martedì 6 aprile 2010

6 aprile 2010

Non ho pianto.
Vorrei poter dire che non ho più lacrime.
Ma così non è. Perché tante ne ho versate e ne continuo a versare, anche nelle situazioni più impensate
Anche davanti ad un film, o mentre leggo un racconto, o guardo una foto particolarmente bella.
Eppure ieri niente. Nemmeno una.
Mentre la lenta, lunga, silenziosa, accorata, dignitosa, dolorosa, composta e compatta fiaccolata illuminava il nostro centro storico ed il suo attuale, triste volto, io avevo gli occhi e le guance asciutte.
Non so perché.
Forse perché i 308 motivi per piangere erano e sono veramente tanti. Troppi.
O perché, in realtà, i motivi sono molti di più e ci hanno lasciato morendo di crepacuore in questi mesi, di ferite troppo gravi, di tristezza e malinconia. Motivi anziani, nella maggior parte dei casi, che non ce l’hanno fatta a vivere in una realtà così spezzata, assurda, stravolta.
Forse perché mi sono accorta che cerco, mi sforzo di non ricordare quegli istanti, il boato, il tremito che ci ha immobilizzato, il terrore, la fuga, le urla, la polvere, i calcinacci, il buio, la ricerca di parenti ed amici, i cellulari senza campo, le sirene, le ambulanze, la consapevolezza, maturata di ora in ora, in quei due giorni passati in sette, con tre coperte, dentro una macchina, che quello che ci stava capitando era una tragedia, delle cui dimensioni ancora non avevamo idea, ma che, iniziavamo a capire, era grande, più grande di noi.
E invece, per quanto impegno ci metta, non dimentico.
Ed il dolore è tale, da paralizzare le mie lacrime.
Questa notte non ho dormito.
E con me non hanno dormito 25.000 persone.
25.000 anime straziate.
25.000 silenti sopravvissuti
25.000 scippati delle proprie certezze.
25.000 riuniti in Piazza Duomo, che non poteva contenerli.
Non ho pianto perché era troppo il silenzio, quasi a controbilanciare tutto il rumore, nella notte di un anno fa.
Alle 3.32, gli uni vicino agli altri, 25.000 esseri umani accorati tacevano.
Soltanto 308 rintocchi di campane, dalla chiesa squarciata delle Anime Sante, che sono stati, per me, come 308 pugni in pieno stomaco.
E non ho pianto.
Non so perché.

2 commenti:

  1. Ci sono tanti modi di piangere, anche senza lacrime, quando il dolore è troppo lacerante.
    Un abbraccio, col cuore
    Nicoletta

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  2. le lacrime che ti sgorgano dentro sono quelle che fanno più male,
    quelle che non passano mai,
    quelle che cerchi di asciugare, ma sai che non ci riuscirai
    per lo meno non tanto presto

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