giovedì 22 luglio 2010

Dirty Money

Eh, va che stamattina mi son tanto tranquillizzata.
Sì sì, meno male.
No, perché girava voce che i soldi per la ricostruzione (quella non ancora partita.. avete presente?) non c’erano.
Lo diceva il sindaco, che però è comunista e cattivo.
Il presidente della Regione, nonché commissario al Nulla, ops scusate, alla Ricostruzione (che, comunque, in questo contesto, son sinonimi..), che è bello, abbronzato e sorridente, ma soprattutto dello stesso Partito dell’Ammmore di chi ci governa, replicava che, invece, i soldi ci sono.
Il dis-onorevole Piccone aveva affermato, davanti al consiglio comunale riunito a Piazza Navona per protesta, che, non soltanto siamo pieni di euro fino alle orecchie, ma siamo anche una banda di incapaci, con il sindaco portabandiera, perché non li sappiamo spendere.
Non possiamo dimenticarci di SuperGuido, nostro eroe, che, venuto da queste parti per la millesima cerimonia di ringraziamento (e ci siamo anche beccati l’epiteto di ingrati!) per il suo lavoro (lavoro, appunto… e non s’è capito perché lo ringraziamo per una cosa che DOVEVA fare. Tra l’altro, sul COME l’ha fatta ci sarebbe anche da discutere) disse che i fondi ci sono ma “bisogna saperli chiedere”.

Insomma, viste tutte queste autorevolissime voci che contraddicevano quella del sindaco pessimista e disfattista, mi son detta: “Cialente avrà torto… I soldi ci sono..”
Mentre ero lì che mi cullavo con questo pensiero, mi imbatto in un articolo dal titolo: “Jovanotti scrive a Bondi. Dove sono i soldi raccolti con la canzone Domani?”
Giusto, Jova, dove sono?
Me lo chiedo insieme a te. Ti ha risposto il sublime poeta, Ministro della Cultura o lo hai preso nel momento culmine di ispirazione?

Se non ti ha risposto, non lo disturbare, perché, in compagnia di Erato, Calliope ed Euterpe, produce splendidi cammei, come questi:


A Veronica Lario in Berlusconi

Bellezza del soccorso
Sensuale ironia
Vigore dell’amore
Intrepida solitudine

A Rosa Bossi in Berlusconi

Mani dello spirito
Anima trasfusa.
Abbraccio d’amore
Madre di Dio

A Silvio

Vita assaporata
Vita preceduta
Vita inseguita
Vita amata
Vita vitale
Vita ritrovata
Vita splendente
Vita disvelata
Vita nova

…………………………………

Il giorno dopo, però, (eh, qui c’è anche più di una novità al giorno e si fa fatica a stare dietro a tutto..), si legge sui quotidiani che gli albergatori della costa (che, ancora, da quel dì del 2009 ospitano gli sfollati ed il prossimo che mi dice che Silvio ha detto che hanno fatto il miracolo e che tutti hanno una casa, lo prendo a padellate sulla faccia,) sono inferociti, perché non stanno più, da tempo, ricevendo i pagamenti per gli ospiti aquilani e li vogliono cacciar via, perché altrimenti rischiano il fallimento.
Si viene, così, a scoprire che, non solum sono terminati i fondi per la ricostruzione mai iniziata, sed etiam quelli per l’emergenza.
A questo punto, anche il lampadatissimo Commissario alla Ricostruzione è costretto ad ammettere: “I soldi non ci sono”, dando ragione al comunistaccio Sindaco, che poi è anche Vice Commissario alla Ricostruzione-che-non-c’è (come l’isola di Peter Pan)

Orka! Ed io che avevo quasi creduto alle promesse del Governo!
Che delusione…

Però, oggi mi devi ricredere di nuovo.
Eh già!
Perché i soldi ci sono!
Sì!
Egli può!

I giornali dicono che Chiodi è andato a Roma e non so neanche più quanti milioni di euro è riuscito ad ottenere, sia per pagare gli alberghi, sia per la ricostruzione.

Ora, a questo punto, secondo me:
-I soldi ci sono sempre stati, ma al Premier piace essere implorato.
-I soldi ci sono sempre stati, ma dovevano prendere alte e più fruttuose vie e non s’è potuto dirottarli.
-Cialente e gli aquilani non sanno chiedere.
-Chiodi sì.
-I soldi c’erano, ora sono finiti, ma il Premier ha giocato tutte le lotterie del mondo, vincendo ovunque.
-I soldi c’erano, ora sono finiti e questa è l’ennesima stratosferica balla colossale che ci viene propinata.

Sono aperte le scommesse.

martedì 20 luglio 2010

Non piango...

Non piango per dignità.
Non piango per orgoglio.
Non piango per decenza.
Non piango per evitare a tutti voi una scena patetica
Non piango per mancanza di forze e di energie che il caldo afoso mi toglie quotidianamente.
Non piango anche se ne avrei ben donde.

Specialmente per il fatto che sconfortanti notizie giungono dai precari-pubblici-a-tempo-determinato-con-contratto-appena-scaduto, ai quali non è stato rinnovato e quindi sono andati via, insalutati ospiti, come a noi già detto, ancor prima del buongiorno, dalla nostra responsabile, la scorsa settimana. Dunque, per la legge della similarità, anche a noi non verranno rinnovati.
Forse.
Ma non è detto.
Però adesso non si sa ancora.
Il fatto è che noi siamo pagati con i fondi di un altro settore.
Che per il momento ha liquidità disponibili.
Fino a dicembre.
Può darsi.
Diciamo che è quasi sicuro.
Quasi.
Poi è il caso di cercare altrove e di guardarsi attorno.

Cosa che io farei, anzi, faccio, con risultati assai meschini.
Come mai?
Una delle strade principali da battere con il mio titolo di studio è l’insegnamento.
Capirete bene che con la Marissstellassa al Ministero, c’è soltanto da metterci una grossa e rotonda pietra sopra.

Se, poi, non se ne fosse avuto sentore, vi dico che il nostro territorio, dopo il sisma, è al collasso economico e che l’unica cosa che si sta facendo è quella di aprire call center come se piovesse.
Premesso che io ODIO i call center sia per averci lavorato in gioventù, sia per aver visto il film “Tutta la vita davanti” , comunque, anche volessi, facendo di necessità virtù, lavorare al loro interno, dovrei superare una serie di scogli, non ultimo quello del “conoscere qualcuno per poter essere sistemato decentemente, perché funziona così e quindi…”.
Bene.
Io non conosco anima viva.
O meglio, conosco tantissima gente, ma nessuna tale da potermi “dare una mano”.

Ordunque, codesta è la situazione.
Io amo L’Aquila, con tutto il cuore, credetemi.
Ma il prossimo che mi dice: “Dobbiamo restare qui e combattere per far rinascere il territorio! Non possiamo abbandonare la città, ma dobbiamo lavorare e vivere qui!”, quando non siamo messi in condizioni di farlo, lo prendo a calci nel culo, specialmente se il medesimo è poggiato su una comoda e stabile poltrona, o su una ergonomica sedia incassata in una postazione dotata di pc e cuffiette!

giovedì 15 luglio 2010

Dimentico.

Ci sono istanti, minuti, ore, a volte persino giorni, in cui mi capita di dimenticare.
Dimenticare quello che è successo.
E’ assurdo, lo so. Ma mi succede.
Mi viene spontaneo pensare, per esempio: “Ora vado nel tale negozio”, per poi rendermi conto che quel negozio non c’è più, oppure è da un’altra parte.
Qualche giorno fa, per dire, dopo una serata con gli amici, mi è capitato di entrare un macchina e dirigermi verso casa, invece che verso C.A.S.A., e, solo alla fine, ricordare che lì non ci potevo andare.
Dimentico anche che qualche amico non c’è più.
E quindi, se passo allo chalet, mi aspetto di vedere Riccardo che beve una coca cola, ma ovviamente non c’è e mi domando dov’è.
Di Noemi, con la quale ho condiviso gli anni di università e gli studi teatrali, ho ancora il numero di cellulare, ed in testa le sue parole: “Chiamami, così vieni a vedere quel che faccio con il mio gruppo i teatro e vieni a darmi una mano!”, ed alle volte mi dico: “Devo chiamarla!”
Il cervello mi fa strani scherzi.
Oppure cerca di salvaguardare la mia integrità psicologica.
Questo ancora non mi è chiaro.

Quello che, invece, è lampante, è l’enorme caos di determine, leggi, leggine, leggiucce, moduli, moduletti, scartoffie, lacci e lacciuoli burocratici nei quali occorre districarsi per poter capire quando e come, ma io dico anche SE, riavremo le nostre case e la nostra città.
Esce un’ordinanza al giorno.
Alcune francamente assurde.
Il Comune dice che le linee guida arrivano dal Governo.
Il Governo dice che loro hanno fatto tantissimo e che ora tocca agli Enti Locali.
Il Comune dice che i soldi non ci sono.
Il Governo dice che i soldi ci sono ed il Comune non li sa amministrare.
Il Comune, insieme alla cittadinanza, manifesta
Il Governo, per mano della polizia, manganella.

Io dico che mi so rutt i ball.
Che ho bisogno di leggerezza
Che ho bisogno di allegria
Che ho bisogno di ritrovarmi
Che ho bisogno di staccare la spina.
Che ho bisogno di un altro abbraccio dei suoi.
Che vorrei non aver bisogno.

mercoledì 14 luglio 2010

Tiè!

Certo che se poi uno si sveglia, si lava, si veste, affronta il caldo tropicale (tra l’altro inusuale e destabilizzante, qui a L’Aquila, ma ormai ci aspettiamo di tutto, anche le piaghe d’Egitto), si discioglie al sole nella macchina arroventata, gira in tondo intorno alle 99 rotonde che hanno sostituito gli incroci e delle quali gli aquilani continuano a non capire le precedenze, rischiando impatti continui, supera le barriere architettoniche (cancello elettronico, porta con apertura a sensore, porta con maniglia, porta senza maniglia da aprire con le chiavi), strisciando il badge (e, prima di esso, causa costante distrazione, la tessera del supermercato, la carta d’identità elettronica ed il bancomat) un minuto dopo l’orario consentito ed entra in ufficio, già sconvolto e sudato, alle 8.31, trovando lì la responsabile di settore che gli dice: “Eh, brutte notizie… I contratti scaduti ai vostri colleghi non sono stati rinnovati, per ora, e non si sa se e quando verranno rinnovati. E comunque, buongiorno.”, ci resta veramente male.
Come ci sono rimasta io.
Perché il racconto di cui sopra è autobiografico.
Non vi avevo detto che sono precaria?
NO?
Strano… Credo proprio di averlo, se non detto apertamente, fatto velatamente intuire..

Sono precaria in P.A. e , per diventarlo, ho dovuto anche fare due concorsi.
Anzi no.
Per essere precisi, un concorso ed una procedura selettiva.
Dal 2005 oscillo tra proroghe e rinnovi.
Due anni e mezzo in un settore, poi stop al co.co.co.
Concorso per contratti a tempo determinato.
Pausa.
Anno di insegnamento (perché, mentre lavoravo ho ben pensato di sciropparmi la SSIS e poi l’abilitazione al sostegno)
Licenziata dalla scuola.
Richiamata in P.A.
Stesso settore?

NOOO! Ma scherziamo? Quel lavoro sapevo farlo ormai!
Vuoi mettere l’eccitazione e l’entusiasmo nell’imparare cose nuove?
Così si mantiene la mente giovane!
Destinata ad altro settore. Che non c’entra nulla con quello in cui sono stata, acquisendo anche una relativa professionalità.
Poi il sisma.
Ed in deroga all’emergenza, sono stati passati a tempi indeterminato cani precari e porci precari in ogni dove.
Ma non da noi.
Il mio solito culo. E quello di tutti i precari dell’Ente.

E poi, questa mattina, la bella notizia per bocca della “coordinatrice responsabile del procedimento”.
Mah.
Dico solo che, sbattendomene altamente di tutto, visto che 22 secondi sono bastati per stravolgere il mio mondo, facendomi sopravvivere, mentre a pochi metri da me, 30 persone stavano morendo, questa vita me la voglio godere, in barba ai problemi, alle ansie, alle preoccupazioni, e, dopo essere andata, a giugno, a Salerno a vedere l’”Elisir d’amore”, con un cast strepitoso e tre fantastiche amiche, a fine luglio me ne vado sulle colline riminesi a fare uno stage di teatro di una settimana, avendo come insegnanti due attori bravissimi, nonché persone straordinarie: Alessandro ed Alfredo.
Tiè!

domenica 11 luglio 2010

Sai, piccola...

"Sαi piccolα, il mondo non αndrα' proprio come tu vorrαi.
Lα tuα vitα non sαrα' mαi come il tuo film preferito. Non troverαi mαi il rαgαzzo perfetto che ti perdonα tutto, che c’è sempre per te, che non sbαgliα mαi, che ti mette αl centro del suo mondo. Non esiste. Scusα piccolα. Non voglio spαventαrti. Ti sto solo αprendo gli occhi.
Ti prego αscoltαmi. Lα tuα vitα non sαrα' un sogno. Dopo un errore non ricomincerαi. Ce ne sαrαnno αltri e αltri αncorα. Quindi, αmmortizzα le gαmbe e prepαrαti αlle cαdute, αgli schiαnti. E non piαngere. Non fαrlo mαi. Godrαnno delle tue lαcrime. Piccolα, cαmminα sempre α testα αltα.
Lα vitα è lungα per te come lo è per me. Lo è per tutti. Ti sembrerα' αncorα più lungα dαvαnti αd unα delusione e vorresti che finisse. Mα non fαrlo mαi. Non porre fine αllα tuα vitα solo per colpα di quαlche stupido ostαcolo. E αnche se ti ritroverαi dα solα, non scorαggiαrti. Fαi forzα sempre e solo su te stessα. Sαrαi tu l’unicα personα sullα quαle potrαi sempre contαre.
Piccolα, il tempo è importαnte. Ti prego non sprecαrlo mαi. E’ troppo prezioso. Come lα vitα stessα. Fα che in ogni secondo ci siα quαlcosα di te.
Piccolα un ultimo consiglio: sii felice. Sempre. Ti renderαi conto che sαrα' questα lα cosα più importαnte.
Buonα vitα."

giovedì 8 luglio 2010

Se vuoi sapere la verità..

Se un giorno dovessi dirti che
il tuo profilo, stagliato sullo sfondo
bianco e rosa della facciata della basilica
del Colle di Maggio, e le fossette sul
viso, indizi di un sorriso in divenire,
sono il mio aggancio alla vita e ad un
domani di cui fatico a vedere l’alba,
ti prego,
credimi.
Perché è la verità.
Se un giorno dovessi raccontarti
la paura, la rabbia, la malinconia,
la noia, la follia, l’amarezza, la nostalgia,
la voglia di dimenticare,
l’angoscia di essere dimenticati,
che tu racchiudi tra pianoforte
e voce, trasformando questo
groviglio di sentimenti, in un
mantello di tranquillità,
so che
capirai.
Perché è la verità.
E la verità grida dagli occhi.
Ed agli occhi ritorna.
Negli occhi la porto,
la porti.
Verità che è merce rara,
per questo ancor più preziosa.
Se vuoi saperla, la verità,
è che dal tuo abbraccio
ho preso forza,
dal tuo sguardo, serenità,
dalla tua voce, pace
dal tuo sorriso, il mio sorriso.
La verità, Matteo,
è che tu sei la meravigliosa,
inaspettata, improvvisa
magnolia
sbocciata tra
le mie macerie.

mercoledì 7 luglio 2010

Coniglio e radio

Oggi, in occasione della protesta degli aquilani a Roma, alla quale non posso partecipare per motivi di salute, sarò intervistata, grazie alla mia cara amica speaker di una radio di Matera, per parlare di L'Aquila, alle 17.20 circa.
Per chi volesse sentire la mia voce leggiadra e sensuale, l'intervista può essere ascoltata in streaming sul pc: andate sul sito www.radioradiosa.it ,cercate in homepage il riquadro INTERNET LIVE e cliccate su AUDIO E VIDEO STREAMING!

lunedì 5 luglio 2010

Il Calesse - A grande richiesta

Visto il successo di pubblico e critica riscosso dai miei post sul Calesse e le sue frasi celebri, ho deciso di rendervi edotti e partecipi di altri suoi due meravigliosi aforismi post-sisma che sono veramente da incorniciare…
Doverosa premessa: come già detto, il Calesse, ormai da tempo, ha spostato il suo domicilio, nonché la sua residenza, in un’altra città, ove è in possesso di una casa, sua dimora stabile, pur tornando a L’Aquila, piuttosto spesso, nei fine settimana, in una mansarda di sua proprietà.
Io a L’Aquila ci vivevo e ci son tornata a vivere dopo la parentesi da sfollata, in una delle C.A.S.E. del governo, della quale posso usufruire in virtù del fatto che mia madre è invalida al 100% e soprattutto visto che la mia casa, quella “vera”, è completamente inagibile e semi distrutta.
Bene.
La notte del 6 aprile è stata talmente terribile, furiosa, devastante, spaventosa, polverosa, distruttiva, luttuosa, apocalittica, scioccante, angosciante, urlante, terrificante, orrenda, catastrofica, sconvolgente, tragica, drammatica e disarmante, per non parlare dei giorni a seguire, nei quali la terra non ha smesso quasi mai di tremare, tanto che ci guardavamo intorno con stupore quando tutto era fermo, che non la dimenticheremo mai ed ancora oggi, a 15 mesi di distanza, a pensarci (perché ci penso, è ovvio..) mi viene la pelle d’oca. Non auguro a nessuno di vivere un’esperienza del genere.

Nei giorni subito dopo il terremoto, quelli in cui tutto costantemente ci tremava sotto i piedi e davanti agli occhi, il Calesse mi ha raggiunto telefonicamente (è educato e caro, si è sinceramente preoccupato e di questo gliene devo dare atto) per sapere come stavamo, dove eravamo e se avevamo bisogno di qualcosa.

Un pensiero carinissimo, è vero.
Poi, però, nell’arco della telefonata, la sua bella caduta di stile l’ha dovuta fare…
“Mi sono spaventato tantissimo! Tu pensa che ero venuto per il fine settimana a L’Aquila e sono ripartito verso le otto e mezzo. Non ho avvertito le scosse precedenti, ma solo quella, da lontano, delle 3.32 e questa cosa mi dispiace tantissimo, perché, in questo modo, non mi sento partecipe della tragedia. Il fatto che io, quella notte, non ci fossi, mi fa sentire quasi in torto e meno aquilano di chi ha vissuto ed affrontato la situazione lì” (Ma allora sei cretino sul serio! Io avrei dato un rene ed entrambe le cornee pur di non essere a L’Aquila quella notte! Hai idea di cosa è stato? No, non ce l’hai, visto che desideravi esserci! Mi cadono le braccia e la mascella! Invece di prendere un calendario e ringraziare ad uno ad uno tutti i Santi dal 1 gennaio al 31 dicembre, tu ti rammarichi! Sine verbis…)

L’altra perla mi è stata regalata come risposta al mio stitico e laconico messaggio di auguri di buon compleanno, nel giorno del suo genetliaco.
Ci tengo a precisare che, in quel periodo, io ero sulla costa, in albergo, lontano da casa e che mi alzavo tutte le mattine alle 5.00 per andare a prendere l’autobus e che ero un attimino spaesata e priva di una qualsivoglia abitazione.
Questo il suo sms di risposta: “Eh, grazie! Ormai sto invecchiando di anno in anno! Anche se, purtroppo, questo non sarà un bel compleanno, perché mi manca tantissimo la mia casetta a L’Aquila, perché per il momento non ci posso tornare…” (Per questa non ho risposte.. Sono annientata da cotanta sensibilità.)

E con questo, penso di aver detto tutto.

giovedì 1 luglio 2010

Ricapitolando..

Sono sparita per una settimana.
Dunque, ricapitolando…

Il 24 giugno il Consiglio Comunale dell’Aquila si riunisce in seduta straordinaria a Roma, con lo scopo di portare i nostri problemi nella capitale.
Il Sindaco afferma che i soldi non ci sono e che la ricostruzione è ferma .

Passa Piccone (quello, vi ricordate?, che voleva spostare il capoluogo di regione a Pescara all’indomani del terremoto) e grida: “I soldi ci sono, è il sindaco incapace di amministrarli!”

Replica il Sindaco: “Non ci sono! Mi prendo dell’incapace, ma a questo punto, se sono incapace, mi dimetto. Commissariate la città, così vediamo se il Commissario riesce a gestire meglio di me il denaro che non arriva.”

Il 25 giugno arriva SuperBertol in uno dei paesi del cratere, per essere incensato in non so quale manifestazione di ulteriore leccam.. ehm, scusate, ringraziamento e zac, dice la sua.
Che riporto, perché è veramente illuminante…
“I soldi ci sono. Bisogna solo SAPERLI CHIEDERE. Occorre SAPERLI OTTENERE.”

Quindi, secondo Bertol-io-sono-io-e-voi-non-siete-un-cazzo, gli Aquilani devono saper chiedere e saper ottenere quello che, fino a prova contraria, GLI SPETTA DI DIRITTO.
Se ci dice anche qual è il modo giusto….
Prostrati faccia a terra?
Oranti, con il capo cosparso di cenere?
Di terga e piegati a 90 gradi?
Con le foto delle C.A.S.E. tra le mani, gridando: “Miracolo! Miracolo!”?
Ce lo dica, così noi ci possiamo organizzare…

Intanto, da oggi, si torna a pagare.
Di tutto un po’. Perché la proroga che il sig. Letta dice di aver ottenuto con le unghie e con i denti, fino a dicembre, riguarda gli autonomi. E neanche tutti. Il decreto legge 78 della manovra correttiva dispone infatti una nuova proroga esclusivamente per i titolari di redditi di impresa o di lavoro autonomo con volume d'affari non superiore ai 200mila euro.
Gli altri s’attaccano. E tirano. Forte.

Per tutti questi motivi, sabato sono andata al mare, domenica a Narni, lunedì, martedì, mercoledì, insieme a fantastiche compagne di viaggio e pur restando in città, ad inseguire una delle avventure più belle della mia vita, fatta di sguardi, sorrisi, risate, foto ed una splendida, unica, incantatrice voce da ascoltare.

Perché, veramente, si arriva ad un punto di non ritorno.
Un punto in cui è tale e tanto lo squallore che ti circonda, che ci vogliono giornate così.
Belle, intense, divertentissime.
E di una persona, QUELLA, che, con un solo abbraccio, ti da la forza di andare avanti per un bel po’, nonostante tutto.