domenica 30 agosto 2009

Vorrei raccontare

Vorrei raccontare di come Celestino V istituì la Bolla del Perdono nel 1294 e di come, per l’epoca, fu un’enorme rivoluzione, perché faceva cadere la consolidata abitudine di pagare il clero per ottenere il perdono dai propri peccati, perché l’indulgenza si poteva ottenere semplicemente attraversando la Porta Santa della Basilica di Collemaggio a L’Aquila il 28 e il 29 agosto di ogni anno.

Vorrei raccontare che questi giorni sono importantissimi per la mia città, perché diventa la capitale del perdono, dal momento che possiede l’unica Porta Santa al di fuori di Roma.

Vorrei raccontare di come, anche quest’anno, nonostante il devastante sisma che l’ha colpita, la mia città si è preparata all’evento, magari con più mestizia, in ricordo di chi, il 6 aprile non ha visto giorno e non potrà più attraversare la Porta Santa.

Vorrei raccontare le emozioni dei partecipanti al Corteo, tra i quali c’ero anche io, nell’attraversare un centro storico che soltanto l’anno scorso era pieno di vita e di gente che applaudiva, mentre quest’anno non risuonava altro che dei nostri passi, perché è ancora puntellato e ferito e mette quasi paura.

Vorrei raccontare di come i Vigili del Fuoco, i nostri angeli da sei mesi, hanno, con palpabile commozione, scortato la salma di Celestino, da loro recuperata all’interno della Basilica, dove riposava.

Vorrei raccontare di come si è sentita forte e avvolgente la presenza degli Aquilani che si sono mossi sia dalle tendopoli che dalla costa per salutare il loro Santo e la loro Basilica e di come, proprio per questo, si è sentita in maniera altrettanto forte, l’assenza di chi ci ha lasciato quella notte.

Vorrei raccontare quanto è forte, dignitosa, piena di risorse la mia gente, che non è scappata via, che, dal forzato esilio, torna ogni giorno in città a lavorare, che sta facendo ripartire le attività economiche e commerciali per cercare di far tornare tutti alla normalità.

Vorrei raccontare tutto questo.

Invece mi ritrovo a dire che ci sono anche Aquilani approfittatori. Persone che, nel sisma, non hanno perso niente ed invece di andare incontro a concittadini che non hanno più nulla, vogliono guadagnarci su, con gli affitti, per esempio.

Perché io sono un coniglio sulla costa, che sta cercando di tornare lupo e che, ora, con la propria abitazione classificata E in zona rossa (tradotto per i non aquilani, casa completamente inagibile nella zona in cui non è permesso entrare, poiché pericolosa), non ha, in città, un solo misero appoggio per posare le stanche membra e sta cercando un appartamento dove andare ad abitare.

Ecco, questo coniglio ha visitato catapecchie fatiscenti da 900 euro al mese, ma soprattutto si è sentito proporre un affitto di 1400 euro al mese da una famiglia che ha casa classificata A (cioè che non ha subito danni ed è abitabile da subito) dove sta, per l’appunto, abitando, per un appartamento, il secondo di loro proprietà, sempre A, stupendo, per carità.

Il punto non sono i 1400 euro al mese (che sono comunque tanti per tutti, ma a maggior ragione per persone che avevano una casa di proprietà), quanto il fatto che il 5 aprile lo stesso appartamento era affittato a 800 euro.

Infatti.
Il punto è proprio questo.
800 euro il 5 aprile
1400 euro ora.

Alcuni Aquilani, provvisti non solo di prima casa agibile, ma anche di ulteriori da affittare, hanno la faccia di chiedere ad altri Aquilani, che hanno peso molto, quasi il doppio rispetto al periodo precedente al sisma.
Non è una cosa bella.

Ed io mi auguro, con tutto il cuore, che i soldi in più che gli rientrano, dovuti alle disgrazie ed alle perdite altrui, vengano tutti utilizzati per medicine.

Tutti.

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