giovedì 15 luglio 2010

Dimentico.

Ci sono istanti, minuti, ore, a volte persino giorni, in cui mi capita di dimenticare.
Dimenticare quello che è successo.
E’ assurdo, lo so. Ma mi succede.
Mi viene spontaneo pensare, per esempio: “Ora vado nel tale negozio”, per poi rendermi conto che quel negozio non c’è più, oppure è da un’altra parte.
Qualche giorno fa, per dire, dopo una serata con gli amici, mi è capitato di entrare un macchina e dirigermi verso casa, invece che verso C.A.S.A., e, solo alla fine, ricordare che lì non ci potevo andare.
Dimentico anche che qualche amico non c’è più.
E quindi, se passo allo chalet, mi aspetto di vedere Riccardo che beve una coca cola, ma ovviamente non c’è e mi domando dov’è.
Di Noemi, con la quale ho condiviso gli anni di università e gli studi teatrali, ho ancora il numero di cellulare, ed in testa le sue parole: “Chiamami, così vieni a vedere quel che faccio con il mio gruppo i teatro e vieni a darmi una mano!”, ed alle volte mi dico: “Devo chiamarla!”
Il cervello mi fa strani scherzi.
Oppure cerca di salvaguardare la mia integrità psicologica.
Questo ancora non mi è chiaro.

Quello che, invece, è lampante, è l’enorme caos di determine, leggi, leggine, leggiucce, moduli, moduletti, scartoffie, lacci e lacciuoli burocratici nei quali occorre districarsi per poter capire quando e come, ma io dico anche SE, riavremo le nostre case e la nostra città.
Esce un’ordinanza al giorno.
Alcune francamente assurde.
Il Comune dice che le linee guida arrivano dal Governo.
Il Governo dice che loro hanno fatto tantissimo e che ora tocca agli Enti Locali.
Il Comune dice che i soldi non ci sono.
Il Governo dice che i soldi ci sono ed il Comune non li sa amministrare.
Il Comune, insieme alla cittadinanza, manifesta
Il Governo, per mano della polizia, manganella.

Io dico che mi so rutt i ball.
Che ho bisogno di leggerezza
Che ho bisogno di allegria
Che ho bisogno di ritrovarmi
Che ho bisogno di staccare la spina.
Che ho bisogno di un altro abbraccio dei suoi.
Che vorrei non aver bisogno.

4 commenti:

  1. Dimenticare è una medicina indispensabile per continuare a vivere.
    Basta non dimenticarsi le colpe dei responsabili.

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  2. in realtà non si dimentica...
    si mette solo da parte e prima o poi ritorna fuori,
    anche senza volerlo,
    soprattutto senza volerlo,
    quando sei più debole perché distratta da altre cose
    e tornano in mente le parole, i sorrisi, gli occhi di chi ti sono stati vicini
    e purtroppo anche le bugie, le risate ingorde, le violenze di quei maledetti dalla storia...
    io non sono "lui", ma un abbraccio virtuale te lo do lo stesso!

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  3. Adversus Perboni: 'ricordare' è la medicina per continuare a vivere.
    Ricordare non vuol dire ricordare solo i fatti negativi della vita, talvolta atroci, come è il tuo caso attuale.
    Ricordare deve solo avere il significato del verbo: ricordare.
    E vuol dire andare indietro, indietro nel tempo.
    Ed è in quel tempo passato, che il ricordo ti consente di rivivere quello che è stato buono e quello che lo è stato meno.
    Vedi, Paola, io non sono in grado di fare leggi "ad personam", e, lo dico sinceramente, Dio mi fulminasse se dovessi essere nelle condizioni di emetterle.
    Però ho i miei ricordi "ad personam".
    Ti posso assicurare che non sono ricordi di felicità. Ma li tengo stretti, non li respingo, non li rigetto: sono i MIEI ricordi, fanno parte della mia vita, senza di loro sarei monco, cieco, storpio. Senza di loro la mia vita sarebbe una mezza vita; sarebbe bello 'ricordare' solo le cose belle, poche, che la vita ti dà. Anche quelle meno belle, perfino dolorose, fanno parte del tuo bagaglio.
    Del tuo bagaglio, della tua vita.
    Certo, in questo bagaglio ci sono anche i responsabili accennati da Perboni.
    I tuoi ricordi devono, giustamente, comprendere anche questi miserabili.
    Non ti dico: dimenticali!
    Ti dico: ricordali, ma ricordali con tutti gli altri ricordi.
    Se, tra questi ricordi, ce n'è uno, o più di uno, positivo, trova la forza di sovrapporlo a questo, e altri, supernegativi.
    E' in questa operazione che troverai la forza di andare avanti.
    Se inverti il peso dei ricordi, la tentazione di chiudere baracca avrà il sopravvento.
    E non è il caso di una cazzuta come te.

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  4. Col tempo ho sviluppato inconsapevolmente un'amnesia protettiva per non permettere al ricordo di un dolore di essere ancora doloroso. Ma il sollievo è sempre momentaneo e alla lunga non aiuta perchè le suole delle scarpe conservano la polvere delle strade già percorse e come ha detto Pietro quella polvere è fatta di ricordi bui, ma anche di momenti di luce.

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