giovedì 6 agosto 2009

Rotture

Ieri mattina si è rotto l’autobus dell’Arpa (autolinee regionali pubbliche abruzzesi), quello che dalla costa ci porta a lavorare a L’Aquila. Neanche tanto a sorpresa per la verità. Perché già durante il viaggio si erano manifestati, dal retro del pullman, sinistri presagi sotto forma di fumo grigio che ha, via via, assunto tonalità sempre più cupe fino a raggiungere la nuance nera….
Insomma, siamo rimasti bloccati all’altezza di San Gregorio (il paese, non il santo), con magno e manifesto disappunto di tutti noi, visto che, rarità assoluta, stavamo per arrivare puntuali al Terminal, giusto in tempo per prendere le varie coincidenze con gli autobus metropolitani, che ci avrebbero distribuito nei provvisori (nel mio caso in tutti i sensi) e sbattutissimi posti di lavoro.
E così ci siamo ritrovati come pecore a pascolare lungo la statale, accendendo sigarette in comitiva (tanto per… prima del 6 aprila alle 3.32 io avevo, con fatica, smesso di fumare, ora sarei capace di uccidere per due miseri sporchi tiri, anche vicini al filtro.. spero di aver reso l’idea), masticando bestemmie e maledicendo l’avversa sorte che, francamente, si sta accanendo con una veemenza a dir poco ingiustificata.
Bon.
Dopo la vana speranza accesa dall’autista al grido di: “Salite, salite, abbiamo risolto!”, stroncata due minuti dopo dallo stesso, con un repentino: “No, no scendete!”, è venuto in nostro soccorso un altro mezzo che ci ha caricato e portato nei luoghi deputati al travaglio (in senso letterale, figurato e metaforico) con l’impercettibile ritardo di UN’ORA.

Se vi dico quello che è successo oggi non ci credete. Ma giuro che è vero.
Il mezzo Arpa ci ha portato al terminal senza inconvenienti e lì, tra i tanti autobus AMA (Azienda Municipalizzata Aquilana) che potevano avere problemi, indovinate un po’ qual era quello sotto le mani di un solerte ed affaccendatissimo meccanico?
Il numero 80. QUELLO CHE DOVEVO PRENDERE IO.
Mi è venuto da piangere, sinceramente. Non l’ho fatto per mantenere una parvenza di dignità.

In tutto ciò, mi viene comunque da pensare che, per lo meno, gli autobus si rompono a turni e/o a giorni alterni.
Io mi rompo tutti i santi giorni che Dio manda in terra, dal 6 aprile a questa parte, e con me svariate decine di migliaia i conigli sulla coste e lupi nelle tende, cani nelle cucce e gatti al guinzaglio. Tutti aquilani, però, e tutti in difficoltà.

Non lo auguro neanche al mio peggior nemico, che, peraltro, non ho.

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