mercoledì 19 agosto 2009

Angoscia

Prendo l’autobus delle sette e un quarto per venire da Pescara a L’Aquila. A quell’ora sono già al mio terzo caffè con conseguente terza sigaretta.
Quando arrivo in “ufficio”,alle nove e venti, il numero dei caffè è aumentato di una unità. Quello delle sigarette di due.
Sono candidata alla gastrite, all’ictus, all’invecchiamento precoce della pelle, al cancro.
O a tutte queste cose insieme.

Ma non è questo il motivo della mia angoscia. Figuriamoci.

Motivi della mia angoscia sono:
- il fatto che, quando entro in “ufficio” vengo a scoprire che, con un colpo di genio dell’ultimo momento, i colleghi hanno preso le ferie lasciandomi in mezzo al nulla, dal momento che coloro i quali dovevano mandarci i dati da inserire e che stiamo pregando, implorando senza dignità, da più o meno due mesi di inviarli, ovviamente non l’hanno fatto, pertanto il lavoro è bloccato ed io non ho niente da fare se non cercare di estorcere il giornalino del sudoku all’usciere
-la consapevolezza che questa mattina poteva essere impiegata in maniera più produttiva, ad esempio dormendo, viste le scure occhiaie, segno di poco riposo, che mi ritrovo sempre più profonde ogni giorno e che tento invano di mascherare con occhiali da sole e trucco da viados
-i mancati incontri con gli amici che hanno, per forza di cose, orari non conciliabili con i tuoi e la solitudine che da ciò deriva
-la mia casa che, di scossa in scossa, scivola verso il basso e non si può più passare dalle scale, quindi per togliere i mobili saranno cazzi molto, molto amari
-la precarietà di ogni sistemazione da qui a più o meno tre anni (a voler essere ottimisti) durante i quali non potrò dire di praticamente nulla: “Questo mi appartiene”
- le lacrime che a volte non riesco a trattenere, e Dio solo sa se lo vorrei, perché stringo le mani sperando di afferrare qualcosa ed invece restano desolatamente vuote
-la delusione nei confronti di una persona che, come tutti, del resto, quindi, fondamentalmente, di che mi sorprendo?, i primi tempi era tutta trepidazione e preoccupazione, mentre ora che gli ho chiesto un aiuto concreto, si è chiusa in un mutismo senza spiegazione.

Per dire.

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