giovedì 24 giugno 2010

Nemorino

Se resto acciambellata qui,
sul letto, con il lenzuolo come tetto,
ed il caldo della notte intorno
al piccolo mio vuoto,
so che riuscirò a trattenere
questo lucido ricordo,
fatto di un sipario vellutato,
di legno da calpestare,
di quinte veleggiate dal passaggio
degli artisti, di buio pieno di occhi
attenti e luci su chi narra un mondo,
di respiri trattenuti e rilasciati,
a ritmo di un canto, il tuo,
di quella furtiva lagrima spuntata
anche tra le mie ciglia,
di palchetti pieni di anime
intonate alla tua voce,
di mani che battono l’una
sull’altra senza riuscire a fermarsi,
di quello spazio ovale, rosso scarlatto,
dall’ingresso al palco, nel quale mi
sento come dentro il film più bello,
di una bacchetta, tra le dita del Maestro,
con la quali intessi un dialogo di note
che si scrivono sul pentagramma che ho
tatuato al centro esatto del mio cuore,
di te, Nemorino, fotografato nel tuo
inchino, con le mani giunte a ringraziarci,
le labbra schiuse in quel sorriso da
stampare, gli occhi increduli e raggianti,
i ricci scomposti e stanchi,
tra Belcore e Adina,
e di me, in piedi, le braccia indolenzite
dagli applausi, sconvolta dalla gioia,
stupita di essere lì, ma soprattutto
estasiata dalla tua palpabile felicità,
che diventa, immediatamente, mia.
Se resto acciambellata qui,
sul letto, con il lenzuolo come tetto,
ed il giorno che si fa strada,
magari,
questo ricordo riprenderà consistenza,
tornando realtà.
Ed io resto qui,
ferma, zitta, acciambellata,
per non privarmi di questa
possibilità.

mercoledì 23 giugno 2010

Il limite

Che poi, alla fine, alla lunga, alla lontana, nel profondo e con il cuore in mano, ammetto di essermi rotta anche io di parlare del terremoto.
A volte immagino che qualcuno apra queste pagine, legga, ed esclami: “Ma che palle! Ancora?”
Non mi sento di dargli torto.
In effetti, capita di annoiare con l’argomento anche me stessa.
Capita, sì. Perché vorrei essere da un’altra parte.
Ma non in senso metaforico, si badi bene. Proprio in senso fisico.
Sparire da qui.
Comparire altrove.
Dove?
Mah, ancora non decido.
Anche se la zona in cima alle mie preferenze sembra essere, al momento, l’Emilia Romagna.
Per una questione affettiva.
Mi piace la gente. Mi piace tanto.

Sì, sparire da qui.
E chissà che prima o poi non ci faccia un pensierino.
No, perché, certi giorni, il limite della mia sopportazione viene ampiamente superato.
Sono diventata intollerante.
Per esempio, ho iniziato a non sopportare più neanche la vista di SuperBertol

Però, dal momento che si rischia di essere fraintesi, io non sopporto lui, come persona, non l’istituzione che rappresenta, né i volontari che sono stati con noi per lunghi mesi e che ringrazio sempre per tutto quello che hanno fatto. E spero di essere stata cristallina.

Non sopporto lui e la sua aria da “uomo della salvezza”, la sua sicumera, la sua tracotanza, la sua prepotenza.
Che devo fare?
Pure io starò sulle palle a qualcuno.
E’ umano.

Però lui sta diventando pesante.
Per dire, il 22 giugno, ieri, il nostro sindaco ha invitato i giornalisti di tutte le testate giornalistiche nazionali per far vedere loro la situazione della città. Per dimostrare, insomma, che qui non si vive una favola e che se abbiamo qualcosa da criticare (e parlo sempre degli Aquilani “diversamente grati”, perché degli altri, a questo punto e di fronte a cotanti paraocchi, me ne frego abbastanza), non siamo proprio dei poveri ingrati, pazzi, visionari, pessimisti e dalla mente fragile.
Che, insomma, qualcosa che non va c’è.

Nonostante la censura di 20.000 persone.
E subito SuperBertol lancia il suo comunicato stampa, che fa supporre una coda di paglia di incommensurabile lunghezza: “Sì, andate a L’Aquila, ma andate a vedere anche le cose meravigliose che sono state fatte in brevissimo tempo, non soltanto quello che c’è da fare..Visitate anche le new town e difendete quanto è stato fatto dal governo”

Ma che deretano in faccia che ha!
Come se, in tutti questi mesi, le C.A.S.E. e i M.U.S.P che lui ed il Premier hanno inaugurato, stirati e sorridenti, non fossero state spiattellate su tutte le reti e tutte le testate giornalistiche, fino alla nausea, riprese da ogni angolazione, erte a simbolo del “miracolo aquilano”…

martedì 22 giugno 2010

Ci son voluti loro..

Qualcuno inizia ad accorgersene.
Credo proprio di sì.

C’è voluto Francesco Totti, con le mani nei capelli a Piazza San Pietro, via Roma, Piazza San Domenico,che non ha potuto trattenersi dall’esclamare: “Ma qui è un disastro! In televisione non si vede niente di tutto ciò!”

C’è voluta Federica Pellegrini, commossa davanti alle nostre macerie, che ha detto: “Non mi aspettavo questa situazione in città… “

C’è voluta Laura Pausini, venuta per consegnare un assegno con la consistente cifra raccolta grazie al concerto di “Amiche per l’Abruzzo”, che si è guardata intorno spaesata, stupita, a tratti anche raccapricciata, dicendo: “Sembra di essere in guerra.. L’Aquila è a pezzi.. Il centro storico è disabitato, straziato, devastato. Bisogna venire e vedere con i propri occhi, per rendersene conto!”

C’è voluta Ivana Spagna, sensibilissima, emozionata e piangente, che, in un solo pomeriggio passato qui, ha osservato con attenzione, scrutato piccoli particolari, dialogato con i cittadini ed ha capito.. Ha captato la nostra forza ed i nostri timori e gli ha dato voce: “La città è morta e silenziosa. Venire qui stringe il cuore. Non ci sono rumori, tutto è abbandonato. Ci sono solo due cani che cercano affetto da chiunque gli si avvicina. Anche a loro manca la vita nel centro storico. Gli Aquilani sono provati, ma fortissimi. La loro paura non è quella di altri terremoti, ma di venire lasciati soli.”

C’è voluta Fiordaliso, stecchita dal freddo, ma con tanto calore nella voce, che ha quasi gridato: “Questa gente è tostissima! Però vive in una città straniante.. Buio, silenzio, militari che presidiano il centro storico. Come nelle zone di guerra. Ma loro vogliono resistere, restare e far rinascere questi luoghi. Ci vorranno anni, ma non possono essere lasciati soli!”

Qualcuno inizia ad accorgersene, finalmente.
Che il miracolo non c’è.
Ed anche a “Matrix”, ieri sera, non hanno potuto evitare di mandare in onda le immagini della nostra bellissima L’Aquila lacerata, vuota, triste, imbacuccata nelle imbracature, stretta nelle fasciature, piegata su se stessa, a 14 mesi dal sisma.
Anche a “Matrix” hanno dovuto arrendersi all’evidenza e mostrare quello che c’è qui.

Una nota stridente, però, c’è stata.
Gianna Nannini, in studio, verace e sincera, ha buttato lì una bella domanda: “Scusate, ma come mai i 20.000 Aquilani che hanno protestato e manifestato mercoledì scorso sono stati censurati dall’informazione nazionale? Soltanto sulla rete internet si sono visti video e sono stati pubblicati dettagliati articoli…”
Bella domanda davvero, Gianna.
Ce lo siamo chiesto in 20.000.
E non abbiamo avuto risposta.
E neanche tu, visto che Alessio Vinci ti ha zittito in un attimo.

Interessante trasmissione, ieri.
Però…. Come si dice…
“Domandare è lecito, rispondere è cortesia..”
Il sig. Vinci non è stato cortese..
Anzi, me lo hai fatto innervosire…

giovedì 17 giugno 2010

I 20.000 invisibili

Un serpentone di quasi 20.000 persone, i gonfaloni di 20 comuni del cratere, rappresentanti delle autorità civili e religiose, intere categorie di lavoratori, autonomi e dipendenti, giovani, vecchi, bambini, uomini, donne, anche cani al guinzaglio, striscioni, cartelli, vuvuzelas, fischietti, megafoni, slogan, attraverso la città fantasma per chi ci vive e la città- miracolo per chi non ci vive e crede ancora alle favole dell’informazione..

Quasi 20.000 cittadini di ogni estrazione sociale e politica, senza bandiere di partito, uniti sotto quelle nero-verdi della città, hanno rivendicato quelli che sono dei sacrosanti diritti ed hanno chiesto di essere ascoltati, di non essere lasciati soli a morire, da un governo che sembra far cadere dall’alto, come una magnanima elemosina, ogni piccola proroga, ogni minimo decreto.

Quasi 20.000 individui, uniti, stretti nel dolore e nella rabbia.
Di questi, 5.000 hanno occupato e bloccato l’autostrada per un paio di ore.

Nei telegiornali della sera:

TG1: “E adesso un servizio sugli effetti collaterali degli interventi estetici”

TG2: “C’era un po’ di gente in una città del centro Italia che protestava. Passiamo ad elencare i benefici della Nutella”

TG5: “Pare che a L’Aquila, questo pomeriggio fosse in corso una protesta. Proseguiamo con l’intervista al medico di Buffon che ci illuminerà sulla salute fisica del portiere della Nazionale”.

Cancellati.
20.000 Aquilani cancellati. Trasparenti. Resi invisibili.

Di noi hanno parlato, in maniera più approfondita, soltanto il TG3, il Tg su La7 e il Tg di Sky.

Dite al Premier che non si affanni tanto intorno ad una legge sull’informazione.
I giornalisti sono quasi tutti già imbavagliati.

mercoledì 16 giugno 2010

Coniglio diversamente grato

Non credo si possa spiegare, credo sia difficile da capire. Non penso si possa immaginare, penso sia ardua da rendere a parole.
Cosa? La nostra situazione.
Non di tutti gli Aquilani, perché anche qui c’è chi ringrazia prono per ogni sciocco contentino che ci viene elargito come fosse un regalo celeste.
La nostra situazione. Quella degli Aquilani “diversamente grati”, che ringraziano i volontari per la loro disponibilità, gli albergatori della costa per l’ospitalità, l’Italia intera che ci ha sostenuto e ci continua a sostenere, i Vigili del Fuoco, gli operai che lavorano dentro e fuori il progetto C.A.S.E. e tutti coloro che, a vario titolo e con i mezzi a loro disposizione, hanno cercato di portare aiuto al capezzale di una città con un piede nella fossa, ringraziano, sì, ma, allo stesso tempo, riescono a restare abbastanza lucidi da riuscire ancora ad esercitare un minimo di senso critico.
Perché non è umanamente possibile, da cittadini di questo luogo semi-fantasma, non accorgersi di alcune macroscopiche assurdità.
Non ultima, quella relativa alla restituzione delle tasse.
Allora, visto che questo governo parla di miracolo, paragonando i conteiner dell’Umbria con queste C.A.S.E., lodandosi ed imbrodandosi ogni volta che ne ha l’occasione, perché non dice anche, già che c’è, che è l’UNICA cosa che ha fatto? Eh, mica è fesso, il governo!
Io, però, non faccio riferimento al colore politico, sia chiaro, né al fatto che il premier è proprio questo pagliaccio asfaltato e non un altro (pagliaccio). Senza offesa per i pagliacci.
Sono democratica ed equa: sarei arrabbiata con chiunque ci fosse stato alla Presidenza del Consiglio, di qualunque schieramento, sotto qualunque bandiera e si fosse comportato in questo modo nei nostri confronti.
Dunque parla di miracolo, dicevo. Però non dice che in Umbria c’erano, sì, gli ormai tristemente noti conteiner, ma che, per la ricostruzione, venne istituita una tassa di scopo (per noi questo graditissimo aiuto economico non è stato neanche preso in considerazione così, pour parler…) ed i terremotati stanno restituendo ADESSO, dopo 12 anni, le tasse del 1997, per il 40% del loro valore...
Per noi no. Restituzione del 100%. Prima a partire da gennaio 2010. Poi dal 1 luglio 2010. Poi, che curiosa, curiosissima, coincidenza, alla vigilia della manifestazione di protesta organizzata per questo pomeriggio, ti arriva fresca fresca un’altra proroga fino al 1 gennaio 2011, della quale quel viscido abruzzese di Letta, insieme a Chiodi, degno compagno di merende, si vanta come di una conquista epocale
Quando è, palesemente, l’ennesima presa per il culo.
E c’è chi ringrazia e dice: “Vedi? Hanno prorogato” (Ah, meno male, a gennaio saremo tutti ricchi e felici e potremo pagare senza alcun problema!)
E c’è chi ti dice: “Se c’erano quegli altri, al governo, allora sì che ce la saremmo vista brutta!” (Eh, certo, perché stiamo parlando di indiani e cowboy, guardie e ladri, buoni e cattivi..)
E c’è chi ti dice: “Preferivate i conteiner?” (Guarda, a questo punto dico sì, così la finiscono di sfilacciare gli zebedei con questa storia trita e ritrita!)

E sono Aquilani.
Ho bisogno di un fegato nuovo.
Di un lavaggio del sangue.
Di un baule di gastro-protettori
Di una vagonata di calmanti.
Di un bravo psicologo.
Di una vita degna di questo nome.
Perché questa non lo è più.

martedì 15 giugno 2010

Davanti a te

Le avevo puntellate, fasciate, costrette
tutte intorno all’anima, con metodo,
precisione ed accuratezza, quelle emozioni
irripetibili ed intense, perché non dovevano,
pur se bellissime, tracimare all’interno e
smascherare la disperata allegria della mia facciata.
Le avevo ingabbiate, con sbarre di faticosa freddezza
e finto distacco, giocando a nascondino con i miei
sorrisi veri. Che sono contati. E quasi tutti dedicati
a te, Matteo.
Le avevo puntellate, fasciate, costrette,
tutte intorno al cuore, quelle emozioni,
per paura della felicità,
temendo che, insieme ad essa, potessero
entrare anche le macerie della vita,
dentro di me, oltre quelle che vedo ogni giorno.
Ma, davanti a te, non ce l’ho fatta.
E, nel guardarti negli occhi,
nel sentirti ascoltarmi mentre ti parlavo,
nel sorridere a te che sorridevi,
tutti i giunti hanno ceduto
ed i puntelli son caduti giù,
per te, Matteo,
lasciando scoperti cuore ed anima,
che sono stati travolti
da quelle emozioni irripetibili ed intense
che mi ostinavo a lasciar fuori, e con esse
gioia e felicità ad abbracciare il mio mondo.
Non importa se, ora che non ho più puntelli
interiori, entreranno anche simboliche macerie.
Non fa nulla, Matteo.
E’ più importante emozionarmi con te.

venerdì 11 giugno 2010

La perla e il pirla

Potrei parlare di come la “zona franca urbana”, data per certa sotto elezioni provinciali dal centro-destra e che tanto avrebbe aiutano l’economia della nostra città e dei comuni del cratere a risollevarsi, sia stata tramutata, complice Giulio con la sua manovra finanziaria, in “zona a burocrazia zero”, con la quale, per dirla con eleganza, ci puliamo quell’orofizio che è volgare nominare, ma non voglio farmi amaro quel poco di sangue pulito che mi resta.

Ed anche perché, in tutta franchezza, ho una meravigliosa perla dell’Avvocato, buttata lì, con nonchalance, nell’ultima riunione condominiale della lunga e tediosa serie…
Premesso che va presentato in Comune, per tutti i palazzi privati, ed in particolare per quelli più danneggiati, i famosi edifici E, il progetto di ristrutturazione e quello, ove necessario, di demolizione e ricostruzione ex novo, in modo che lo Stato possa decidere, sulla base di prove e di confronti costi-lavoro, quale dei due adottare, premesso che il nostro palazzo sta come sta e già l’ho descritto in altri post, lui si alza in piedi, chiede la parola e:

“Scusate, ma io non capisco tutte queste complicazioni.. Tra l’altro, il mio appartamento non ha subito assolutamente nessun danno. Se si riparano le due rampe di scale per accedervi, io ci torno a vivere tranquillamente anche subito!”

Affermazione da far cadere dalle sedie noi, l’amministratore e soprattutto lo staff tecnico, emotivamente, psicologicamente e fisicamente provato da queste riunioni…


Comunque, per i più curiosi, riporto uno stralcio di un comunicato stampa dell’On. Lolli che spiega, in parole povere, in cosa consiste la “zona a burocrazia zero”:
“L’articolo 43 della manovra finanziaria in discussione al Senato prevede il totale snaturamento della Zona Franca Urbana. Cambia il nome e conseguentemente lo scopo della norma, non più Zona Franca ma zona “a burocrazia zero”. Non ci sono più sgravi fiscali e sgravi contributivi per 5 anni, come era previsto dalla legge voluta da Romano Prodi, ma solo un iter facilitato dal punto di vista procedurale per chi vuole aprire una nuova attività. La norma precisa che le risorse stanziate, nel caso de l’Aquila 45 milioni di euro in tutto, sono nelle disponibilità del Sindaco per elargirle ad eventuali aperture di nuove attività .Quindi, per capirci, non si prevede più un vantaggio fiscale automatico per più anni ma un aiuto discrezionale nelle competenze del Sindaco fino ad esaurimento dei 45 milioni di euro stanziati.”

martedì 8 giugno 2010

Non è una barzelletta..

'Ho detto alla Protezione Civile di non andare per ora in Abruzzo: così il premier, Silvio Berlusconi, dopo l'accusa di mancato allarme per il rischio terremoto avanzato nei confronti della Protezione Civile da parte della magistratura abruzzese. "E questo perchè - ha chiarito Berlusconi intervenendo alla Federalberghi - potrebbe avvenire che se uno ha qualche familiare che è morto sotto le macerie ed ha una mente fragile magari gli può venire in mente di sparare".
http://ilcentro.gelocal.it/laquila/cronaca/2010/06/08/news/sisma-berlusconi-dopo-le-accuse-niente-protezione-civile-in-abruzzo-2070260

Solo alcune considerazioni sparse:
- Se non fosse una tragedia, mi scapperebbe anche da ridere
- Per chi ci ha preso? Per giustizieri solitari incapaci di discernere il bene dal male e di intendere e volere?
- Quest'uomo non sa parlare la sua lingua materna e natia.
- Quest'uomo non può parlare correttamente nella sua lingia materna e natia perchè non sa davvero più cosa dire.
- Mi pare che queste affermazioni suonino come un ricatto e neanche tanto velato.
- Quest'uomo tratta la Protezione Civile come fosse cosa sua e temo che ciò non sia lontano dalla realtà.
- Quest'uomo ha visto troppo spaghetti-western, nei quali la gente spara di qua e di là
- L'unico che spara è lui: cazzate.

domenica 6 giugno 2010

Corso Vittorio Emanuele

Ci son voluti 14 mesi.
Son tanti, eh…
Però, oggi, dopo tutto questo tempo, sono arrivata alla Fontana Luminosa ed ho trovato aperte quelle transenne che da tanto, tantissimo tempo, mi dividevano dal Corso.
Corso Vittorio Emanuele.
Sono Felice.
Ma anche no.

Sono felice
Perché torniamo proprietari di un altro piccolo pezzo di città, ci riappropriamo di uno stralcio di cuore del centro storico, quello dove si passeggiava, ci si incontrava, si chiacchierava, si animava il commercio dei numerosi negozi che si affacciavano sulla strada, si guardavano le vetrine.
Ma anche no.
Perché questo angolo di mondo aquilano che torna ad essere percorso, quasi in nulla ricorda quello che era stato. Dei palazzi storici che lo fiancheggiano, non si vede che una piccola parte. Quello che salta agli occhi è in groviglio di ferri e legno che li aiutano a tenersi su e vetrine vuote, tristi ed abbandonate.

Sono felice.
Perché tanta gente passeggiava nel sole, sorrideva, tornava ad incontrarsi.
Ma anche no.
Perché, nonostante la folla, la città non aveva i suoi rumori e restava muta davanti ai suoi cittadini.

Non so spiegare questa strana sensazione.
Quel silenzio, nonostante il cicaleccio delle persone.
Quella porzione di città, storta e penzolante, come salice piangente di mattoni, su persone contente di essere di nuovo lì.

In quella passeggiata al sole, in quei saluti squillanti, in quei sorrisi, in quegli intrecci di guinzagli di cani scodinzolanti, ho sentito, ugualmente, forte e chiara, una nota stonata.
Poi ho capito.
Erano lacrime. Le mie.

giovedì 3 giugno 2010

Come il cinese sulla riva del fiume..

Finalmente.
No, sul serio, finalmente!
E’ da poco arrivata una notizia che Fede, Minzolin e il tg5 si guarderanno bene dal divulgare.
Va a finire che il cinese che si mette sulla rive del fiume ad aspettare il nemico, ha ragione.
S’è aspettato per oltre un anno..
Ed ora…

“Sono sette gli avvisi di garanzia che la procura dell’Aquila ha indirizzato ad alcuni membri della Commissione Grandi Rischi che si riunì il 31 marzo 2009 “con l’obiettivo di fornire ai cittadini abruzzesi tutte le informazioni disponibili alla comunità scientifica sull’attività sismica” delle settimane precedenti. Al termine della riunione, convocata dallo stesso Bertolaso, non fu dato nessun allarme. Anzi la popolazione abruzzese fu rassicurata (“La comunità scientifica conferma che non c'è pericolo” fu annunciato in conferenza stampa). Poi, sei giorni dopo, il terremoto che ha devastato L’Aquila.”

Ricordate? La famosa commissione “Grandi rischi” che ci tranquillizzò tutti, affermando con sicumera che la possibilità di un evento catastrofico era assolutamente da non prendere in considerazione.
Eh, certo, i terremoti non si possono prevedere… Ci è stato detto in tutte le lingue del mondo.
Bene. Ma no si possono neanche escludere.
Dunque?
Andavano date indicazioni, andava messa in allerta la popolazione.
Forse le 308 vittime ci sarebbero state ugualmente.
Forse no.
Forse qualcuna in meno.
Anche fosse stata una sola, ma tutto il possibile andava fatto.
E invece ci fu detto: “State tranquilli nelle vostre case e bevete una bottiglia di Montepulciano D’Abruzzo”

“Gli indagati sono Franco Barberi (presidente vicario della commissione nazionale per la prevenzione e previsione dei grandi rischi e ordinario di vulcanologia all’universita’ Roma Tre), Bernardo De Bernardinis (vie capo settore tecnico operativo del dipartimento nazionale di Protezione civile), Enzo Boschi (presidente dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia e ordinario di fisica terrestre presso l’universita’ di Bologna), Giulio Selvaggi (direttore del centro nazionale terremoti), Gian Michele Calvi (direttore della fondazione ‘Eucentre’), Claudio Eva (ordinario di fisica terrestre presso l’universita’ di Genova) e Mauro Dolce (direttore dell’ufficio Rischio sismico del dipartimento di Protezione civile e ordinnario di tecnica delle costruzioni presso l’universita’ Federico II di Napoli).”
E sono indagati per omicidio colposo.

Che dire?
Certo, i nostri 308 amici non torneranno da noi, ma adesso, un bel bicchiere di Montepulciano me lo bevo volentieri.
Alla faccia loro.
E sperando che non si concluda tutto con un “nulla di fatto”
Siamo pur sempre in Italia…

mercoledì 2 giugno 2010

A casa

Ancora trema, seppur piano, questa
mia terra illogica e speciale;
qualcosa che era in bilico cade
ed io lo perdo.
E si smarrisce insieme a ciò che
già non ho più.
Mi aggrappo al tuo sorriso ed ai tuoi
occhi incantati che chiudono l’universo.
Ancora traballa, senza un punto fermo,
la mia mente spaventata, spalancata
su un futuro che non le somiglia più.
E non riesco ad immaginarne
uno alternativo da sognare per
riuscire a vivere.
Mi inchiodo a quel tuo gesto, quello,
quando con la mano sposti via i capelli.
Se non si ferma, questo piccolo
mondo intorno a me,
devo muovermi anche io e
correre via, verso il meglio,
verso il possibile, verso lo spiraglio
da cui passa la luce e l’ossigeno,
verso te e quel teatro che ti accoglie,
respirare tra le tue braccia chiuse
intorno a me e tra le tavole del palco,
le scene, i costumi, la musica,
la voce, il buio, la luce.
Infine piangere, nel sentirmi finalmente
a casa,
adesso, Matteo, che
una casa
non ce l’ho.