giovedì 31 dicembre 2009

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Oggi sono molto triste.
Sono triste perché ieri pomeriggio sono andata a fare un giro nel centro storico della mia città con un amico, perché ho camminato, per raggiungere la Piazza, per corso Federico II, un corso buio come la mezzanotte ed ingabbiato come un uccellino, talmente deserto che i miei passi ed il clik della macchinetta digitale sembravano rumorosi boati, così deprivato delle sue moltissime attività commerciali e professionali da risultare un pietoso monumento a ciò che è stato, tanto ferito ed offeso da far pensare che non guarirà mai più.
Sono triste perché sento in televisione che qui va a gonfie vele, che, per la messa di Natale, la Basilica di Collemaggio è stata completamente restaurata, mentre il realtà è stata completamente puntellata, ed è ben diverso, che siamo tutti sistemati nelle C.A.S.E. e non è così, che L’Aquila torna a volare, mentre invece sta cercando di rialzarsi e fa fatica.
Sono triste perché mi rendo conto che chi non vive qui non potrà mai capire tutto questo e, se ci lamentiamo, ci bollerà come una massa di ingrati. Anzi già lo fa.
Sono triste perché molti visi non li rivedrò più, perché mi accorgo che siamo traumatizzati a vita, dal momento che, spesso, ci troviamo a parlare di quella notte e, ogni volta, affiorano alla memoria ed alle labbra, sempre maggiori e dettagliati particolari, che non dimenticheremo mai. Uno su tutti, il rumore precedente alla scossa, la voce della terra che non auguro a nessuno di sentire nella vita. Lo porteremo sempre nelle orecchie
Sono triste perché, anche se mi accadono cose belle, non riesco a gioire.
Ma la cosa che mi rende più triste è che quest’anno nero sta scivolando via ed io neanche spero che il prossimo sia migliore.

Buon anno a tutti voi.

2 commenti:

  1. Buon anno a te, con tutto il cuore!

    Una mia cara amica di Gemona, quindi ex terremotata, mi ha confidato che la paura e gli altri stati d'animo vissuti durante il terremoto sono indelebilmente rimasti nella sua memoria, terribilmente "presenti" anche se sono passati quarant'anni. Quel rumore, quella notte e quei giorni saranno sempre nella tua vita, ma a poco a poco tornerai ad apprezzare le cose belle che sicuramente ti accadranno, anche se in questo momento non riesci a non vedere nero.
    Quanto a ciò che i media riferiscono, io ho smesso da un bel po' di credere a tutto ciò che viene detto. E non credo di essere l'unica. Dicono che la storia sia maestra di vita e io, che la storia un poco l'ho studiata e so bene cosa sia la "fabbrica del consenso", ho oscure sensazioni di déjà vu.
    Io, per mia fortuna, non sono stata travolta da profonde tragedie come è capitato a te, ma convivo con piccoli drammi personali che amareggiano la mia esistenza; temo che nel futuro cambi ben poco, ma, ciononostante, mi ostino a sperare con tutte le mie forze che il prossimo anno sia migliore di quello passato. Forse in questo momento dell'anno in cui tutti devono essere pieni d'amore, gai e felicemente spenderecci, il vuoto, il dolore e la solitudine si fanno più acuti. Ma se non mi sorreggesse almeno questa speranza, la vita perderebbe di senso.
    Ti auguro di ritrovare questa speranza e di riappropriarti della tua vita.

    Scusa la lunga chiacchierata. Un abbraccio con affettuosa simpatia.
    Nicoletta

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  2. Eh già, cara Nicoletta, questa strategia del consenso ricorda qualcosa anche a me...
    Capisco benissimo la tua amica di Gemona, paese dove sono stata e che, per fortuna, è stato ben ricostruito. Spero che, pur tra molti anni, si possa dire lo stesso della mia città, dove la situazione è di più difficile soluzione, solo per una questione di dimensioni.
    Speriamo bene. Noi qui cerchiamo di mettercela tutta.
    Grazie per gli affettuosi auguri, che ricambio

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