venerdì 15 gennaio 2010

Inclinazioni naturali

Non ci sono proprio portata, io, per il lavoro impiegatizio.
Ormai è fatto acclarato.
Non tanto perché provengo da studi umanistici ed artistici o perché trovo gli uffici, specialmente quelli in cui non c’è contatto con il pubblico, francamente deprimenti, o perché amo stare all’aria aperta, oppure in un teatro (a lavorare, eh, mica ad intrattenermi), o perché, forse, in teoria, sarei un’insegnante e quindi dovrei, e dico dovrei, essere a scuola (ma vista la situazione in cui essa versa, grazie ad una certa Ministra in via di riproduzione, non so se è meglio così, tenuto anche presente che, in virtù delle “riforme” della Ministra di cui sopra, probabilmente non ci metterò mai più piede e dunque non devo piangere sul latte versato e bon.).
Non per questo, no. Ma per il fatto che sono distratta, distrattissima, al limite dell’assenza mentale.
E quindi mi dimentico quello che, per gli impiegati, in particolare nelle Pubbliche Amministrazioni, è ormai divenuto un movimento naturale ed automatico: la timbratura del cartellino.
Anzi, giacché siamo nel 2010, è più esatto parlare di badge.

Eppure la malefica macchinetta è lì, proprio all’ingresso. Sono io che non la guardo.
O meglio, quando entro, me la trovo sotto gli occhi, la vedo, la metto a fuoco, mi ricordo a cosa serve, e striscio il badge.
Quando vado via, però, è alle mie spalle. E quindi.
Sono già enneamila volte che esco, salgo in macchina, metto in moto, prendo la strada di casa, pardon di C.A.S.A., e, a qualche centinaio di metri dall’ufficio, mi ricordo di aver dimenticato di timbrare, pertanto inverto a U, ritorno verso l’ufficio, lascio un attimo l’auto di traverso davanti alla porta, e timbro l’uscita sotto lo sguardo liquido e mesto dell’usciere, che ormai non si sorprende più, con buona pace di Brunetta “Bru Bru”, che, se leggesse queste righe, inorridirebbe e griderebbe al furto dei circa cinque-sette minuti che mi occorrono per fare questa operazione (ma so per certo che non le legge. Lavora lui, mica come quei fannulloni dei pubblici impiegati!)
Ci sono poi le volte in cui, nella fretta, son lì che passo la tessera e la malefica macchinetta mi dice “errore”, ed io continuo a provare e riprovare, finché il collega XY, arrivato silente alle mie spalle, non mi fa notare che quello che tento di spacciare per badge, in realtà, è, di volta in volta, la tessera socio Coop, quella per i punti della benzina, quella della piscina, quella per lo sconto in libreria. Un paio di volte ho anche tentato di timbrare l’uscita con il bancomat. Che figura.
Appunto, non ci sono proprio portata io, per il lavoro impiegatizio. Ma tanto è a tempo determinato.

La cosa brutta è che, invece, quello che mi piace per davvero, mi tocca farlo a tempo perso.

4 commenti:

  1. Consolati, mia cara.
    Capita anche a me, vecchia insegnante (anagraficamente e di carriera), presa tra le genialate dei nostri ministri, l'apatica indifferenza degli alunni e la supponenza delle loro famiglie, di relegare al poco tempo libero le cose che davvero mi piace fare.
    E' un po' triste ammetterlo, però.
    Un abbraccio
    Nicoletta

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  2. Perché torni indietro a timbrare?
    Fallo la mattina dopo e incassa dodici ore di straordinario.
    Tanto Brunetta mica ci legge...
    (nel caso invece fosse all'ascolto: ciao Renatino!)

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  3. Pensa che forutnata che sei tu hai il "badge", ma si scrive così? iIo invece che devo firmare sul registro lo faccio una volta alla settimana ed ovviamente non ricordo gli orari, che sistema infernae quello della registrazione delle presenze, che poi diciamolo chiaro, ma a cosa serve? Ah! E'vero, serve a sapere se si è effettivamente al lavoro e non impegnati in altro. Sono perplesso, i controlli,i badge, i tornelli, le firme per i pasti e così via, tutto per quattro teste di birillo che non hanno voglia di fare nulla.
    Però dai fallo un piccolo sforzo e ricordati di timbrare ingresso e uscita, purtroppo si fa dappertutto a meno che tu non abbia una attività privata.
    Con Comprensione e condivisione
    Tito Livio

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  4. @Nicoletta: eh già. Meno male che le cose che ci piacciono riusciamo a farle, almeno un pò!

    @ProfPerboni: eh, torno indietro a timbrare perchè il mio meraviglioso contratto (part-time a 20 ore) non prevede straordinari e dunque...
    Ps: Renatino ricambia il saluto, dritto e fiero dopo la sua ultima meravigliosa proposta, quella di far uscire, a 18 anni, per legge, i ragazzi di casa (ma per cortesia...)

    @Tito Livio:sì sì si scrive badge, quello strumento diabolico che ci scandisce il tempo ed hai ragione a dire che è meglio del registro delle presenze (che nella mia breve esperienza di insegnante dimenticavo, ovviamente e puntualmente, di firmare). Comunque mi sto impegnando e penso che a breve riuscirò a ricordare di timbrare sempre. Gran difetto, la testa tra le nuvole...

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