze, rischiando impatti continui, supera le barriere architettoniche (cancello elettronico, porta con apertura a sensore, porta con maniglia, porta senza maniglia da aprire con le chiavi), strisciando il badge (e, prima di esso, causa costante distrazione, la tessera del supermercato, la carta d’identità elettronica ed il bancomat) un minuto dopo l’orario consentito ed entra in ufficio, già sconvolto e sudato, alle 8.31, trovando lì la responsabile di settore che gli dice: “Eh, brutte notizie… I contratti scaduti ai vostri colleghi non sono stati rinnovati, per ora, e non si sa se e quando verranno rinnovati. E comunque, buongiorno.”, ci resta veramente male.
Come ci sono rimasta io.
Perché il racconto di cui sopra è autobiografico.
Non vi avevo detto che sono precaria?
NO?
Strano… Credo proprio di averlo, se non detto apertamente, fatto velatamente intuire..

Sono precaria in P.A. e , per diventarlo, ho dovuto anche fare due concorsi.
Anzi no.
Per essere precisi, un concorso ed una procedura selettiva.
Dal 2005 oscillo tra proroghe e rinnovi.
Due anni e mezzo in un settore, poi stop al co.co.co.
Concorso per contratti a tempo determinato.
Pausa.
Anno di insegnamento (perché, mentre lavoravo ho ben pensato di sciropparmi la SSIS e poi l’abilitazione al sostegno)
Licenziata dalla scuola.
Richiamata in P.A.
Stesso settore?

NOOO! Ma scherziamo? Quel lavoro sapevo farlo ormai!
Vuoi mettere l’eccitazione e l’entusiasmo nell’imparare cose nuove?
Così si mantiene la mente giovane!
Destinata ad altro settore. Che non c’entra nulla con quello in cui sono stata, acquisendo anche una relativa professionalità.
Poi il sisma.
Ed in deroga all’emergenza, sono stati passati a tempi indeterminato cani precari e porci precari in ogni dove.
Ma non da noi.
Il mio solito culo. E quello di tutti i precari dell’Ente.

E poi, questa mattina, la bella notizia per bocca della “coordinatrice responsabile del procedimento”.
Mah.
Dico solo che, sbattendomene altamente di tutto, visto che 22 secondi sono bastati per stravolgere il mio mondo, facendomi sopravvivere, mentre a pochi metri da me, 30 persone stavano morendo, questa vita me la voglio godere, in barba ai problemi, alle ansie, alle preoccupazioni, e, dopo essere andata, a giugno, a Salerno a vedere l’”Elisir d’amore”, con un cast strepitoso e tre fantastiche amiche, a fine luglio me ne vado sulle colline riminesi a fare uno stage di teatro di una settimana, avendo come insegnanti due attori bravissimi, nonché persone straordinarie: Alessandro ed Alfredo.
Tiè!

2 commenti:

  1. La conferma che al peggio non c'è fine.
    Ho esaurito il dizionario e anche l'enciclopedia: non ho più parole né per consolarti né per incoraggiarti.

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  2. è il giusto modo di reagire alle avversità
    cominciare qualcosa di nuovo
    che ti dia nuovo entusiasmo
    soprattutto che ti piaccia
    adesso pensa solo a te stessa
    i problemi lasciali per un po' fuori dalla porta (anche se scassata e fuori dal marco)
    in bocca al lupo e facci sapere come va

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