martedì 20 ottobre 2009

Nuove professioni

“Muro del pianto forzato”, “consolatore degli pseudo-afflitti”, “spalla a cui appoggiarsi anche quando tutto va bene, ma dobbiamo ugualmente dire che va male perché sennò pare brutto”.
Queste sono tutte nuove professioni (tanto, da più parti, viene proclamato a gran voce che, di questi tempi, il lavoro ce lo dobbiamo inventare) che potrei inserire nel curriculum vitae, anche e soprattutto avendo maturato una discreta e pluriennale esperienza.
Sarà perché non amo parlare dei miei guai e quindi sono sempre l’allegra buontempona, sarà perché ho la faccia buona (e che il fatto mi procuri disagi l’ha intuito il mio stupendo parrucchiere, che, da tre mesi, sforbicia i miei capelli in tagli battaglieri, dando al mio viso quel tocco aggressivo che, a suo dire, non guasta, ma che, purtroppo, all’atto pratico, ancora non da il risultato sperato, cioè non consentire a chicchessia di lacrimarmi addosso, raccontandomi la sua tristissima, sfortunata esistenza), sarà perché dico pochissimi no, ma da sempre, chiunque, parenti, amici, conoscenti e, da non credere, a volte anche sconosciuti, si sente autorizzato a lamentarsi con me di tutto, dal lavoro, al tempo, dal governo (di ladri, buffoni, malandrini, truffatori… ma chi cazzo li ha votati???) ai trasporti, dalla sua vita privata, a quella privata (ma di cui sono a conoscenza) degli altri.
Per carità, va bene, sono a disposizione.
Però, francamente, c’è un limite a tutto.
In particolare dal 6 aprile.
Cazzo.
Un mio amico, che ha trovato lavoro sulla costa, per ora in prova, con buone probabilità di assunzione a tempo indeterminato (cioè, praticamente, è un miracolato) e che, a motivo di ciò, mette piede in città una tantum, per venire a vedere la situazione e recuperare qualcosa a casa, invece di baciare tutte le statue di Madonne e Cristi nelle quali si imbatte (ma fossi in lui, andrei a cercarle di persona in chiese, basiliche e santuari) e, calendario alla mano, ringraziare tutti i santi ivi menzionati, dal primo gennaio al 31 dicembre, attacca delle geremiadi infinite: che sta stressato, che si stanca, che il lavoro è bello ed i colleghi fantastici, ma lasciare tutto e ricominciare da capo è difficile, che non sa se se la sente, che comunque l’appartamento del Progetto C.A.S.E. (del quale ancora non ho avuto occasione di parlare) che potrebbero assegnare al suo nucleo familiare, probabilmente, ha una sola stanza e quindi lui, che dovrà affittare un monolocale nel pescarese dove, quasi sicuramente, dovrà restare, dovrà dormire su un divano-letto in soggiorno quando verrà a L’Aquila a trovare gli amici e i genitori, che sì, insomma, va bene il lavoro, meglio pagato del precedente, vanno bene i colleghi, tutti giovani, simpatici e deliziosamente disponibili, tuttavia la sua è pur sempre una grama vita.
Come la mia. Perché, nella sua visione, siamo accomunati dallo stesso iellato destino.
Se io gli obbietto che lui, insieme ad alcune categorie, quali gli affittuari aquilani con appartamenti agibili, le quattro pizzerie e gli altrettanti bar rimasti in piedi, gli imprenditori edili, è uno dei pochi ad aver migliorato la sua situazione economico-lavorativa, dopo il sisma, mi sento rispondere:
“E ci mancherebbe, dopo quello che MI è successo!”
Cosa gli sarà mai successo?
Su per giù quello che, su una popolazione di 80.000 abitanti (considerando i 49 comuni del “cratere”) è successo a circa 35.000: ha perso casa e lavoro.
L’ultimo, ci tengo a precisare, iniziato da poco meno di un mese prima del sisma, con contratto co.co.pro. di sei mesi.
Non per essere petulante, ma mi pare che il nuovo lavoro sia, e neanche di poco, migliore. Tra l’altro è a dieci minuti di macchina dal residence dove è sfollato.
Ora, come dicevo, io sono disponibile all’ascolto, al consiglio, alla consolazione.
Però ho fiducia, o avevo, che è più corretto, nella sensibilità delle persone che vengono a gemere e sospirare sulle mie spalle.
Perché dire a ME, che trascino fuori dal letto le mie già stanche membra alle cinque del mattino, faccio 20 km con la macchina, prendo un autobus che ci mette due ore ad arrivare in città e poi un altro, che ci mette un’ora per arrivare dove ci hanno scaraventato (più o meno a casa di Satana) e poi, dopo cinque ore in ufficio, fare il percorso inverso per tornare al residence dove sono sfollata, che LUI E’ STANCO, dire a ME, che sto lavorando in un ente pubblico part-time a tempo determinato dopo due concorsi (non colloqui, CONCORSI) con tanto di scritto e orale e che so con certezza che, alla scadenza, non verrà rinnovato, che LUI E’ PRECARIO, dire a ME, che non sono riuscita a prendere una nomina del provveditore per una supplenza annuale, pur andando, trepidante e speranzosa, a ben tre convocazioni, che LUI E’ STRESSATO, dire a ME che sicuramente dormirò per anni su un divano-letto, che, forse, LUI CI DORMIRA’ QUALCHE VOLTA, mi sembra, detto francamente, una mancanza di tatto bella e buona.
E lui non è neanche l'unico.

5 commenti:

  1. Qualche anno fa giravano come scherzo molto diffuso dei bigliettini tipo auguri di compleanno. Li aprivi e dentro c'era scritto "Buono omaggio per un vaffanculo".
    Credo che su internet si possano sempre trovare. Lo stampi e lo consegni a chi di dovere.

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  2. Assolutamente d'accordo con il consiglio che ti ha dato il nostro Perboni. Ma magari anche chiedere gentilmente al tuo amico se ci fa o ci è (stronzo)?
    Ciao e scusa l'inevitabile francesismo.

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  3. Ci ho parlato e credo, credo, forse, di avere per lo meno chiarito quale è, al momento la mia situazione psicologica, per cui sono meno attenta alle esigenze altrui perchè sono presa, più del solito, dalle mie.
    Con lui come con altri.
    Spero.

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  4. non comment.......complimenti,ho appena acquistato i buoni omaggio consigliati dal Prof. Perboni ce ne ho per tutti compresi Voi.

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  5. Elena ha detto...
    Assolutamente d'accordo con il consiglio che ti ha dato il nostro Perboni. Ma magari anche chiedere gentilmente al tuo amico se ci fa o ci è (stronzo)?
    Ciao e scusa l'inevitabile francesismo.

    In risposta, mi complimento x il francesismo utilizzato, da vera Prof, immagino che bell'esesmpio dia ai suoi alunni.


    SI VERGOGNI PROPRIO,mi permetto di inviarle un biglietto per andare a fanculo di dolo andata. mi auguro che la persona presa in causa non si dipiaccia.

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