martedì 13 aprile 2010

Nervosa

Sarà che, dopo tutto questo tempo, la pazienza si è pure esaurita, il livello di stress psico-fisico è ai massimi storici e la stanchezza è ormai padrona del mio essere, ma veramente non ne posso più.
Di chi?
Di chi blatera a vanvera che tutto va bene, di chi, fino al 5 aprile continuava a dire che a L’Aquila non c’era niente ed era una città morta (cosa inesatta, tra l’altro) ed ora gira con maglie, magliette e felpe con su stampigliato “I love AQ”, in tutti i colori e le dimensioni, sbandierando al mondo la sua “aquilanità”, di chi si sveglia la mattina, si sente di colpo giornalista, e scrive, sulla stampa locale, sterili critiche dell’operato altrui (sterili poiché costituite, esclusivamente, della pars destruens, e monche, pertanto, di quella costruens, che tanto sarebbe utile, invece), di chi vive qui con due fette di prosciutto davanti agli occhi, di coloro che non vogliono capire le nostre, o, forse, questo punto dovrei dire mie, ragioni.
Un esempio?
Il progetto C.A.S.E.
Se provo a dire che gli appalti sono stati dati all’amico dell’amico degli amici che ha presentato dei prezzi assurdi (oh, ma scusate, ho usato un termine tecnico, in gergo comune si tratta di “appalti in deroga all’emergenza”), cosa che potrebbe non essere grave, se fossero stati spesi soldi di un privato miliardario per la sua stratosferica villa, ma che lo diventa nel momento in cui si utilizza DENARO PUBBLICO, mi sento rispondere “Ma che volevi, un container? E poi ti sembra questo il modo di ringraziare la Protezione Civile per quello che ha fatto?”.
E’ lì che mi rendo conto che il dialogo è difficilissimo.
Vorrei spiegare, infatti, che tra il container e le C.A.S.E. da 2700 euro al mq, c’è tutta una raggiera di soluzioni intermedie che non sono neanche state prese in considerazione e che avrebbero consentito di risparmiare denaro che poteva essere investito nel recupero di case poco danneggiate, in modo da far rientrare i proprietari che, particolare spesso dimenticato, sono ancora in costa o in alberghi del circondario, a spese dello Stato. Per dire.
Vorrei spiegare, inoltre, che io stimo e ringrazio tutti i giorni mentalmente, i volontari della Protezione Civile, che hanno abbandonato per un periodo di tempo le loro vite e sono venuti, da tutta Italia ad aiutarci, a costruire e gestire i campi, a confortarci, a farci ridere, a portare i primi soccorsi, a scavare per cercare i nostri morti, a piangerli insieme a noi, ma che ritengo, tuttavia, sbagliate alcune scelte dei vertici della stessa (quante saranno? 10 persone? 15?). Non credo ci sia nulla di male in questo.
Per esempio, sono inferocita con il vice di Bertolaso, De Bernardinis, che, in occasione della riunione della “Commissione Grandi Rischi”, convocata, il 31 marzo 2009, perché, da mesi, ormai, qui si ballava quotidianamente, liquidò le preoccupazioni del sindaco (che aveva richiesto lo stato di allerta ed emergenza per la città) con una frase da incorniciare: “Dormite tranquilli nelle vostre case, bevete un bel bicchiere di Montepulciano D’Abruzzo. Tutte queste scosse sono indice del fatto che la terra libera l’energia un po’ alla volta. Non c’è da preoccuparsi”. I terremoti non si possono prevedere, è vero, ma neanche escludere categoricamente.
Chi si è fidato, è morto nel suo letto, in pigiama.
Meno male che qualcuno non si è fidato ed ha dormito in macchina.
Meno male che qualcun altro ha avuto culo e la sua casa ha retto per il tempo di fuga.

Meno male. Ma c’è tanta amarezza.

E poi oggi sono nervosa. Sarà perché anche questa notte la terra si è mossa a 10.8 km di profondità, con magnitudo 2.6 ed io non ho bottiglie di Montepulciano D’Abruzzo da stappare.

3 commenti:

  1. Le bottiglie di vino non è necessario stapparle. A questo De Bernardinis si potrebbero inserire in corpo ancora tappate.
    E non dalla bocca.

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  2. Bravo Perboni, concordo. Ma allargherei il novero dei riceventi, che supera parecchio i 10/15 ipotizzati dal coniglio. Ho l'impressione che ci sia ancora gentaglia che continua a sghignazzare e a fregarsi le mani, non più al telefono, poiché la furbizia si affina con le esperienze precedenti. Alla puzza pare che a lungo andare ci si abitui; alla puzza di carogne non ci si può e non ci si deve abituare.

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  3. Aggiunta al precedente.
    Comunque inserire bottiglie di Montepulciano d'Abruzzo vergini mi pare uno spreco, anche perché quella gente non le saprebbe apprezzare, nonostante abbia la bocca identica alla parte di cui trattiamo. Secondo me andrebbero bene anche quelli che vengono detti panettoni, quelli in cemento che delimitano il transito ai mezzi semoventi nelle grandi città. In mancanza, anche le pietre miliari potrebbero andare bene, tanto nessuno le guarda più. Lo scopo sarebbe raggiunto senza sprecare quel ben di Dio che è il vino abruzzese.

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