venerdì 16 aprile 2010

Giornali

Mi sento come un vecchio giornale accartocciato. Come quelli che, non so, per esempio, sono stati utilizzati per avvolgere le uova fresche, quelle comprate al mercato. Oppure quelli con i quali si è pulito lo specchio, il vetro di una finestra. O come quelli appallottolati, pronti per essere gettati, ma che, con un ultimo colpo di vento, che somiglia tanto ad un dispetto del destino, vengono scaraventati nell’aria e sballotati qui e là. Che può sembrare un simbolo di grande libertà, e invece è un sintomo di impotenza di fronte alla sorte. Perché libero è chi decide quando e dove andare.

Qui, invece, non mi sento libera di fare niente. Tranne scrivere.
Qui i percorsi sono obbligati, perché dove vorrei andare, nei vicoli della mia città, nei negozi, nei monumenti, in quelle stradine così strette ed accoglienti, è tutto chiuso, transennato, militarizzato, controllato. Pericolante.

Pericolante. Sì. Cadente. Perché qui il terremoto, anche a distanza di un anno, anche se con tenui scosse, continua a fare danni.
Piccoli danni impercettibili e costanti.
Anche dentro di me.
Di noi.

Ma ormai siamo una notizia vecchia.
Non serviamo più.
Con noi hanno avvolto uova, pulito specchi e vetri, ci hanno appallottolato per buttarci nella differenziata.

I giornali nuovi dicono che va tutto bene.
Il terremoto, quello quotidiano, quello vissuto ogni istante, è tutto nostro.

5 commenti:

  1. bella metafora, la tua...
    bella davvero...
    ma è difficle cercare di darti un po' di consolazione...

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  2. Cara coniglio, se i giornali dicono che tutto va bene (completato da: madama la marchesa) perché tu, coniglia di poca fede, metti velatamente in dubbio lo stampato?
    Una volta, ante TV, l'imprimatur alle notizie (divulgate al bar, dal barbiere, alle poste, in banca, insomma dovunque ci fossero assembramenti superiori alle due persone) era dato dal timbro: "C'è sul giornale", che chiudeva la bocca ai dubbiosi.
    Poi, molto poi, venne la TV, e il timbro a ceralacca passò ai TG: l'hanno detto al telegiornale, quindi DEVE essere vero.
    Per dire: se a Torino, da sempre, vuoi La Stampa, ma non vuoi citare quel giornale, chiedi La Bugiarda e avrai la tua copia de La Stampa. Se poi vuoi dimostrare che sai le lingue, chiedila in piemontese: si dice "la busiarda" con la "u" francese, e pare che faccia molto figo.
    Orbene, per conquistare un simile appellativo, risalente a più di un secolo fa, qualche motivo ci sarà: magari non tutto quello che scrive è plateale bugiarderia, ma qualcosa ogni tanto deve aver sballato.
    Una volta questi errori nelle notizie venivano poi rettificati con frasi tipo: a causa di un "refuso" la notizia pubblicata ieri ecc. ecc. ... ce ne scusiamo con i lettori. Tanto sapevano che pochi lettori sono a conoscenza che un refuso può riguardare una vocale o una consonante, uno scambio tra maschile e femminile, una virgola o un punto mal piazzati, o comunque errori di battitura che magari falsavano il senso del discorso: le notizie fasulle non erano refusi ma vaccate, sbandate... quando non veri e propri falsi. (Di recente, il buon Feltri ne ha dato un esempio: ha buttato il sasso, ha rettificato, si è scusato col diretto interessato; ma il danno arrecato non è più sanabile. Se non conosci la vicenda, vedi sul web alla voce Feltri-Boffo, e sarai illuminata).
    Se leggi fino alla fine questo post, prendi atto che, come Itsas, non so proprio come consolarti, sia per il terremoto fisico che quotidianamente vi terrorizza, sia, e forse soprattutto, per le puttanate che dovete ingoiare giorno dopo giorno, in nome di una politica che applica alla lettera la pratica suggerita, mi pare da Machiavelli, che recita: se non puoi o non vuoi risolvere un problema nascondilo il più possibile, occhio non vede cuore non duole. Vedrai che il problema entro pochi secoli si risolverà da solo.
    Preciso che l'esempio de La Stampa è casuale (ma se conosci qualcuno a Torino ti confermerà l'appellativo di quel giornale); va da sé che le notizie, quelle date e quelle non date, o date in certo modo, fanno parte di un sistema generale dell'informazione, di tutte le forme di informazione, e se ti permetti di dubitarne o di contestarle rischi pure una querela per lesa notizia.
    Chiudo e ciao.

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  3. Terribile, ma bello, l'esempio de "la busiarda".
    Nessuna consolazione, ma sappi che non tutti hanno dimenticato, e ancora si indignano per le bugie e per l'ottusità di chi crede alle bugie senza aver visto, senza aver toccato la verità.
    Coraggio.

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  4. Meno male che ci siete voi!!
    Ed ho usato la metafora dei giornali, perchè, per quanto riguarda la tv, sarei talmente velenosa, da seccare tutto il blog!
    Specialmente dopo l'ultimo "Porta a Porta" (in faccia al conduttore) con argomento "L'Aquila", con Vespa che, ad ogni tentativo di razionalizzare, analizzare, cercare soluzioni, rispondeva con "Preferivate stare nei container?".
    Come se il nocciolo della questione fosse C.A.S.E. vs container.
    Ho dovuto spegnere o mi sarebbe venuto un travaso di bile!
    E dire che Vespa sbandiera al mondo di essere aquilano! Ma tacesse, almeno, le sue origini, che ci fa più bella figura!

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  5. Le cittadinanze si danno per meriti, e si tolgono per manifesta indegnità. Le origini si sbandierano con la convenienza del momento. E il personaggio Vespa, con questa manifestazione di aquilanità in questo specifico momento, conferma solo la sua conosciuta, e giustamente disprezzata, viscidità.
    Non ti curar di lui, e passa oltre.

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